TURISMO
Comunicato Stampa

L'emergenza climatica nelle Dolomiti

26/02/21

Comunicato di Transdolomites

Transdolomites sulla emergenza climatica nelle Dolomiti.

A livello planetario I vantaggi economici diminuiscono, mentre le vittime aumentano. Man mano che gli studi si fanno sempre più approfonditi e precisi, il bilancio dell’uso dei combustibili fossili diventa sempre più pesante. L’ultima analisi è uno studio firmato da ricercatori di un gruppo di università prestigiose (Harvard, Birmingham, Leicester e l’University College London) e pubblicato da Environmental Research. Nel 2018 bruciare carbone, petrolio e gas ha prodotto un inquinamento dell’aria responsabile di 8,7 milioni di morti. E’ più della somma delle vittime del tabacco e della malaria. Circa 4 volte più delle persone uccise dal Covid nel 2020. Quasi un quinto del totale dei decessi globali. Volendo spalmare il danno sull’intera popolazione mondiale, si può dire che i fossili abbassano la vita media di un anno. E producono, come sottolinea il Guardian , un costo economico pari a 2,9 trilioni di dollari.



Lo studio coordinato dall’università di Harvard riguarda l’impatto delle polveri ultra fini, quelle che hanno un diametro inferiore a 2,5 millesimi di millimetro (sono 30 volte più piccole di un capello) e riescono a penetrare in profondità nel nostro sistema respiratorio con conseguenze che vanno dall’aumento delle malattie cardiovascolari ai tumori. Ma, a differenza di quanto fatto da altri studi, la ricerca esclude l’effetto di altre sorgenti di polveri sottili (come la polvere e il fumo degli incendi) e si concentra sull’impatto prodotto dall’uso dei combustibili fossili. Scoprendo che è più alto di quello calcolato in precedenti analisi. Ad esempio in Europa, secondo le stime di questa ricerca, il 13,6% di tutte le morti nei bambini entro i cinque anni è causato da infezioni delle vie respiratorie attribuibili ai combustibili fossili. I trasporti hanno un peso importante in questo tragico bilancio.



Nei giorni scorsi la Ministra austriaca per la Protezione del clima Leonore Gewessler ha dichiarato "Nella lotta alla crisi climatica, l'Europa ha bisogno di una mobilità più rispettosa del clima. Una forte rete di treni notturni è una parte importante di questo. Ecco perché nei prossimi anni investiremo circa 500 milioni di Euro nel futuro dei treni notturni Ciò significa non solo più carrozze, ma anche più destinazioni e più linee di treni notturni. Il Nightjet è l'opzione migliore per viaggiare tra le principali città europee. Un tassello importante che va ad aggiungersi ai notevoli investimenti ferroviari che l’U.E sta programmando per gli anni futuri.

Anche nelle Dolomiti queste priorità dovranno essere comprese. Se dovessimo mettere al primo posto il motivo di realizzare una ferrovia, esso dovrebbe essere la lotta alla crisi climatica.

Ma nulla di tutto ciò pare essere stato recepito se non la grande opportunità dei fondi del Recovery Found e della Next Generation EU.

Ma per accedere a questi finanziamenti non basta solo dichiararsi Green immaginando delle soluzioni raffazzonate che tra l’altro nulla hanno a che vedere con le esigenze di mobilità dolomitica.

L’idea di un impianto a fune orizzontale tra Moena e Canazei o quella del BRT sono soluzioni di mobilità urbana. L’impianto a fune tra l’altro si giustifica in aree ad alta densità di popolazione dove la stessa ferrovia faticherebbe a dare una risposta adeguata.

A parte questo particolare , ciò di cui necessitano Fiemme e Fassa le valli che maggiormente sono soffocate dal traffico privato non è solo di un nuovo sistema di mobilità interna ma di dotarsi di sistema di mobilità che permetta a chi arriva da varie origini, Italia-Unione Europea, di poterlo fare senza dover utilizzare la macchina. Qui sta la vera differenza di fondo tra BRT Impianto a fune e ferrovia.

Se le valli non risolvono questo quesito che è alla base dei loro problemi, BRT o Impianto a fune non serviranno a niente. La gente arriverà, farà gli spostamenti interni e ripartirà sempre in auto.

Come si può giudicare green una simile prospettiva?

Il fatto che nelle Valli dell’Avisio venga realizzata una ferrovia è nell’interesse del Trentino stesso perché le migliaia di auto che per turismo viaggiano sulla A 22 o viabilità ordinaria sono in buona parte quelle che hanno come destinazione le Dolomiti e che per raggiungerle ovviamente spargono le loro emissioni tra Verona, Rovereto, Trento, Egna e ritorno. Qui allora non si tratta solo di difendere il diritto alla salute di chi abita le valli ma anche di chi vive lungo il corso del fiume Adige.

Quello che invece si sta facendo è quello perdere tempo prezioso, sottrarre importanti risorse economiche che in alternativa si potrebbero investire in progetti ben più risolutivi oltre al continuo consumo di suolo che di anno in anno diventa sempre più prezioso.

Ancora non si accetta di comprendere che con un utilizzo più ridotto di suolo, con la ferrovia si potrebbe avere in una unica soluzione ,e fatto meglio, quello che si chiede al BRT ed all’impianto a fune potendo allo stesso tempo poter contare di ridurre dalle strade gli spostamenti in auto per chi abita le valli e per chi arriva da fuori.





INFO
Massimo Girardi

Presidente di Transdolomites

Cell. 320.4039769

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