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Smart City = City Covid-free Tecnologie al servizio della collettività: su secsolution magazine

21/05/20

L’emergenza Coronavirus ha messo in luce quanto siano fragili e precarie le fondamenta sulle quali si reggono le nostre società democratiche, con tutti i loro pregi e difetti.

FotoLa Fase 2 è stata annunciata e, salvo specifiche ordinanze comunali che potranno essere emanate, somiglia ancora molto, ahinoi, alla Fase 1. Peraltro le 20 regioni e gli oltre 8mila comuni italiani non potranno ripartire alla stessa maniera perché presentano peculiarità, tecnologie e livelli di aggressione epidemica anche molti diversi fra loro. Secondo Ernst & Young oltre il 20% dei capoluoghi italiani ripartirà faticosamente perché privo di infrastrutture e tecnologie atte ad una ripartenza piena (che comunque, allo stato, non è prevista). Eppure è proprio la tecnologia la migliore arma delle città per diventare non solo smart, ma soprattutto covid-free.Che, forse, sarà proprio la nuova definizione di smart.

Secondo un articolo di Forbes, le città smart possono tracciare le persone infette e aiutare a far rispettare il distanziamento sociale: la Corea del Sud utilizza da mesi uno Smart City Data Hub che raccoglie i dati da telecamere e altri sensori disseminati sul territorio, identificando le persone con cui gli infetti sono entrate in contatto. Alle nostre latitudini ci sarebbero grossi sollevamenti di scudi in materia di privacy e di rispetto dei diritti fondamentali della persona: l’esperienza coreana potrebbe però essere una base di ragionamento per utilizzare su larga scala dei dati (big data, invero) di cui già le città dispongono, dal momento che un’app a download volontario come Immuni non potrà essere di grande efficacia.

Sanzionare il mancato distanziamento

E ancora: le città potrebbero valutare l’efficacia delle misure di distanziamento sociale messe in campo, conteggiando (con i sensori pedonali) di quanto sono diminuiti il traffico pedonale e il traffico veicolare (attraverso i sistemi di lettura delle targhe) rispetto agli scorsi anni nello stesso periodo e mettendo a punto degli algoritmi in grado di misurare la distanza sociale tra le persone, capaci anche di evidenziare e sanzionare eventuali violazioni. Non è fantascienza: l’hanno fatto dei ricercatori a Newcastle, in Inghilterra, con successo.

Individuare subito i rischi

Come far sì che le città possano gestire l’attuale crisi e porre in essere dei modelli procedurali e disciplinari efficaci? L’uso della sensoristica in campo e del wi-fi pubblico permettono di monitorare la mobilità in tempo reale e di potenziare gli strumenti di emergenza e allarme di cui le città sono dotate. Mappando le città in base al loro grado di “rischio Covid-19”, si potrebbero mettere in campo dei correttivi rapidi ed efficaci senza subire l’effetto sorpresa, partendo dall’assicurazione dei servizi prioritari: raccolta dei rifiuti, pulizia e sanificazione delle strade, distribuzione mirata delle forze di sicurezza per presidiare le aree a rischio, immediata convocazione di task force (anche di realtà di volontariato) per agevolare le categorie a rischio nell’approvvigionamento di cibo, farmaci e beni di prima necessità.

Funzionalità smart anticovid

Da lì si potrebbe partire con lo step successivo: un modello di partenariato pubblico-privato che metta a fattor comune tutti i dati rilevanti per minimizzare l’impatto del Covid-19 nella vita sociale e nelle attività economiche. Il tutto ovviamente previa integrazione dei sistemi informativi di tutti i presidi ospedalieri e sanitari, volta ad ottenere un monitoraggio costante della disponibilità di DPI, macchinari da lavoro e posti letto e in grado di valutare il tasso di occupazione del personale e la disponibilità di servizi e strutture, in modo da gestire in maniera smart anche l’eventuale trasferimento di pazienti e personale medico-sanitario.

Non farsi trovare impreparati

L’emergenza Coronavirus ha messo in luce quanto siano fragili e precarie le fondamenta sulle quali si reggono le nostre società democratiche, con tutti i loro pregi e difetti. Se sapremo trarre una lezione da questa crisi, è che occorre potenziare oggi gli strumenti e le procedure che si permettono di innescare un allarme precoce. La racconta di big data e l’intelligenza artificiale permettono di simulare scenari e ipotizzare dove potranno svilupparsi dei focolai...con tutto ciò che ne consegue in termini di approvvigionamento di beni e servizi di base, ma anche di attutimento dell’impatto economico di una crisi che - si chiami Covid, terrorismo o cybercrime - non sarà né la prima né l’ultima. Ma alla prossima dovremo essere più preparati.

Secondo Ernst & Young la ripartenzain Italia sarà a macchia di leopardo:facile nel Centro-Sud; lenta (per la scarsaresilienza) a Roma, Napoli e Palermo; in frenata (causa alto contagio) al Nord, a partire dalle martoriate ma smart Milano, Bergamo, Brescia, Piacenza, Venezia, Torino, Bologna, e critica (alto contagio e scarsa resilienza) in specifiche città come Lodi, Forlì, Como.



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