SALUTE e MEDICINA
Comunicato Stampa

Dislessia: conoscenze parziali e diagnosi lente tra i medici delle cure primarie. Risultati del sondaggio CGM Health Monitor

10/07/14

Scarsa formazione, incertezze e ritardi nell’individuazione dei disturbi dell’apprendimento, dove a guidare il medico è più che altro l’esperienza. Ancora inadeguato il raccordo con i servizi di neuropsichiatria infantile. E’ quanto vien fuori dall’ultima indagine CGM HEALTH MONITOR di CompuGroup Medical Italia in collaborazione con il Sole24Ore Sanità.

a dislessia e in generale l’insieme dei disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) è un argomento di cui si parla sempre più con attenzione da parte di famiglie, educatori e medici. Nei camici bianchi prevale però una scarsissima formazione e conoscenze parziali e spesso errate. All’interno della medicina di base però l’anello debole a questo riguardo sembra essere la medicina generale, mentre i pediatri nella quasi totalità si sentono abbastanza attrezzati per poter indirizzare correttamente i propri pazienti verso un percorso specialistico. E’ questo in sintesi il quadro che vien fuori dall’indagine online realizzata da CompuGroup Medical Italia con il programma CGM Health Monitor in collaborazione con Il Sole-24Ore Sanità.

Pur se si tratta di un disturbo a esordio in età infantile e quindi di pertinenza prevalentemente pediatrica, si verificano sempre più frequentemente riconoscimenti diagnostici di DSA nel corso della pre-adolescenza, adolescenza e prima età adulta, coinvolgendo quindi anche i medici di medicina generale.
La quasi totalità del campione dichiara di non aver ricevuto formazione adeguata nell’ambito della formazione universitaria ma se quasi tutti i Mmg non ha ritenuto necessario ovviare a questa mancanza con dei corsi di aggiornamento, il 75% dei Pdf dichiara invece di aver seguito almeno un corso sul tema.
Nel complesso appena la metà degli 866 medici (538 Mmg e 328 Pdf), che hanno partecipato all’indagine nel periodo 5-10 giugno 2014, dimostra di conoscere in maniera sufficiente i disturbi specifici dell’apprendimento. L’altra metà del campione quindi evidenzia una scarsa capacità diagnostica che rischia di fuorviare la presa in carico del disturbo o di intervenire in ritardo, con segnalazioni lente ai servizi di neuropsichiatria infantile; ciò può creare un collo di bottiglia per l’accesso ai servizi da parte del paziente.

La dottoressa Roberta Penge - neuropsichiatra infantile del dipartimento di Pediatria e Neuropsichiatria infantile dell’Università La Sapienza di Roma -, così sintetizza il commento ai risultati di questa indagine: “Appare necessario agire nei confronti delle Università e degli Ordini Professionali affinché vengano attivati corsi di formazione scientificamente validi che tengano conto delle necessità cliniche dei medici di base, fornendo loro strumenti concreti per sospettare, monitorare ed inviare in modo tempestivo, ma senza eccessivi allarmismi, i loro pazienti a una visita neuropsichiatrica infantile, nonché poter verificare, assieme a loro, l’adeguatezza del percorso diagnostico e terapeutico intrapreso.”

Il dettaglio di tutte le risposte all’indagine è consultabile nella sezione Health Monitor del sito corporate di CGM, all’indirizzo www.cgm.com/it.



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