SOCIETA
Comunicato Stampa

22 Marzo, Giornata Mondiale dell’Acqua: la bambina che raccoglieva l’acqua

21/03/14

Il rifornimento quotidiano dell’acqua è un compito delle bambine che occupa loro fino a 3 ore al giorno con ripercussioni negative sulla salute e sullo studio

Sabato 22 marzo è la Giornata Mondiale dell’Acqua, risorsa per noi comune, spesso sprecata, ma in molti Paesi in via di sviluppo è qualcosa di prezioso, raro (ben 768 milioni di persone non hanno accesso ad acqua potabile) e spesso difficile da procurarsi: lunghi tragitti pieni di insidie, sentieri inerpicati vengono percorsi tutti giorni, anche tre volte al giorno, da bambine e ragazzine per rifornire d’acqua la famiglia. Perché è un compito tipicamente femminile nelle società dei Paesi a Sud del mondo e in particolare è un dovere che svolgono le bambine.
Si calcola che sul pianeta circa 200 miliardi di ore sono perse, ogni anno, per la raccolta dell’acqua e ciò incide non solo sulla salute fisica delle “piccole donne”, ma sulla loro possibilità di andare a scuola e sul rendimento scolastico.
E’ questo il caso di Ludivina, 9 anni, che vive in una regione montagnosa del Timor Leste: ogni mattina al sorgere del sole esce dalla sua casa in legno con taniche per l’acqua nelle mani, accompagnata dai due fratellini, Pasquela di 7 anni e Cipriano di 6. Insieme si fanno strada nell’erba fitta e alta, costeggiano un ripido burrone, attraversano una palude poco profonda per arrivare a un piccola collina e da qui scendere lungo una ripida scarpata per giungere, finalmente, al fiume. “Ho sempre paura quando sono in cima al dirupo e guardo giù” - ci racconta Ludivina – “state attenti!” dice ai fratellini; la bambina anziché trovarsi in cima alla collinetta dovrebbe essere a casa a far colazione, pronta per andare a scuola.
Ma Ludivina non ha scelta: l’unica entrata della famiglia proviene dalla vendita dei prodotti dell’orto e ognuno nel suo piccolo si deve dare da fare; il fiume, che scorre lento alle pendici della scarpata, è la sorgente di acqua più vicina per la sua famiglia ed è suo compito procurarla. Velocemente individua con i fratelli un punto pulito, riempie le taniche e sono tutti pronti per rifare il tragitto a ritroso, portandosi sulle gracili spalle dai 2 ai 5 litri di acqua; Ludivina deve portare le taniche più pesanti, essendo la maggiore. Nella risalita il dirupo non fa più così paura, ma si comincia a sentire la fatica: Ludivina e i fratelli impiegano ogni giorno un’ora per procacciarsi l’acqua e alcune volte percorrono il tragitto fino a tre volte. Nella sua giovane vita Ludivina perde fino a tre ore al giorno per raccogliere l’acqua, ore che potrebbe impiegare per studiare, frequentare le classi di inglese dopo la scuola e giocare con gli altri bambini. “Dopo aver preso l’acqua, devo andare a scuola” – dice Ludivina – “e spesso in classe mi sento stanca, a volte arrivo in ritardo e sono dispiaciuta per questo”
L’impossibilità della famiglia di accedere all’acqua influenza tutti gli aspetti della vita di Ludivina, partendo dalla sua capacità di terminare gli studi fino alla possibilità di avere un buon lavoro. Secondo la Campagna Because I am a Girl di Plan, se le ragazze abbandonano la scuola, aumenta notevolmente la possibilità di sposarsi ancora bambina, avere figli troppo presto per il proprio sviluppo fisico e non uscire mai dal ciclo della povertà.
Ora, però, la vita di Ludivina è cambiata – e in meglio – tramite un progetto igienico-sanitario di Plan nel Timor Leste: il villaggio dove vive la piccola è stato fornito di una pompa per l’acqua: possono usare l’acqua per cucinare, per lavarsi le mani prima di mangiare, allontando così i rischi di contrarre malattie intestinali - 1,2 milioni di bambini sotto i 5 anni ogni anno muoiono a causa della diarrea - e possono usare l’acqua per irrorare il piccolo appezzamento.
“L’accesso sicuro all’acqua pulita è essenziale” – sottolinea Tiziana Fattori, direttore nazionale di Plan Italia onlus che è affiliata a Plan International – “facilitando l’accesso all’acqua sono molteplici i benefici che ne derivano: le bambine non dovranno più trasportare pesi sulle loro gracili spalle, percorrere lunghi tragitti, saranno risparmiate da possibili lesioni fisiche, non si stancheranno, potranno andare a scuola e la percentuale di abbondono scolastico si ridurrà, inoltre, avranno più tempo per giocare”.

Nell’anno 2013 Plan - che lavora in 50 Paesi tra Africa, Asia e America Latina - ha aiutato 326.950 famiglie per migliorare le loro strutture igienico-sanitarie e ha sostenuto le comunità per costruire o ristrutturare 4.809 punti di accesso all’acqua.

Per informazioni:
Plan Italia
Brunella Pacia
Responsabile Comunicazione, PR e Ufficio Stampa
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