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La libertà al tempo del Coronavirus

27/03/20

La resilienza, la libertà e l'ozio al tempo del Coronavirus

FotoSono qua, in casa come tutti, un poco angosciata, un poco fiduciosa e tanto, ma proprio tanto speranzosa che tutto vada bene e finisca presto.

La nostra libertà e la libertà degli altri Il mio naturale pensare positivo, che ho avuto sempre, forse ha preso il sopravvento ma mi auguro che mi tenga con i piedi per terra e consapevole della necessità di attenermi alle regole, giuste e sacrosante, anche le più restrittive per il mio bene personale e di tutti gli altri. Mai come in questo momento mi è chiaro, come deve essere chiaro a tutti, “la mia libertà finisce dove inizia la libertà degli altri” perciò dobbiamo fare di tutto per limitare la nostra libertà affinché tutti possiamo essere un poco più liberi e protetti.
Il mio pensiero va ai medici, agli infermieri e a tutti coloro che devono andare a lavorare, compresi i miei figli e le mie nuore; certo il personale medico ed infermieristico è in prima linea e deve avere la nostra immensa gratitudine ma non dobbiamo trascurare neanche tutti gli altri; qualcuno di noi si lamenta di stare a casa ed invece loro ci starebbero ben volentieri ma non possono per necessità e/o non vogliono per senso civico del dovere e per umanità, penso ai tanti volontari.

Il grande paradosso delle libertà riconquistate Le notizie non sono affatto confortanti ma la mia resilienza mi porta a vedere, nonostante tutto, i lati positivi della situazione drammatica: uno su tutti il grande paradosso di alcune libertà personali riconquistate.
Abbiamo limitazioni di movimento e dobbiamo restare in casa ma ci siamo liberati della schiavitù del tempo che passa: liberi dal suono della sveglia, liberi dall'orologio che possiamo abbandonare sul comodino, nessun orario da rispettare, nessun mezzo pubblico da prendere o luogo di lavoro da raggiungere.
Anche chi deve lavorare da casa e deve rispettare comunque un orario è però libero di poterlo fare tranquillamente nel suo salotto, vestito comodo e magari, se non deve fare collocamenti video, anche senza fare la barba o truccarsi.
Liberi di dedicarci ai nostri passatempi casalinghi, approfondire argomenti che ci interessano, leggere anche se non si ha un libro grazie al web e ai siti che pubblicano gratuitamente ebook e anche poesie e racconti geo-localizzate come su www.storiedicitta.it.
Liberi di sperimentare la nuova ricetta di cucina che da tempo volevamo fare, magari per una sorpresa al coniuge, ma non avevamo mai tempo di farlo con calma e tranquillità.

La libertà di oziare al tempo del Coronavirus Liberi di oziare! Oziare nel senso più vasto e profondo del termine: oziare fisicamente, intellettualmente e mentalmente. Lasciare la mente libera di vagare, il corpo disteso sul divano che però non è il  "dolce far niente" inteso come «uno stato di ozio felice e spensierato», perché ora non è un periodo felice e spensierato, c'è paura e dolore!
Non è neanche “l'ozio padre di tutti i vizi” ma è nuovo e diverso, non corrisponde alla definizione del vocabolario, non c'è abituale e viziosa inerzia, non c'è pigrizia, infingardaggine, scarso senso del dovere, non c'è mancanza di voglia di darsi da fare ma, al contrario, c'è l'impossibilità di fare che è il contrario e, che ti dà l'alibi e la libertà di poltrire un poco senza sentirti in colpa.
Accettiamo i sacrifici che ci vengono chiesti, non dimentichiamo la tragicità del momento, non dimentichiamo i tanti malati ancora in aumento augurandoci che guariscano presto, loro purtroppo non godono le libertà che la mia resilienza mi ha “costretto” a cercare. Non dimentichiamo sopratutto i tanti morti, per loro è finita troppo presto ma non è finita affatto bene!



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