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Conferenza Antenati carbonari e patrioti: i Mottola di Altavilla Silentina (Salerno)

19/03/11

Giovedì 17 marzo 2011 si è svolta ad Altavilla Silentina (Salerno) -nell’ambito del 150° anniversario della dichiarazione dell’Unità d’Italia (17/3/1861-17/3/2011)- la conferenza Antenati carbonari e patrioti: i Mottola di Altavilla Silentina (Salerno), svolta da Maurizio Mottola, psichiatra e psicoterapeuta, giornalista pubblicista, cui ha fatto seguito un partecipato dibattito -moderato da Oreste Mottola condirettore del settimanale UNICO-, con interventi dello storico Gaetano Ricco e del numeroso pubblico.

Giovedì 17 marzo 2011 si è svolta ad Altavilla Silentina (Salerno) -nell’ambito del 150° anniversario della dichiarazione dell’Unità d’Italia (17/3/1861-17/3/2011)- la conferenza Antenati carbonari e patrioti: i Mottola di Altavilla Silentina (Salerno), svolta da Maurizio Mottola, psichiatra e psicoterapeuta, giornalista pubblicista, cui ha fatto seguito un partecipato dibattito -moderato da Oreste Mottola condirettore del settimanale UNICO-, con interventi dello storico Gaetano Ricco e del numeroso pubblico. Ecco una sintesi della conferenza.
“Nell’esperienza carbonara e patriottica furono coinvolte tre generazioni della mia famiglia di appartenenza: Gaetano Mottola (1761-1847), il suo figlio ultimogenito Giosuè Mottola (1801-1844) ed il suo nipote Lorenzo Mottola (che era figlio del suo primogenito Antonio Mottola).
Questa esposizione Antenati carbonari e patrioti: i Mottola di Altavilla Silentina (Salerno) vuole essere un contributo alla consapevolezza ed alla accettazione del fatto che tutti abbiamo una storia e che questa storia ci pervade e ci attraversa.
Ogni nazione, ogni famiglia, ogni sistema (squadra, gruppo, ambiente di lavoro, ambiente scolastico) possiede delle proprie regole e valori, spesso non esplicitati ed acquisiti dai componenti del sistema in maniera non consapevole.
Le dinamiche nascoste che mantengono legati gli individui alla propria nazione, alla propria famiglia, al proprio gruppo sono una modalità di appartenenza e queste lealtà a valori, idee, leggi del sistema sono spesso invisibili ed inconsapevoli e ci spingono ad attuare degli atteggiamenti e dei comportamenti che condizionano la nostra vita, sia le cognizioni, sia le emozioni, sia le relazioni.
Possiamo infatti renderci conto che la nostra vita spesso viene condizionata da atteggiamenti e comportamenti che non sono proprio nostri, ma che appartengono ad altri membri della famiglia, magari scomparsi da tempo, e che esercitano ancora un certo influsso e quindi di fatto limitano la nostra libertà.
Anche se razionalmente ci diciamo che le colpe dei padri non possono ricadere sui figli, in realtà da un punto di vista antropologico e psicosociale invece esercitano delle interferenze, che possono bloccarci nella nostra crescita e maturazione come individui ed anche come cittadini.
Esiste un vincolo particolare, come un legame biologico, con tutti i membri della nostra famiglia e della nostra nazione. Esistono legami invisibili e non percepibili anche con quei membri che non abbiamo mai conosciuto e di cui non abbiamo mai sentito parlare.
Acquisendo cognizioni sul nostro passato personale e collettivo si può entrare in contatto con informazioni importanti su ciò che disturba o favorisce l'equilibrio nelle relazioni tra i componenti del sistema, migliorando in genere la relazione con se stessi e con il mondo, in un processo graduale e creativo di consapevolezza, accettazione e riparazione.
Sono d’accordo con Gian Battista Vico, per cui la storia è "scienza" appunto nella misura in cui essa aiuta l'uomo a rendersi conto dei propri limiti, della propria dipendenza, ciò che la natura -a suo giudizio- non è in grado di fare con altrettanta incisività. Inoltre la storia è caratterizzata da "corsi e ricorsi", al punto che la barbarie può sempre tornare in auge.
Ecco che occorre, dunque, individuare le forze di ogni sistema di relazioni, riconoscendole e volgendole al positivo, in modo da far sì che i conflitti possano trovare una possibile soluzione.
Nello specifico Gaetano Mottola, nato ad Altavilla Silentina nel 1761 e morto nel 1847 all’età di 86 anni, figlio di Antonio Mottola e Camilla Bocchile, fu presidente del Tribunale di Avellino e come carbonaro e patriota guidò nel 1799 la popolazione locale contro i borbonici ed a favore del rinnovamento giacobino. Fu inoltre letterato, autore del codice civile in versi. Così la Rivista Europea (volume 2 part. 3) del 1839 ne scrive a pagina 70 e 71:
“Ma nessuno giunse a fermar gli sguardi degli studiosi quanto il signor Gaetano Mottola, e di lui appunto la Cronaca bisogna tenga speciale memoria. A coloro che si lagnassero che i precetti d'Orazio sono troppo dimenticati ecco una consolazione, e che consolazione! Il signor Mottola, servo al gran dettato, omne tulit punctum (con tutto quel che segue), cercò a sé: che cosa vi è di più dilettevole? la poesia; di più utile? la legislazione. Ebbene egli s'accinse alla grande impresa, stampando il Codice delle leggi civili per lo regno delle Due Sicilie. Parte I. Tradotto in VIII rima. Versione fatta da don Gaetano Mottola. PRIMA EDIZIONE. E dopo questo compendioso frontispizio si potrebbe venire nell'esame dell'opera, ma bastino due micichini, a saggio del tutto. Ecco sull'imprigionamento della persona:
No non potrà l'arresto personale
In materia civile luogo avere
Che fra le parti pel convenzionale.
O ORDINATO dal magistral potere
O permesso dal codice attuale,
Può convenirsi per maggior dovere,
E ancora qual si vogliano persone,
De' seguenti individui ad eccezione ...
Ecco poi come si esprime sulle contestazioni matrimoniali.
Del matrimonio fatta la promessa
Avanti ad un civile uffiziale,
Per la rifazion de' dritti è ammessa,
Contro chi trasgredisce, e questo vale
A pro di chi non diede causa espressa
Che fosse ragionevole e legale;
E receder da quell'adempimento,
Ogni altra non avrà felice evento.
Or chi potrà dire che siasi rotto lo stampo delle belle opere letterarie?”.
Gaetano Mottola ebbe sette figli (quattro maschi e tre femmine), di cui l’ultimo Giosuè Mottola (nato ad Altavilla Silentina nel 1801) appoggiò i moti carbonari cilentani del 1828. Morì nel 1844 all’età di 43 anni. Il padre gli sopravvisse di 3 anni, morendo nel 1847. Entrambi dunque non videro l’Unità d’Italia.
Vide invece l’Unità d’Italia Lorenzo Mottola, che nato negli anni tra il 1830 ed il 1840, fu attivo sostenitore e partecipante dell’impresa garibaldina nel salernitano; era nipote di Giosuè Mottola in quanto figlio del suo primo fratello Antonio Mottola, che nella storia dei Mottola di Altavilla Silentina va ricordato in quanto acquistò nel 1831 a Napoli, ad un’asta, il Castello di Altavilla Silentina, che è stato proprietà della famiglia Mottola fino al 1999, per 168 anni. Infine, io discendo da Francesco Saverio Mottola, quintogenito figlio di Gaetano Mottola, fratello di Giosuè Mottola e zio di Lorenzo Mottola.
Personalmente approfondire la storia della mia famiglia e nazione mi ha sostenuto nel processo di crescita e maturazione esistenziale.”.

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