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Comunicato Stampa

Salario minimo, la posizione critica dei Liberaldemocratici italiani

Paola Bergamo Coordinatore nazionale del Partito dei Liberaldemocratici italiani: questo provvedimento non ci convince perché, come si è fatto già con i contratti atipici e con le delocalizzazioni, indebolisce le relazioni sindacali e ridimensiona la contrattazione.

FotoLa proposta di legge sul salario minimo, a 9 euro l'ora, che è stata ieri depositata alla Camera da quasi tutte le opposizioni, riapre per l’ennesima volta una questione affrontata da moltissimo tempo sia nel dibattito politico che nel dibattito sindacale ed è un tema che ha sempre diviso piuttosto che unire, come sta già succedendo anche adesso.

Noi del partito Liberaldemocratici Italiani pensiamo che, come sta avvenendo da tempo, le direttive europee fanno delle forzature, tentando di armonizzare e uniformare tutti allo stesso modo, senza tener conto delle diversità fra paesi, sia nelle legislazioni e sia nella storia e nella capacità della contrattazione.

Ci sono paesi che non hanno le stesse tutele dell’Italia, per questo non si può omogeneizzare la normativa sindacale di tutti, facendo un danno a chi è in uno stato più avanzato. Questo provvedimento non ci convince perché, come si è fatto già con i contratti atipici e con le delocalizzazioni, indebolisce le relazioni sindacali e ridimensiona la contrattazione.

Noi del partito Liberaldemocratici Italiani siamo convinti che, in Italia, la contrattazione tuteli già a sufficienza il salario di base e non vi è bisogno di una legge che potrebbe portare ad una riduzione del minimo stabilito nelle normali relazioni sindacali, dove sono le due parti, nella loro autonomia, che nel sottoscrivere il contratto, decidono le quantità che vanno assegnate ai salari.

Se poi l’idea è quella di intervenire sui contratti pirata, come si lascia trasparire, allora si proceda con la misurazione della rappresentanza e della rappresentatività delle sigle firmatarie, in modo che quello che si contratta non sia in pejus rispetto a quello delle organizzazioni comparativamente maggiormente rappresentative e soprattutto che dalle controparti non si possano scegliere i sindacati di comodo.



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