SOCIETA
Comunicato Stampa

No all'immunità, senza se e senza ma

23/02/11

De Magistris: "nessuna riforma dell'immunità parlamentare è possibile. Nemmeno a parlarne come ipotesi".

Il tema della riforma dell'immunità parlamentare è un tema delicato. Quando fu introdotto questo istituto, esso aveva una suo pregio e una sua motivazione nobile, dovute al recente contesto storico-politico vissuto dal nostro paese. Così nella nostra Costituzione, la più bella del mondo come largamente riconosciuto, l'immunità era prevista per proteggere gli oppositori politici, essendo ancora sanguinante la ferita del ventennio fascista. Chi aveva vissuto sulla propria pelle l'esperienza della dittatura di Mussolini, la repressione del pensiero critico, la violenza dell'idea unica, passate attraverso l'uso della stessa magistratura come braccio punitivo del potere, ecco che ne temeva il ripetersi futuro, il pericolo che potesse ricrearsi la medesima condizione. Poi è arrivata Tangentopoli, l'opinione pubblica ha visto affiorare alla luce del sole la pratica buia della corruzione politica. Gli italiani, giustamente scossi da un senso di repulsione verso la classe dirigente, non hanno avuto altra alternativa che chiedere la fine di questa stagione della Prima Repubblica, esprimendosi contrariamente a qualsiasi forma di impunità del potere politico. Fino ad allora, del resto, l'autorizzazione a procedere giuridicamente verso un deputato o senatore, su cui era chiamato ad esprimersi il Parlamento, si era tradotta nella sistematica assoluzione della casta politica da parte della casta politica stessa. Il Parlamento, infatti, doveva autorizzare la magistratura a procedere verso un suo esponente valutando se esistesse o meno fumus persecutionis da parte di pm o giudici. Nei fatti, questo fumus persecutionis era sistematicamente riconosciuto come esistente, creando la giustificazione all'impunità della politica, generando un abuso inaccettabile per i cittadini e le cittadine. Alla fine, nel 1993, l'immunità parlamentare è stata modificata introducendo il principio che la magistratura, per procedere giuridicamente verso i parlamentari, avesse bisogno dell'autorizzazione del Parlamento soltanto in relazione ad alcuni suoi atti (intercettazioni, perquisizioni etc). Diciamo un punto di equilibrio accettabile per il contesto vissuto dal paese. Detto questo, attualmente è in atto una torsione autoritaria da parte dell'esecutivo, guidato da un presidente del Consiglio coinvolto in diversi processi e assolutamente allergico alla democrazia: una condizione storico-politica assolutamente anomala che richiede vigilanza massima da parte delle opposizione e della società civile. Per questo, come nel caso della riforma della giustizia, la modifica dell'immunità parlamentare rischia di essere soltanto determinata dagli interessi del 'sultano' che non vuole farsi processare perché teme la condanna definitiva e le patrie galere. Diversamente, se l'Italia fosse un paese realmente democratico non inquinato dall'eccezionalità negativa rappresentata da Berlusconi, e se la magistratura fosse un ordine integralmente indipendente e autonomo, allora il dibattito (laico e neutrale) sull'immunità parlamentare potrebbe anche essere affrontato e avrebbe un suo senso. Ma l'Italia di oggi non è tale e, soprattutto, spesso frammenti deviati delle istituzioni, magistratura compresa, hanno artatamente costruito procedimenti giudiziari per stroncare servitori dello Stato dalla schiena dritta, la cui unica colpa era mettersi contro il "sistema". Perché sostengo che questo dibattito possa essere affrontato? E' semplice da spiegare: un parlamentare che si espone contro le deviazioni delle istituzioni, che aggredisce le mafie e le sue infiltrazioni nella politica e nell'amministrazione pubblica, che rende note le collusioni lobbistiche e massoniche, non può che essere tutelato in questa sua battaglia per non finire stritolato dall'aggressione repressiva/punitiva da parte dei soggetti denunciati. Stando al presente, l'Italia è sempre meno un sistema democratico, Berlusconi inquina la vita pubblica per via del suo conflitto personale con la giustizia dalla quale si vuole sottrarre anche a spese della tenuta del paese, il governo è fragile dunque tenterà la spallata finale alle istituzioni (corruzione dei parlamentari compresa) per poter garantire l'impunità del premier ed evitare il tracollo: in questo quadro, allora, nessuna riforma della giustizia e nessuna riforma dell'immunità parlamentare è possibile. Nemmeno a parlarne come ipotesi.

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