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Comunicato Stampa

Barbablù in Drammaterapia, 11 dicembre, pièce in quattro atti di E. Gioacchini

23/11/10

A dicembre, in scena a Roma, il “Barbablù” dell’Atelier di Drammaterapia LiberaMente, riduzione drammaterapica della favola di Barbablù di J. Perraul, ispirata alle gesta eroiche e sciagurate di Gilles de Rais. L’opera è scritta e diretta dal criminologo, psichiatra e drammaterapeuta Ermanno Gioacchini, con la co-regia di Maria Pina Egidi ed è stata allestita nel contesto del corso di drammaterapia per le risorse per gli allievi del primo anno dell’Atelier. L’evento avrà luogo presso la Scuola di Musica e Multimedia VideoAmbiente (quartiere Ostiense)

Blue Beard: To Want, To Need, To Be. Tutta la pièce è costruita su tre tematiche fondamentali: il rapporto dell'individuo con il Destino, l'influenza parentale su quest'ultimo e la relazione con l'oscuro. Esse si affacciano costantemente nei dialoghi tra i personaggi, in modo diretto, ma pervadono comunque sempre l'opera attraverso l'uso simbolico, materico o interpretativo, delle scene. Attraverso gli intesi dialoghi degli attori nasce un nuovo racconto, capace di condensare storia, leggenda e motivi psicologici dell'umano. Già nel prologo, avviene un sovvertimento inquietante: questa volta a narrare la fiaba sono una bambina ed una giovinetta agli adulti in sala: il rovesciamento nella committenza sta a simboleggiare il ritorno del mito alla sua origine, lì da dove è scaturito, dalla vicenda umana che ha tradotto in racconto epico, in favola, una realtà ancor prima condivisa. Ed ancora questa ora collude nello scambio delle parti tra le due piccole narratrici ed il pubblico. Le bambine sono vestite dello stesso abito (un tubino bianco strisciato con un motivo alla Mondrian) che nel prosieguo della piece indosseranno anche le tre interpreti dell'ultima moglie di Barbablù: intuibile simbolo di destini che debbono diventare consapevoli per davvero sottrarsi all'epilogo della storia. Lo spazio tra interprete e spettatore è sin da questo inizio annullato, capovolto rispetto alla logica razionale: il vero spazio, semmai, sarà quello superato o reso grande dalle resistenze identificative sollecitate in sala.
"I miti ci guardano costantemente e noi dobbiamo riuscire a sostenerne lo sguardo" afferma Hilmann; bisogna riconoscerli dietro le maschere dei nostri modelli di funzionamento sociale e privati, oltre i nostri desideri, più avanti del concetto di “curiosità” che il testo letterale di Perrault celebra quale movente all’infrazione, oltre l’uscio di quella porta. L’autore della drammaturgia, scandaglia dentro la conosciutissima ed inquietante fiaba, le tematiche del perturbante che dormono silenziose in una parte di umanità tra noi, che comunque tutti partecipano da attori o spettatori, come la cronaca costantemente ci mostra. Il criminologo E. Gioacchini sembra poter dire che per il Gilles de Rais storico, probabilmente, non vi sarebbe stato molto da fare e persino Barbablù, alla mantenuta promessa della sua sposa, forse avrebbe dato corso all'ennesimo delitto. Ma dentro la storia di un vero omicida seriale, favolesco, come nella fiaba di Perrault o storico nel personaggio di Gilles de Rais, la pièce ha preso in prestito la loro vera "follia", per leggervi i simboli e la trama di un incontro tra partner ed il timore di non essere amati; la discussione sul corredo di quanto un amante porta all'altro nell'unione d'amore e nella potenziale distruzione del sogno; l’ipocrisia. che traveste di signori e signore i mostri che sono nell’umanità, ma anche la coscienza comunque pronta al risveglio, e, nell’amore, al rapimento senza delitto dell’anima.
L'evento performativo è gratuito ed offerto dall'Atelier di Drammaterapia Liberamente. Obbligatoria la prenotazione a dramatherapy@alice.it o al numero 3403448785.



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