SOCIETA
Comunicato Stampa

Del nucleare non ti puoi fidare

19/03/11

Sabato 19 marzo in piazza Navona manifestazione contro il nucleare

Italia dei Valori oggi, sabato 19 marzo, dalle ore 14.30, sarà in piazza Navona, a Roma, per lanciare la campagna referendaria. Un’iniziativa che coinvolgerà, oltre al partito, una rosa di intellettuali ed artisti, di esponenti della società civile, di semplici militanti. Tutti uniti per sensibilizzare i cittadini e le cittadine sull’ importante sfida che attende il Paese e che deve essere vinta: la sfida dei referendum promossi a difesa dell’acqua pubblica, contro il nucleare e contro il legittimo impedimento. Entro giugno, gli italiani saranno chiamati a votare su questi tre temi centrali per la tenuta democratica, in un momento storico-politico delicato per la Repubblica. Ogni giorno, infatti, l’Italia è trascinata sul confine dello stato di diritto, sempre prossima a trasformarsi in una democrazia apparente e plebiscitaria, per colpa di un governo instabile che, pur di autoconservarsi, non esita a comprare la maggioranza in parlamento e ad utilizzare il pugno di ferro delle leggi ad personam. Un governo che invoca il popolo come unica fonte di legittimità e autorità, ispirandosi al populismo autoritario più becero, e cancellando la natura parlamentare della nostra Repubblica, fondata sulla separazione e sull’equilibrio fra poteri dello Stato, sottoposti al controllo costituzionale dalle autorità di garanzia. Questo piano, che fin dall’inizio l’IdV ha denunciato come piduista e reazionario (perché tale esso è), trova manifestazione nel progetto di rendere l’acqua un privilegio offerto alla speculazione delle lobby e del mercato (decreto Ronchi); nel piano nucleare (Prestigiacomo-Romani) che vorrebbe la realizzazione di nuove centrali sacrificando le fonti rinnovabili e dimenticando, anche in questi giorni drammatici, il monito che proviene dal Giappone; nel tentativo di sottrarre il presidente del Consiglio alla legge e alla giustizia per consegnarlo al pantheon delle divinità impunite (legittimo impedimento), negando un fondamento costituzionale come l’art.3 che stabilisce l’uguaglianza giuridica dei cittadini. La natura politica del quesito che vuole cancellare il legittimo impedimento è evidente: se passasse la sua abrogazione, infatti, il voto del referendum diventerebbe un prezioso strumento per chiedere le elezioni anticipate e mandare a casa l’esecutivo, in primis delegittimando il presidente eversore del Consiglio. In questo senso, l’appuntamento referendario può diventare una sorta di antipasto politico del voto nazionale per porre fine alla stagione berlusconiana. Anche la difesa dell’acqua come bene pubblico e diritto di tutti, insieme al rifiuto del nucleare in quanto pericoloso e costoso, assumono i contorni di decisioni puramente politiche delegate ai cittadini e alle cittadine, come democrazia richiede e come Costituzione consente, prevedendo appunto il referendum. L’acqua privata o affidata alle società miste pubblico-private, trasformata in oggetto di speculazione e arricchimento per le lobby, così come l’accelerazione sul piano nucleare che scoraggia le fonti energetiche alternative (in controtendenza con l’Ue e con la recente lezione giapponese), segnano il passaggio ad una democrazia soltanto formale e apparente. Una democrazia in cui sono tutelati esclusivamente gli interessi di pochi a danno dei diritti (alla salute, per esempio) di tutti; una democrazia in cui le decisioni sono demandate ad un governo autoreferenziale oppure ai cda delle aziende, ponendo ai margini della politica i cittadini sulle cui spalle, però, pesano quelle stesse decisioni; una democrazia dove i potenti sono immuni alla giustizia, che esonera i forti ma si rende forte con i deboli (immigrati, esclusi, poveri). Per questo oggi dobbiamo essere in molti, per questo oggi ci dobbiamo dare appuntamento a piazza Navona. La democrazia che siamo, nata dal sangue e dal sacrificio della Resistenza, va difesa adesso: domani infatti potrebbe essere tardi. Per tale ragione, si deve anche contrastare il tentativo dell’esecutivo di far fallire il referendum, che rappresenta un vero e proprio spartiacque fra il triste presente berlusconiano e il prossimo futuro di libertà che potremmo conquistare. Il governo ha infatti già manifestato, per voce del ministro dell’Interno Maroni, la sua pericolosa intenzione: non accorpare la data dei referendum con quella delle elezioni amministrative, come richiesto invece dalle forze di opposizione per risparmiare oltre 300 milioni di euro. Dobbiamo allora essere vigili e pronti, dobbiamo essere a piazza Navona.

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