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La lezione Egiziana

14/02/11

De Magistris: "ognuno può essere protagonista del cambiamento"

Il popolo egiziano, quelli del terzo mondo, gli abbronzati come li definisce l’opulente sultano del Bunga-Bunga, quelli che infiammano il razzismo leghista, nei luoghi della storia dell’umanità, non lontano da Betlemme, hanno dato al mondo una lezione di civiltà e di democrazia. In pochi giorni, una rivoluzione pacifica, mentre i potenti governi del mondo erano paralizzati dall’inazione politica, dalla paura della democrazia. Il popolo, in Egitto, come in Tunisia e Algeria, ha alzato la testa, ha scelto di reagire, ha smesso di essere suddito, si è messo in movimento per abbattere la dittatura, per sconfiggere Mubarak, il capo di stato protetto dall’occidente. Il popolo, quello che chiamiamo sovrano, con forza, dignità, determinazione, passione e coraggio ha lottato per i diritti e brandendo l’arma del conflitto sociale, acuito da inaccettabili disuguaglianze, ha vinto. La ragione delle idee e la forza dei cuori hanno preso il sopravvento anche sulla violenza. Quando si lotta per la giustizia e per i diritti non c’è bisogno di violenza, la forza pacifica dei valori e delle istanze sociali prevalgono sia sul fanatismo estremistico che sulla violenza di governo. L’esercito egiziano, la vera potenza politico-militare dell’Egitto, ha puntato i cannoni, ha mostrato la sua forza, ma non ha osato mettersi contro il popolo, perché è l’esercito del popolo. I moti democratici e popolari nordafricani sono un monito anche per il nostro Paese, stordito dall’opulenza consumistica e dal dio denaro, in pieno capitalismo senile, ove si consolidano giorno dopo giorno disuguaglianze sociali. Il popolo africano non vuole essere una discarica sociale dei padroni del mondo, ma protagonista della globalizzazione, di quella dei diritti e non dei mercanti, urla e vuole libertà, diritti, progresso. Da noi crescono disuguaglianze, si distruggono beni comuni, si accresce la logica del profitto illiberale, si piegano le libertà, si mortificano i diritti, ma tanta gente rimane ancora immobile, narcotizzata dal simbolismo mediatico dei miti del successo, drogata nelle menti da una subcultura del dominio dell’avere sull’essere, assuefatta all’impotenza. Se non ora, quando? A chi si aspetta per fermare una deriva liberista prepotente e una violenza di stato dei detentori dei poteri che agiscono unicamente per finalità private? Quante albe dobbiamo attendere perché tanti guardandosi allo specchio dicano adesso tocca a me agire? Ognuno può essere protagonista del cambiamento. Il terzo mondo lo ricorda a chi ha appeso le scarpe dei diritti al chiodo, a chi ha rinunciato a lottare: per stanchezza, delusione, convenienza, opportunismo, paura, poco importa. Batte il cuore al tramonto, dopo giornate di lotta per i diritti e per la giustizia, pensando: io c’ero, uno dei tanti. Insieme, dallo specchio alle piazze, dalla coscienza alle fabbriche, dal pensiero all’azione, possiamo cambiare un’Italia stanca e depressa. E’ solo una questione di volontà..e di cuore!

da Agenda Rossa de l'Unità del 12 febbraio 2011

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