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Comunicato Stampa

Legalità più contratto. E il lotto 3 della Salerno - Reggio Calabria chiude prima

13/03/13

Il caso positivo del cantiere della Salerno-Reggio. Doveva essere pronto nel 2015, sarà consegnato a luglio. Farà risparmiare circa 30milioni di euro.

Se cercate scandali in questo articolo non li troverete. La storia sul macro lotto 3 parte terza della Salerno-Reggio Calabria è una storia diversa dalle altre. Questa è una storia di un’Italia fatta di legalità, di solidarietà, di concertazione,di risparmi, e di un modo nuovo di fare impresa. La notizia è questa: per la prima volta nella vita dell’A3 dodici chilometri di strada a doppia carreggiata verranno chiusi con un anno e mezzo di anticipo rispetto alla data fissata nel contratto. Il consorzio stabile Uniter, di cui l’impresa Tecnis,fondata e guidata da Mimmo Costanzo, è capofila, consegnerà all’Anas l’opera il prossimo luglio mentre da contratto il termine ultimo era fissato per il 5 gennaio del 2015. Siamo sul primo tratto calabrese dell’opera, sul Parco del Pollino. È una zona di montagna con una orografia impegnativa. In soli dodici chilometri ci sono dieci gallerie e 25 viadotti. Il costo totale del tratto è di 250 milioni di euro. «Chiuderla prima – ci spiega Giuseppe Miceli ingegnere della Tecnis, 53 anni di Rende in provincia di Cosenza – costerà all’Anas un po’ di più, ma briciole rispetto a quello che risparmierà la comunità». Quanto? C’è uno studio che circola nelle scrivanie dell’Anas che dice come in termini di sicurezza stradale, inquinamento ambientale e di tempo, una anno di anticipo dei lavori di un cantiere porta a circa venti milioni di risparmi alla comunità. Senza contare la possibilità di aumentare il turismo nelle zone limitrofe. Finire prima e bene è un toccasana. Ed è quello che succederà nel lotto tre. Perché? La prima parola chiave è legalità. I 494 chilometri della Salerno-Reggio Calabria sono stati per troppo tempo il corpo del reato più lungo d’Italia. Progettata a metà degli anni ’60 finora l’opera è costata 7 miliardi e mezzo. Parte dei quali sono andati nelle tasche di società gestite dalla ‘ndrangheta. Qualche anno fa la magistratura aveva persino mappato il percorso in base alla sfera d’influenza delle famiglie mafiose. Da qualche tempo si è cercato di porre rimedio imponendo alle società appaltatrici di sottoscrivere con l’Anas e la prefettura un protocollo di legalità. In base al quale la società che gestisce il cantiere deve, tra l’altro, comunicare i nominativi dei lavoratori che impiega. Non tutti però lo rispettano. «Noi – spiega ancora Miceli - chiediamo a tutti il certificato dei carichi pendenti. Il cantiere poi è controllato con un sistema automatizzato, tutti hanno il proprio badge di riconoscimento. Certo è un impegno in termini organizzativi, ma è una garanzia per i lavori». Ma la legalità da sola alle volte può essere un contenitore vuoto. Attorno a questo perimetro si deve costruire un solido reticolato di regole. E si passa alla seconda parola chiave: contratto. Ancora Miceli: «Tutti i nostri lavoratori sono contrattualizzati al 100%, e non hanno mai registrato un ritardo dei pagamenti. Anche per questo nel cantiere si è registrato un tasso di assenteismo molto basso. L’azienda poi è giovane e abbiamo fatto proprio un sistema di integrazione del personale». Che tra l’altro prevede il coinvolgimento del territorio. Quando i lavori sono partiti, nel marzo del 2010, sono arrivati nella scrivania dell’ingegnere circa seimila curricula. Pochissimi di questi presentavano le caratteristiche richieste. «Abbiamo deciso di formare un gruppo di giovani del luogo a lavori altamente specializzati, di investire nel territorio». Una mossa azzeccata. «Per molti questo cantiere - ci spiega Antonio Di Franco, giovane sindacalista della Fillea-Cgil locale - è stato vissuto come un momento di riscatto del territorio». Quando l’azienda capì, nel gennaio del 2012, che poteva chiudere i lavori con anticipo fu chiesto ai sindacati e ai lavoratori di aumentare le ore di straordinario. «Ci fu un referendum in cantiere - dice ancora Di Franco -. I lavoratori scelsero di introdurre il quarto turno». Scelsero cioè di rinunciare ad aumenti in busta paga per dare ad altre 120 persone del posto un contratto di lavoro nel cantiere. Che rappresenta un punto avanzato nelle relazioni sindacali. «La Tecnis – conferma Di Franco - ha creato una mensa nuova, a suo carico, dà la possibilità di colazione libera, consente ai sindacati di avere un ruolo attivo nel cantiere». Tanto da creare delle strutture attigue al cantiere dove i sindacalisti possono dormire. Ma c’è anche un altro aspetto che spiega la celerità di questo cantiere. «Questo lotto è stato assegnato – sostiene Di Franco - con un appalto integrato e non con la formula del contraente generale». In sostanza la capofila del consorzio, la Tecnis di Mimmo Costanzo in questo caso, ha la responsabilità di completare la maggior parte dei lavori del cantiere. Questo permette di contenere il ricorso feroce al sub appalto spesso la porta dove la mafia si infila. «Nell’epicentro della crisi - spiega il segretario della Fillea Walter Schiavella - questo cantiere è l’esempio di quello che si può fare con il rispetto delle regole e dei ruoli. Ora serve trovare due miliardi per concludere la Salerno-Reggio». E dimostrare che il lotto 3 parte terza non rappresenti solo una mosca bianca in un mondo nero.

ROBERTO ROSSI
ROMA - L'Unità, venerdì 8 marzo 2013.

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