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LA GRANDE PURIFICAZIONE DICHIARATA DAL PONTIFICATO RATZINGERIANO: per i crimini del clero Dio chiede la riforma istituzionale - di Simonetta Leopardi

24/02/20

In quel momento, dopo cinque anni del suo lavoro come pontefice della chiesa universale, emergeva incontrovertibilmente ed ufficialmente quella "sporcizia nella Chiesa", che nella Via Crucis del 2005 l'allora card.Ratzinger aveva denunciato esistere "proprio tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui".

FotoNel 2010, Papa Benedetto XVI si trovò davanti ad alti rappresentanti del clero vaticano e pronunciò dal pulpito queste parole: "San Pietro sta davanti alla suprema istituzione religiosa e Dio gli ha dato un altro 'ordinamento': l'obbedienza a Dio gli dà la libertà di opporsi all'istituzione." (Benedetto XVI, Omelia alla Pontificia Commissione Biblica 15.4.2010)

Lapidario come una sentenza, proseguì specificando: "È necessario far penitenza, cioè riconoscere quanto è sbagliato nella nostra vita, lasciarsi trasformare. Il dolore della penitenza, cioè della PURIFICAZIONE, della trasformazione, è grazia, perché è RINNOVAMENTO".

Si era all'indomani dello scandalo pedofilia nel clero irlandese, quando Benedetto XVI aveva appena convocato d'urgenza i Vescovi irlandesi, chiedendo di agire "con risolutezza" nelle indagini. Ed aveva scritto la Lettera ai cattolici d'Irlanda, nella quale invocava "la giustizia di Dio", che "esige, che rendiamo conto delle nostre azioni", annunciando che i colpevoli avrebbero risposto dei loro crimini "davanti a Dio onnipotente, come pure davanti a tribunali debitamente costituiti".

In quel momento, dopo cinque anni del suo lavoro come pontefice della chiesa universale, emergeva incontrovertibilmente ed ufficialmente quella "sporcizia nella Chiesa", che nella Via Crucis del 2005 l'allora card.Ratzinger aveva denunciato esistere "proprio tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui".
Di fronte a quella stessa dilagante catastrofe, - che il card. Ratzinger allora qualificava "tradimento dei discepoli", - nel 2010 Benedetto XVI proclama di non riconoscere più, in quella loro istituzione di uomini, l'ordinamento divino. Infatti, a San Pietro - dice Papa Benedetto XVI - "Dio ha dato un altro 'ordinamento': l'obbedienza a Dio gli dà la libertà di opporsi all'istituzione".

Né varrà appellarsi e resistere a colpi di maggioranza - chiariva Papa Ratzinger - poiché soltanto "se Dio non esiste, se Dio non è un'istanza accessibile all'uomo, rimane come suprema istanza solo il consenso della maggioranza."
"Di conseguenza, il consenso della maggioranza diventa l'ultima parola alla quale dobbiamo obbedire. E questo consenso — lo sappiamo dalla storia del secolo scorso — può essere anche un “consenso nel male”."
Invece, nella Chiesa, l'istituzione, il suo capo e il suo popolo hanno fondamento esclusivamente sull'elemento divino, mistico e perpetuo, che è lo Spirito santo.

"Dio sta al di sopra di questa istituzione" - riaffermò, infatti, Papa Benedetto XVI, dopo quei primi cinque anni di pontificato. Ed in quel momento dichiarò ed avviò definitivamente il suo programma: i procedimenti chiave del pontificato ratzingeriano sono la tolleranza zero su abusi sessuali e crimini del clero e la riforma istituzionale della chiesa.

Una riforma istituzionale, della quale Benedetto XVI stava dicendo anche di avere già chiaro il percorso: i suoi decreti si sarebbero infranti contro l'ostracismo delle maggioranze e delle connivenze, di fronte alle quali sarebbe stato costretto a far valere la "libertà di Pietro di opporsi all'istituzione", che ha rigettato nei fatti i suoi caratteri divini.
I successivi tre anni saranno questo percorso, che culminerà nel suo atto di Rinuncia all'ufficio diocesano per sciogliere, ex can. 332, ogni legame del pontefice della chiesa universale con la Curia romana, la quale di conseguenza perde la sua legittimazione ad agire in nome e per conto del pontefice.

Seguirono elezioni e Bergoglio annunciò di essere stato scelto per sostituirlo nell'incarico diocesano, come "vescovo di Roma" e affermò da subito la sua continuità con il pontificato di Papa Ratzinger, riconfermando la linea della tolleranza zero contro i crimini commessi. Ed all'inizio del suo lavoro, si diede ampia risonanza alla notizia della sua visita a Benedetto XVI, durante la quale ricevette da lui la consegna della documentazione delle attività in corso.
Si dovette così affrontare, in totale assenza di regole, una situazione nuova nella storia: il ruolo di Pontefice "a vita" della chiesa universale e il ruolo di vescovo diocesano di Roma, che non sussistono più nella stessa persona, ma sono affidati a due persone distinte.

In questi ultimi sei anni, il rifiuto continuo di collaborare alla purificazione della chiesa, l'opposizione ad ogni cambiamento, la falsità più sfacciata rispetto all'evidenza dei fatti e del diritto, ha portato ad una accelerazione dei processi di dissoluzione dell'identità cristiana e all'indecorosa, risibile pretesa che in Vaticano vi siano "due Papi".
Se potessi parlare con lui, gli chiederei: Santo Padre Benedetto, può dirci come prosegue la sua visione della grande purificazione nella chiesa?



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