Eluana: un caso di coscienza o conflitto politico? 'Scritto poco prima della sua morte'

Il momento che il Paese affronta è molto delicato, lo scontro che in questi giorni si avverte non è il solito scontro tra opposizione e maggioranza, o chiesa e impero come accadde nel XII secolo, con i Guelfi e i Ghibellini.

La posizione rigida di ambe gli schieramenti fermi sulle loro intransigenti posizioni, partono tutto dalla umana vicenda di una giovane ragazza che vive in stato comatoso da ben 17 anni.

Eluana anche se è allo stato vegetativo è una persona “viva”, e ciò rimette in discussioni posizioni sopite mai risolte, anche se biologicamente il confine tra la vita e la morte è chiaro, ancora non è metabolizzato dal Paese altresì non si comprendono gli scontri aspri tra poteri dello Stato. Quale sono gli spazi di manovra di un Governo e fin dove può spingersi? Può un Parlamento prendere decisioni in modo autonomo e pretendere l’intervento del Presidente della Repubblica anche se non rientra nelle sue competenze? Il Paese con la Repubblica si è dotato di una Costituzione che è il cardine stesso del funzionamento dello Stato e non ammette interpretazioni.

Lo scontro si è spostato oltre il Tevere, anche il Vaticano è entrato nel dibattito di questi giorni.

Questo ci pone davanti degli interrogativi,

a chi spetta, la decisione finale?

Al padre di Eluana che vive da 17 anni la drammaticità dell’evento?

Alla clinica che la ospita per l’ultimo viaggio o al legislatore?

Ora però che la patata è passata nelle mani della Cassazione, ci sarà un magistrato disponibile a mettere fine a questa triste vicenda?

Come si può rispettare la volontà di una persona che intenda rifiutare cure non volute, se non è nelle condizioni di deciderlo?

Quanto vale la testimonianza del medico curante, degli amici, dei genitori che la paziente si sarebbe espressa in tal senso in periodi antecedenti il trauma?

In un paese civile pur concedendo il beneficio della buona fede, non può bastare per un responso così delicato che tocca le coscienze umane. E’ necessario che la scienza ci fornisca dei criteri di valutazione, è in gioco la vita di un essere umano. In questo quello che manca è una legislazione.

Ora il problema è più complesso come può il legislatore promulgare una legge che affronti problemi cosi forti che toccano le coscienze? Come possiamo accettare che problemi di tale complessità che toccano le coscienze di ognuno possano essere risolte dagli schieramenti politici? In questi giorni abbiamo visto lievitare uno movimento trasversale che sta instaurandosi nel Parlamento.

Le prime percezioni le abbiamo ascoltate tutti: - il cattolico presidente della Camera, Gianfranco Fini, s’è schierato col fronte laico, mentre il cattolico dell’opposizione Pierferdinando Casini si è posto a favore del decreto-legge emanato dal governo e bocciato dal Quirinale.

In un paese democratico è giusto che ci sia contrapposizione di vedute.

Il problema non può dividere il Paese tra destra e sinistra, tra clericali e anti clericali, tra partito della “vita” e partito della “morte”, se però i toni non si abbassano il rischio è quello di un braccio di ferro che allontana dal vero problema di questi giorni.

I messaggi duri tra Berlusconi e Napolitano trasmettono questo clima avvelenato, in questo momento la polemica non giova nè al caso e neppure alla stesura di un provvedimento legislativo. La vicenda mette in chiaro un vuoto legislativo e manifesta quanto siano importanti due aspetti primari che devono muoversi in simbiosi - poter legiferare e in tempi stretti e in armonia con tutti gruppi politici e soprattutto con le alte cariche dello Stato.

Solo così non assisteremo più a questo squallore di questi giorni.

*Segretario Organizzativo Nazionale

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