INTERNET
Comunicato Stampa

WEB-Spread digitale: costo e opportunità per Stato e imprese

18/07/14

Lo spread digitale ci costa infatti 3,6 miliardi all'anno in termini di competitività, ricavi mancati da parte delle imprese, possibilità di investimento da parte delle pubbliche amministrazioni. Insomma, c'è molto da lavorare, ma questo divario potrebbe diventare un'opportunità.

10 milioni di euro al giorno: è questo il costo quotidiano dello spread digitale di cui soffre l'Italia. Secondo gli ultimi dati del Censis, il nostro paese avrebbe un vero e proprio tesoretto se solo riuscisse a recuperare il divario digitale che separa l'Italia non dai primi dalla classe, ma dalla media europea. Lo spread digitale ci costa infatti 3,6 miliardi all'anno in termini di competitività, ricavi mancati da parte delle imprese, possibilità di investimento da parte delle pubbliche amministrazioni. Insomma, c'è molto da lavorare, ma questo divario potrebbe diventare un'opportunità.

A rendere debole il nostro paese in termini di digital divide sono gli stessi italiani, che a quanto pare hanno una bassa confidenza con le tecnologie digitali. Secondo il centro di ricerca, solo il 58% degli italiani con età compresa tra i 16 ed i 74 anni utilizza internet, contro una media europea del 75%, ma soprattutto contro il 90% del Regno Unito, l'84% della Germania e l'82% della Francia. E non a caso siamo indietro anche a livello di interazione via internet tra cittadini e pubblica amministrazione: solo il 34% degli italiani interagisce online con le amministrazioni pubbliche, contro il 54% della media europea, il 57% della Germania ed il 72% della Francia, particolarmente virtuosa da questo punto di vista.

ecommerceUno degli aspetti del rapporto Censis che interessa maggiormente le imprese è quello relativo all'e-commerce. In questo caso, solo il 5% delle imprese italiane è attivo nel commercio online, contro una media europea del 14%, il 22% della Germania, il 19% del Regno Unito e l'11% della Francia. Anche altri studi in precedenza hanno mostrato come l'Italia sia il fanalino d'Europa nell'e-commerce, nonostante questo abbia un valore di 20 miliardi di euro in Italia.

Nel dato del valore di 20 miliardi dell'e-commerce, lo ricordiamo, sono inclusi anche i giochi di stato e quindi quegli operatori di poker online come PokerStars, che operano nel mercato italiano con una regolare concessione. In tutto questo, per capire quale sia la potenzialità dell'e-commerce italiano, dobbiamo tener conto che in altri paesi europei invece i giochi online non sono liberalizzati come in Italia (ci sono spesso situazioni di monopolio o di oligopolio) e quindi nel commercio elettronico il nostro paese ha ampi margini di crescita. Come segnala il rapporto Censis, se l'Italia nel commercio online arrivasse ai livelli dei principali competitor europei, si potrebbero liberare ogni anno risorse per investimenti in reti e servizi innovativi intorno agli 1,4 miliardi di euro.

A frenare il commercio online non ci sono solo la mancanza di infrastrutture, di reti veloci ed uno scarso utilizzo di internet da parte degli italiani: a rendere ancora più difficile l'e-commerce in Italia c'è l'alto tasso di utilizzo del denaro contante. In questo caso, infatti, siamo sopra la media europea: in Italia l'82,7% delle transazioni avviene in contanti, contro il 66,6% della media del vecchio continente. Forse il dato italiano potrebbe cambiare con l'introduzione dell'obbligo di POS per professionisti e commercianti. Sempre in Italia, le transazioni per ogni carta di pagamento sono solo 28 all'anno, contro le 30 della Germania, 129 della Francia e addirittura 167 del Regno Unito.

Insomma, il quadro dell'Italia digitale tracciato dal Censis non è certo rassicurante, visto che soffriamo di uno spread difficilmente colmabile in tempi. Eppure, soprattutto nel commercio elettronico, ci sono ampi margini di miglioramento e le imprese italiane possono approfittare di un settore che offre ancora spazi di crescita.



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