SALUTE e MEDICINA
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Malasanità - Scandalo medici troppo scrupolosi per la salute dei pazienti

18/01/16

Malasanità – Quando i medici sono troppo attenti alla salute dei pazienti. Ogni evento caratterizzato da una prestazione medico - sanitaria inadeguata, che crea un danno al paziente rappresenta un caso di malasanità. La sanità è nel mirino di giudici e pubblici ministeri. Negli ultimi decenni si è assistito...

FotoOgni evento caratterizzato da una prestazione medico - sanitaria inadeguata, che crea un danno al paziente rappresenta un caso di malasanità.
La sanità è nel mirino di giudici e pubblici ministeri.
Negli ultimi decenni si è assistito a un aumento smisurato di denunce penali e richieste risarcitorie rivolte a medici e alle strutture sanitarie.

Le strutture ospedaliere sono messe sotto accusa per disorganizzazione e carenza di attrezzature e personale.
Fattore scatenante del fenomeno: il mutamento del rapporto tra medico e paziente.
In passato nessuno avrebbe mai osato mettere in discussione una decisione terapeutica che riguardava la sua salute.
Con la contrattualizzazione della relazione e l'introduzione del consenso informato il malato ha acquisito una nuova consapevolezza dei propri diritti.
Indubbiamente un maggiore "controllo" esercitato da parte di pazienti e familiari sulle attività dei sanitari, priva questi ultimi della tranquillità necessaria richiesta da questa professione.

La reazione diretta e immediata a questo clima "persecutorio" intrapreso nei confronti della classe medica ha prodotto la "medicina difensiva".
Questa forma di autotutela esagerata messa in atto dal personale medico si traduce nell'aumento di prestazioni diagnostiche (visite, esami di laboratorio e strumentali), farmaci prescritti, ricoveri ospedalieri e rifiuto di eseguire interventi chirurgici rischiosi.
Ulteriore esito della medicina difensiva è l'innalzamento della spesa sanitaria.

Un'indagine piuttosto recente dell'Agenzia nazionale per i Servizi sanitari Regionali ha accertato che ulteriori cause della medicina difensiva sono:
- una legislazione sfavorevole al medico;
- il rischio di citazioni in giudizio;
- uno squilibrio nel rapporto tra sanitario, paziente e i suoi familiari.

I professionisti lamentano un'eccessiva pressione derivante da aspettative di guarigione o miglioramento non realistiche rispetto a quadri clinici palesemente compromessi.
Il timore di subire procedimenti disciplinari, ricevere pubblicità negativa, dover affrontare cause giudiziarie per richieste risarcitorie astronomiche è vissuto con angoscia da tutto il personale operante in ambito sanitario.
Le esperienze negative di alcuni colleghi rappresentano un ulteriore campanello d'allarme.

I medici si trovano ad affrontare situazioni cliniche con enormi problemi strutturali ed organizzativi, e per tutelare la salute dei propri pazienti consigliano sempre più frequentemente altre strutture pubbliche o private, più attrezzate ed organizzate, e per questo accusati e denunciati
Dal Nord al Sud Italia, molti professionisti vengono accusati di reati anche molto gravi sul posto di lavoro.
La truffa e l'abuso sono le condotte più frequenti, spesso "motivate" da disfunzioni del sistema sanitario pubblico.
Piuttosto recenti i casi di due medici che, per garantire ai propri pazienti prestazioni mediche più rapide e di qualità, "consigliavano" loro di rivolgersi a determinate cliniche private.

La prima vicenda vede protagonista la Dottoressa Anna Cantagallo, denunciata dall'Ospedale Sant'Anna di Ferrara.
Al medico è stato contestato il reato di truffa e abuso d'ufficio perché consigliava ai pazienti strutture private, in quanto le apparecchiature presenti nella struttura pubblica non erano tecnologicamente adeguate a diagnosticare e curare le patologie dei pazienti con cui veniva in contatto in virtù del suo rapporto di dipendente del settore pubblico.
Per ribattere alle accuse di abuso d'ufficio gli Avvocati Claudia Pelà e Dario Bolognesi hanno ribadito, e lo argomenteranno in Appello, che la dottoressa indirizzava i pazienti presso strutture private, perché nella struttura pubblica di cui era dipendente i macchinari erano assenti o troppo obsoleti per eseguire gli esami diagnostici o in trattamenti riabilitativi necessari.

Un caso simile, più di recente, si è consumato in Veneto nei confronti del dott. G.F., docente d'Implantologia ed ex direttore della clinica odontoiatrica dell’Azienda ospedaliera.
Il dott. G.F. è stato condannato alla pena detentiva di due anni e due mesi e a 500 mila euro di risarcimento per aver inviato pazienti a strutture private.
Il punto fondamentale della difesa ribadiva che, nel settore pubblico le stesse prestazioni non sarebbero state eseguite, avrebbero avuto costi molto elevati e i pazienti avrebbero dovuto scontrarsi con tempi di attesa lunghissimi. Anche in questo caso l'argomentazione è la stessa: perché far attendere pazienti per cure e terapie non innovative, quando le strutture cliniche private possono garantire risultati decisamente migliori e in tempi più brevi?

I casi menzionati sono il simbolo di un sistema tutto italiano talmente degenerato, nel quale i medici da una parte, sono sempre più vessati, ed i pazienti dall'altra, confusi e diffidenti.



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