SALUTE e MEDICINA
Comunicato Stampa

E' tempo di miracoli. Un abbraccio per un mondo migliore: "che tutti siano uno"

24/03/20

Uno scritto-riflessione dell'umbro Francesco Micci liberamente pubblicabile

Un visitatore inatteso! Ma chi è? A chi assomiglia?

Non ha bussato alla porta, non ci ha fatto uno squillo di telefono, non ha postato una storia su Instagram o sul suo profilo Facebook… non si è fatto un selfie o un video e ce lo ha inviato su youtube, per avvertirci del suo arrivo.
E’ un tipo particolare, ama viaggiare in prima classe, in taxi e ancora di più in pullman o in metro, può arrivare in qualsiasi momento, non ama essere annunciato.
Si avvicina con una stretta di mano, con una parola pronunciata o sussurrata all’orecchio, con un abbraccio o un bacio di amicizia o di amore.
E’ estroverso e curioso, non si accontenta di conoscere poche persone , di rimanere in una cerchia ristretta, di avere rapporti intimi e discreti, ne vuole conoscere tante e fino in fondo, vuole ascoltare il battito del nostro cuore e il profondo sussurro del nostro respiro.
E’ infaticabile, sempre in movimento, vuole correre, vuole incidere sulla realtà in modo veloce e sfrenato.
E’ entusiasta, ama la vita e la vuole vivere intensamente, passare da un’esperienza all’altra, da una persona all’altra senza sosta, vuole viaggiare e scoprire il mondo fino agli angoli più reconditi, vuole vivere al di la di ciò che accade intorno a lui, di ciò che lascia dietro di se, vuole vivere a dispetto della morte.
E’ tollerante e imparziale, non fa distinzioni di provenienza, di colore della pelle , di sesso, di età, di convinzioni personali, politiche e ideologiche, di classi sociale, non distingue tra ricchi e poveri.
È dissacratore, è indifferente alle religioni, ai credo, alle nostre certezze, alle nostre preghiere, ai nostri riti funerari.
E’ opportunista, approfitta delle debolezze altrui, delle persone più fragili per avanzare, si ritira difronte ai forti.
E’ temerario, non ha paura del nuovo, dell’ignoto, di luoghi sconosciuti, del giorno o della notte, è ovunque, può vivere in più luoghi allo stesso tempo, può morire da una parte e rinascere da un’altra, essere sconfitto e risorgere.
E’ invadente, entra non solo nel nostro corpo, ma anche nei nostri pensieri, nei nostri sogni, nelle nostre angosce, non ci lascia mai soli.
E’ eccentrico ed imprevedibile, decide se essere estroso e aggressivo o discreto e sopportabile, di distruggere o di non farsi addirittura, né sentire né vedere.
È irriverente, deride il nostro sapone, i nostri guanti, la nostra amuchina, tenta di aggirarli in tutti i modi , di farsi gioco di loro, di penetrare nelle nostre mascherine per svelare il nostro viso.
E’ un libertino, non disdegna nessun contatto, che sia l’amore fraterno, coniugale, omosessuale o clandestino.
E’ poliglotta, non parla le nostre singole lingue ma le comprende tutte, e si fa capire bene, parla un linguaggio terribilmente universale che tutti comprendiamo.
E’ molto flessibile, si adatta a tutto, può sostare, anche a lungo, senza disagio sul corpo, su tutti i tipi di materiali, sul cibo, sui vestiti, è di facili abitudini.
E’ un grande comunicatore, buca lo schermo, parla a corpo e mente, attira l’attenzione, colma i nostri spazi virtuali e reali , siamo ciò che pensiamo e non pensiamo che a lui.
E’ decisamente social, popola la rete con milioni di video, di visual, tutti lo conoscono, oggi forse più di qualsiasi altro, il suo nome è il più digitato, ha fatto in pochi giorni quello che i migliori hanno fatto in anni, è una vera star.
E’ anche molto sociale, ama i gruppi, si sente a suo agio ai concerti, allo stadio, alle fiere, si muove con disinvoltura nelle folle, nel caos, non soffre di claustrofobia.
E’ antieuropeista, sta bloccando le regole e gli accordi europei, smantellando Schengen e la libera circolazione, sgretolando i principi di solidarietà e mutuo aiuto su cui si basa l’Europa, come nessun partito antieuropeista sia mai riuscito a fare.
E’ anticapistalista, brucia incurante ogni giorno miliardi in tutte le borse del mondo, fa chiudere le imprese, fa abbassare il prezzo del petrolio e perfino dell’oro.
E’ antistituzionalista, non ha rispetto e riverenza per le istituzione e il potere, si diverte a mettere in difficoltà i governi di tutto il mondo, spaventa i potenti e li smentisce, li disorienta, li rende contradditori e ridicoli.
E’ antidemocratico, mette in conflitto i diritti costituzionali, azzera le tutele, le libertà, i principi democratici, li fa saltare in suo nome uno dietro l’altro come semplici birilli.
E’ un leader, ha potere, sa allo stesso tempo coinvolgere, influenzare, suscitare e dirigere i sentimenti, ma anche disorientare, portare al panico o all’eroismo e al martirio.

Che cosa ci vuole dire?

Siamo attoniti e confusi, amorfi, annoiati, stiamo subendo ciò che succede , siamo sospesi, non riusciamo ne a fare ne a pensare, stiamo scorrendo passivi sopra alle nostre giornate diventate improvvisamente insensate, alla ricerca di qualcosa da fare.
Siamo fragili, la sopravvivenza è diventata il nostro primo pensiero, siamo come un animale braccato, ci dobbiamo nascondere, evitare in tutti i modi di incontrare il “cacciatore”.
Tentiamo di confinarlo, di creare intorno a noi un alone di protezione, un’aurea benefica che ci salvi, che ci eviti questo terribile incontro, che non desideriamo e pur tanto non possiamo con certezza evitare.
Tentiamo di minimizzarlo, di imbonirlo, diciamo che è come una “normale influenza” che ogni anno passa inosservata con le sue fisiologiche vittime, che siamo noi ad averlo fatto diventare importante, che tanti anni fa, senza l’aiuto dei media, non sarebbe stato nessuno.
Lo demonizziamo, diciamo che è una guerra, anzi, che è peggio di una guerra perché non si vede e non si sa da dove arriva, non ti puoi difendere, ma in verità la guerra, molti di noi, non l’hanno mai vissuta e non sanno cosa sia.
Lo malediciamo perché ci ha posto agli “arresti domiciliari”, ci blocca nelle nostre case, che non percepiamo come accoglienti alcove ma come strette prigioni. Non possiamo “goderci la vita” e decidere cosa fare, non possiamo uscire e tantomeno viaggiare, non possiamo mangiare una pizza e bere una birra, non possiamo incontrare un amico o andare a ballare, non possiamo andare ad un concerto o al teatro, non possiamo fare una passeggiata o correre nel parco, non possiamo “per fortuna” andare a scuola o al lavoro, non possiamo andare al bar, al supermercato o a fare shopping o dall’amata parrucchiera o dalla nostra amica estetista, non possiamo andare alla partita di calcio! Non possiamo fare tutto quello che eravamo abituati a fare, che riempiva in modo inesorabile e ripetitivo la nostra vita.
Siamo on line senza sosta ad ascoltare le ultime news per non sentire il rintocco insostenibile dei minuti che passano. Siamo ormai parte dell’informazione, siamo l’informazione stessa, che ha il potere di modificare in un attimo i nostri sentimenti e la nostra visione, di affossarci o di darci speranza.
L’altro è per noi una minaccia, ci può contaminare, è portatore qualcosa di terribile, lo dobbiamo evitare, tenere assolutamente a distanza.
Siamo soli, lontani dalle persone che amiamo, che non possiamo incontrare, siamo soli anche nella stessa casa, in famiglia, dove siamo obbligati in modo insolito a sostare, a condividere. La paura spesso ci divide e non ci unisce.
Non possiamo esercitare i nostri diritti e le nostre libertà, fatichiamo a capire il valore della rinuncia, il divieto che ci indigna. Ogni giorno, in ogni angolo di mondo, anche nel nostro, ci sono in fondo libertà calpestate, diritti inascoltati, rinunce ingiuste, divieti imposti ma ciò è tollerabile , perché non mi riguarda oggi!
La morte ci accompagna, l’ultimo tabù dei nostri secoli è entrato senza bussare far parte del nostro quotidiano. Muoiono i nostri cari o i nostri vicini e alle 18, ogni giorno, in tempo reale, scorrono i numeri inesorabili della conta dei morti della giornata, numeri che ripetiamo spaventati a chi ci sta vicino, che ci rimbombano dentro come monito impietoso, che non fa distinzioni: potremmo esserci anche noi domani. Si muore ogni giorno in mille forme, si muore di fame da sempre nei villaggi dimenticati, si muore nei barconi in mezzo al mare, si muore di incidente, si muore negli ospedali silenziosi, ma questo è routine, è una sofferenza “tollerabile”, fa parte del gioco, riguarda in fondo me ma “l’altro” fino a quando non tocca a me, è lontano abbastanza da non farmi paura . E’ “normale”, perché non mi riguarda oggi!

Non tornerà tutto come prima!

Abbiamo bisogno di dare un senso a questi giorni, fino alla sua partenza, perché in realtà non sappiamo niente, non sappiamo quando se ne andrà, se se ne andrà definitivamente o se tornerà, se tutto tornerà come prima, se noi saremo sempre gli stessi. Non sappiamo niente al di la delle ipotesi, delle previsioni, basate su un dato o sull’altro, magari preso a caso, che tutti noi facciamo ogni giorno a noi stessi, o con gli altri, per tentare, invano, di dare un quadro di riferimento “certo” alla nostra ansia.
Abbiamo soprattutto bisogno di andare al di la di questi giorni, provare a fermare la mente per tentare di scoprire un senso che li supera, un senso più grande dei nostri limiti, un senso più grande del nostro visitatore inatteso che oggi ci appare enorme e insormontabile. Forse dobbiamo iniziare di nuovo ad immaginare, ad andare oltre, dobbiamo tornare a sognare!
Abbiamo vissuto in una scatola di vetro per anni, cercando a tutti i costi di difendere i nostri agi, con lo scudo dell’insensibilità, vedendo sui nostri schermi bambini morire di fame, soldati, anche i nostri, morire ed essere seppelliti lontano da noi, abbiamo pensato di poter vivere la storia da spettatori, protetti da uno schermo invisibile ma impenetrabile al dolore altrui, e se non era abbastanza, non abbiamo esitato a dargli forma di muri e fili spinati. Abbiamo risposto ad una mano tesa sbattendo la nostra porta o mostrando un paternalismo di facciata.
Abbiamo creato muri anche con il vicino della porta accanto, per il colore della sua pelle, la sua provenienza, il suo ceto sociale, la sua ricchezza.
Abbiamo creato muri dentro la nostra casa, muri di silenzio e di indifferenza, di violenza e di soprusi.
Abbiamo assistito indifferenti, alle foreste che bruciano, alla plastica che invade il mare, agli uragani che seminano distruzione, alla morte che non si ferma perché quella bustina di zucchero non arriva, perché nessuno spedisce quel medicinale che possiamo trovare nella farmacia vicino alla porta di casa, agli allevamenti industriali che traboccano di sofferenza, alle urla inascoltate della nostra terra che ci reclama attenzione e amore, come se fosse una compito di altri, che non ci riguarda.
Oggi non possiamo più pensare che non ci riguarda, ed è proprio questo il fatto nuovo, ci riguarda e ci riguarda tutti! Ci riguardano quei numeri che inesorabilmente aumentano, quel picco da cui poi si inizia a scendere veloci, che non arriva mai .
Abituati a correre, a vivere senza quiete, ad aggredire la vita, a pensarla solo nel fare, quale risposta abbiamo a un qualcosa che ci riguarda di vicino? Che cosa possiamo fare in un momento in cui l’unica cosa possibile sembra essere l’attesa, in un momento in cui ci viene chiesto disperatamente di fermarci? Sappiamo che cosa significa attesa? Che cosa significa sosta?

L’attesa è una grande opportunità!

Non solo di salvare la nostra vita e quella degli altri ma anche di riscoprire e ridargli un senso, ridare un senso al nostro tempo, è un occasione che non possiamo perdere! E’ nella sofferenza e nell’attesa che avvengono miracoli!
Possiamo fermarci ed ascoltare la paura che ci suggerisce di essere prudenti, che alza l’adrenalina e le difese, che ci fa preservare la nostra salute come primo valore a cui dare attenzione.
Possiamo fermarci ed essere semplicemente pigri, darci una chance per una volta, di non fare assolutamente niente altro che fermare l’azione e lo stress, di oziare, perché dall’ozio nascono sempre meravigliose intuizioni.
Possiamo fermarci ed attendere, imparare ad attendere, imparare a riempire l’attesa di tensione positiva, di valore , di pensieri, di progetti, di ricordi, di sogni.
Possiamo fermarci e non spendere, visto che ora è proprio difficile farlo, in modo frenetico e spesso inutile i nostri guadagni, ottenuti con fatiche e tempo rubato alla nostra vita. Possiamo capire cosa è essenziale, imparare a risparmiare soldi guadagnando tempo e gioia alla nostra vita, vivere con meno e vivere meglio, riscoprire la sobrietà.
Possiamo fermarci e leggere quel libro fermo sul comodino da mesi che ci vuole raccontare qualcosa di importante, scrivere quella poesia che abbiamo lasciato sostare nella mente, dipingere quel quadro perché siamo bravi a farlo e non lo vogliamo ammettere.
Possiamo fermarci e lavorare in modo diverso, dare energia alla nostra creatività , metterci alla prova, imparare nuove cose, scoprire nuovi modi di farle, crescere nella nostra conoscenza e nella nostra abilità di sapere fare e saper essere.
Possiamo fermarci e tornare a scoprire la nostra casa, i suo angoli dimenticati, i suoi bisogni, tornare a prendersene cura , con passione e dedizione a ridargli la dignità che si merita, perché è lo specchio del nostro essere .
Possiamo fermarci a guardare con occhio diverso la nostra moglie e i nostri figli, ad osservarli mentre fanno le loro cose, come facevamo quando dormivano nel letto bambini, ad assaporare il loro profumo, ad ascoltare le loro ansie, a immaginare l’immenso valore che sprechiamo ogni giorno, nel non dedicargli quel tempo, quello sguardo, nel non regalargli quella carezza, quel bacio quell’infinito sussurro d’amore.
Possiamo fermarci e abbracciare forte il nostro partner per sostenerlo nella sua angoscia, per fargli sentire che lo capiamo, che lo amiamo, possiamo guadarlo con amore e desiderio, possiamo tornare a farci l’amore, forse il telefono non squillerà per disturbarci.
Possiamo fermarci e fare una telefonata ai nostri anziani, ogni giorno una, per fargli sentire che ci siamo, che li pensiamo, che non sono soli. Possiamo chiamare un amico che non sentiamo da un po’, che sappiamo essere in ansia e in difficoltà, possiamo regalare con generosità e leggerezza questo piccolo ma prezioso frammento della nostra vita.
Possiamo fermarci, ed osservare gli altri, tutti, vedendo non le differenze come siamo abituati, ma ciò che ci accomuna, siamo anime che si muovono e che soffrono, ora è più facile comprendersi, capire il senso della parola “solidarietà”.
Possiamo fermarci e cantare e ballare, insieme, distanti e eppure vicini come non mai, come molti di noi stanno facendo, perché vicino al dolore non può mancare la gioia.
Possiamo fermarci e tornare a provare un sano patriottismo, un orgoglio carico di sentimenti, con gli occhi lucidi , perché siamo un paese e un popolo meraviglioso, che ha il dovere di emozionarsi al sentire il suo inno , a riaffermare il nostro valore come patrimonio nostro e dell’umanità.
Possiamo fermarci ed ascoltare gli altri esseri viventi, che sono spesso strumenti scontati del nostro benessere, i nostri animali che ci fanno compagnia e ci donano senza riserve, possiamo oggi posare anche su di loro il nostro sguardo e la nostra mano amorevole, per dirgli grazie.
Possiamo fermarci ed ascoltare la natura e gli altri esseri viventi, al cui urlo siamo sordi da troppo tempo, ai cui lamenti siamo soliti rispondere con i rombi delle nostre auto, le turbine delle nostre fabbriche. Questi lamenti forse non sono estranei a ciò che oggi ci succede, non li possiamo più trascurare.
Possiamo fermarci e riflettere sui nostri talenti, ridare luce al nostro valore, capire ciò che abbiamo fatto e tutto quello che possiamo ancora fare, e semplicemente goderci, senza fretta, la persona meravigliosa che siamo.
Possiamo fermarci e provare gratitudine per la vita, per ciò che siamo, per ciò che abbiamo, per i nostri genitori, per i nostri figli, per i nostri amici, per i nostri medici e infermieri, che sono i nostri nuovi eroi.
Possiamo fermarci e ritrovare la nostra forza, uscire dalla zona di agio che è diventata anche la nostra triste gabbia di immobilismo, che ci rende inermi e flaccidi, tornare ad accettare le sfide, a rischiare, a rianimare il guerriero che è in noi.
Possiamo fermarci e fare pulizia della rabbia, dei rancori, dell’odio, del dolore, del risentimento per quella parola o quel fatto, oggi è più facile relativizzare i nostri dolori che in fondo sono piccoli, rispetto al dolore dell’umanità di cui siamo parte.
Possiamo fermarci ed ascoltare il nostro ego che diventa sempre piccolo difronte alla paura della morte che diventa più grande, ammettere a noi stessi che in fondo non siamo coì grandi, così onnipotenti, alla grandezza dell’universo.
Possiamo fermarci e riscoprire il senso del qui ed ora, senza fughe nel passato o salti nel futuro, il silenzio carico di significato che è dentro di noi , scoprire il suo profondo valore curativo, ascoltare i nostri sentimenti, le nostre ansie, , capire finalmente chi siamo, ora che siamo finalmente nudi.
Possiamo fermarci e dare sosta al nostro essere interiore affaticato, esausto, ridare voce a quel bambino che chiede aiuto e attenzione da anni, che abbiamo lasciato inascoltato e disperato, soffocato dal rumore degli impegni . Ormai è già vecchio e non ce ne siamo nemmeno accorti, facciamolo giocare, ora ne abbiamo il tempo.
Possiamo fermarci e meditare, cercare un contatto con Lui, con la nostra anima, riconnetterci all’energia universale che ospitiamo, che ci alimenta, e provare a trovare pace anche in un momento così difficile, capire con il suo aiuto il perché di tutto ciò, dare la nostra risposta.
Possiamo e dobbiamo fermarci e provare ogni giorno profonda pietà e compassione per tutti quei morti , i nostri anziani, che hanno dato la vita, l’ingegno, l’amore, la dedizione per noi, che ci lasciano in completa solitudine, nella sofferenza insostenibile di vivere un momento così importante in un’ anonima e concitata corsia di ospedale, senza il conforto essenziale di un abbraccio, di uno sguardo, di una stretta di mano, di un sorriso, di una carezza , senza poter dire ai propri cari abbracciandoli “sarò sempre con voi” , senza potergli lasciare le ultime parole in eredità, senza sentire la loro vicinanza che è la cosa che rende il trapasso meno drammatico, più simile ad un dolce addormentarsi per iniziare un grande sogno.
Possiamo fermarci e donare, le nostre risorse, il nostro tempo, i nostri pensieri, le nostre parole, le nostre opere, per essere parte vera di questo dolore e della sua soluzione.
Possiamo fermarci e sperare con intensità, coltivare la fede, rafforzare la nostra consapevolezza del presente e la nostra fiducia nel futuro, alzare la testa e lo sguardo al cielo senza soccombere al dolore, perché è vero che “tutto andrà bene”.
Quante cose possiamo fare …rimanendo “semplicemente fermi” !

Niente andrà sprecato!

Questa attesa non andrà sprecata, questo tempo non andrà sprecato, tutta questa sofferenza non andrà sprecata, tutte queste vite che ci abbandonano silenziose e che mi dilaniano il cuore, ogni giorno, non andranno sprecate!
La vita umana è sempre stata qualcosa di incerto e rischioso. Siamo tutti, ogni giorno soggetti a perdite, violenze e morte. La nostra vita può essere capovolta in un istante: quando il nostro medico dice “cancro”, o quando il nostro partner dice “divorzio”, quando la polizia ci dice “incidente “ quando il nostro capo dice “licenziamento”, quando nostra figlia adolescente dice “droga”… Ogni giorno ci accompagnano tanti piccole-grandi morti. Ma sono per lo più i drammi di ognuno, e spesso i drammi dell’altro, che on ci toccano.
Oggi c’è un dramma che non è tuo, non è mio è un dramma “nostro” mio e tuo, insieme, riguarda tutti noi, nessuno escluso, in quanto siamo parte del genere umano. Oggi abbiamo due gradi certezze:
Siamo certi della nostra incertezza, di cui siamo informati in tempo reale in un gioco al massacro, in uno stillicidio che ci raggiunge anche se non desiderato
Siamo tutti uguali, con un cellulare in mano, siamo tutti uomini parte di quanto meraviglioso mondo

“DA SOLI SIAMO POCO, INSIEME SIAMO MOLTO”

“Tutto andrà bene” ne sono certo. Non è solo uno slogan. Ma “tutto andrà bene” non può semplicemente significare tutto finirà un giorno.. e ce al saremo cavata ! Magari con un mucchio di macerie dentro e fuori di noi o con un colpo di spugna che cancella la paura e mette a tacere la coscienza.
Tutto andrà bene solo se dall ‘IO passeremo al NOI se TUTTI SAREMO UNO. Non possiamo fare a meno dell’altro, ora più che mai, ne abbiamo disperatamente bisogno , della sua collaborazione e del suo aiuto, come individui, come famiglie, come popoli, come Stati. Le parole IO e ALTRO oggi più che mai non hanno perso senso, solo NOI possiamo vincere, non solo questa importante battaglia, ma la sfida della vita , nel quotidiano di ognuno come nelle grandi aspirazioni dell’umanità . Oggi possiamo comprendere e sperimentare il valore del NOI , è più facile, non è un desiderio velleitario, un anelito da sognatori, è una necessità , il NOI è un’urgenza , il NOI è un patrimonio inestimabile… i nostri medici e infermieri ne sono già i testimoni viventi.
Possiamo sperimentare una nuove percezione, una nuova attenzione, un nuovo modo di porre lo sguardo, di riempire i piccoli gesti con parole “ nuove” quali amore, rispetto, tolleranza, collaborazione, , compassione, tenerezza, gioia…. Il nostro mondo è crollato in pochi giorni a causa di un “visitatore inaspettato”! Forse c’era qualcosa che non andava? Forse era il momento di cambiare qualcosa? CAMBIARE ORA SI PUO’! Ora non serve l’ opportunistico cinismo in cui siamo tutti specializzati, non serve tornare a nasconderci dietro al pensiero che , passata la paura, in fondo nulla cambi, tutto torni come era prima e ognuno torni a coltivare il suo piccolo orto. Non sarà cosi.! Qualcosa di importante è già cambiato dentro ognuno di noi.
Questo è il tempo non di disperare ma di avanzare, di fare miracoli in onore e in memoria di chi ci lascia perché ciò non si ripeta, perché ciò non sia solo un incubo dimenticato rapidamente, ma un patrimonio nuovo nel percorso storico dell’ umanità, che dia dignità a chi paga con la sua vita e nuova dignità alla nostra esistenza.
E’ il tempo della svolta, in cui nella sofferenza si preparano le grandi cose, in cui ci si spoglia delle cose inutili e si recupera l’essenziale, i valori, la bellezza, l’altro, il tempo in cui nascono i guerrieri e si accettano le sfide, emergono gli eroi e il loro esempio senza tempo, in cui si resiste senza tentennare perché nella mente e nel cuore si ha già chiaro il sogno, già nitida l’immagine di quello che sarà e che già è, che nei pensieri e nei gesti di oggi inizia ad emergere. Forse non tutti saremo parte di quel sogno, forse molti ci lasceranno nel cammino, ma quel sogno andrà avanti e avrà un valore per tutti, presenti ed assenti.
E’ questo il salto in avanti che il nostro inaspettato ospite ci chiama a fare da subito, oggi, per superare lui e superare noi stessi. Quando TUTTI SIAMO UNO avvengono miracoli e stanno già avvenendo: possiamo rispettare delle regole per il bene comune, possiamo fare una legge in 2 giorni e non in 2 anni, un ospedale in 20 gg e non in 20 anni, possiamo porre la tutela della salute e dell’uomo e non la corsa agli armamenti come priorità per la nostra sicurezza e prima voce dei nostri budget, possiamo interrompere l’intoccabile rigore finanziario e il patto di stabilità, posiamo fermare i processi e i pagamenti, possiamo cantare e ballare con i nostri vicini di casa con gioia, possiamo tornare a sperimentare l’ orgoglio di essere un popolo e tornare ad emozionarci, possiamo soffrire tutti insieme, possiamo provare compassione per chi soffre per il solo fatto che è un uomo come noi , possiamo vivere e anche a morire per gli altri… Possiamo se vogliamo ! Non ci scordiamo, portiamo con noi questo inestimabile patrimonio nel cuore! . La sofferenza individuale lava l’anima e la trasforma, la rende più ricca, la sofferenza collettiva può trasformare il mondo!

Sta arrivando finalmente la primavera!

Sta arrivando la primavera con la sua sconvolgente bellezza. Come sempre i prati si tingono di verde, i fiori di mandorlo e prugno stanno arrivando con il loro bianco candido, con il loro rosa quelli di albicocco , margheritine gialle tappezzano i campi, si risente il ronzio degli insetti, gli uccellini cantano già la mattina presto per salutare l’alba. Il mare inizia ad odorare di sole, il tramonto è sempre lo stesso difronte al mio meraviglioso lago. Il vento, ormai tiepido, accarezza i nostri visi di piacevole tepore.
Sembra che la primavera non si sia accorta dell’arrivo del nostro visitatore, tutto accade come se niente fosse, tutto si ripete immutabile!
Mia madre era solita regalarmi, in particolari occasioni dei biglietti augurali, aveva un speciale sensibilità e delicatezza, avevano un’immagine e un messaggio stampato sulla copertina e lei ne aggiungeva un suo speciale all’interno. Nella pasqua del 1995… mia madre mi regalava un biglietto che ho ripreso in mano oggi, dove c’era un fiore giallo, vicino al fiore c’è scritto “E c’è ancora un fiore per sorriderti, per dirti che tutto può essere” (Gianni dal carcere).
Stanno nascendo in questi giorni tanti fiori, e tutti sorridono, tutti sembrano non essersi accorti di ciò che sta accadendo. Nonostante tutto, loro celebrano la bellezza e la gioia della rinascita, un’energia, una “ fiducia” che fa si che tutto, ogni anno, torni a ripetersi con la stessa meraviglia. Ogni fiore è unico e irripetibile e si porta dentro tutto il genio dell’universo, come in fondo ogni uomo! Ma da solo si perde appena allarghiamo la vista, insieme agli altri ha invece il potere di trasformare il paesaggio di creare tuffi di colore, geometrie sorprendenti, miracoli della natura.. Quei fiori , uniti, possono fare tutto e lo possono fare e rifare con fede e costanza, come uno sbalorditivo miracolo che si ripete ogni anno celebrando l’immenso. Quei fiore stanno parlando a tutti anche a te, come a Gianni nel carcere… quei fiori sono dentro di te.. e tutto può essere….. è primavera…!.
Ora che non ci possiamo avvicinare, che non ci possiamo toccare, possiamo però immaginare, o ancora di più desiderare con tutta la nostra forza un grande abbraccio universale, possiamo immaginare di essere un meraviglioso campo di fiori variopinti, un abbraccio con che ci pervada di calore, che ci lenisca il dolore, un campo che riempie di gioia lo sguardo con i suoi colori, che dondola gli steli all’unisono al muoversi del vento, ascoltiamo questo abbraccio, ascoltiamo quanto è bello essere fiori parte di un grande campo e non lo scordiamo mai!
Torneremo presto ad abbracciarci, stringerci la mano, a baciarci, a sentire il brulichio di gioia di un gruppo di giovani davanti ad un bar, a lanciare per aria le nostre mascherine, ma non sarà qualcosa di scontato, avrà il sapore dell’eccezionale come mai è accaduto prima!

Francesco Micci

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