8 marzo: D’vel è oltre le quote rosa
Il Global Gender Gap in D’vel ha i poli opposti Usuale nel mondo IT?
D’vel, eclettica software house nel mondo IT, non ha mai sentito la necessità delle quote rosa, perché nel suo staff l’elemento femminile è sempre stato predominante.
La società è stata fondata da tre soci: Simone Celli Marchi, Jader Francia e Oriana Gentili e, man mano che sono state definite le competenze necessarie, queste sono state trovate in persone del gentil sesso: nè per una scelta politica né per motivazioni ideologiche. Stato di fatto.
Nel gruppo dei tecnici, dove è normale parlare in codice Java, sviluppare portlet in Liferay e applicazioni custom, è sorta l’esigenza di avvalersi di un Project Manager che ottimizzasse i carichi individuali, grazie al quadro completo delle variegate attività.
Per questo ruolo è stata scelta Luisa Losito, ingegnere, ex Gruppo Fabbri.
All’interno dello staff, l’anima creativa è Chiara Mambretti; Linda Dolcetto è la responsabile commerciale, Cristina Carini è nel marketing e Serena Traversi è un tecnico.
A seconda degli obiettivi aziendali, realmente condivisi, in D’vel c’è chi lavora sia full che part time, nel rispetto delle diverse esigenze di vita fuori dall’ufficio.
“Siamo imprenditori e persone insieme: questo ci fa ricordare che fuori dall’ufficio non c’è il vuoto e ci aiuta a comprendere meglio i nostri collaboratori, che preferiamo veder lavorare sereni e motivati” ci ha commentato Oriana Gentili, socia di D’Vel.
“Detassare il lavoro femminile, ridurre gli oneri sociali per le aziende attente agli equilibri di genere e di età, prevedere crediti agevolati per le imprese avviate da donne, favorire il rientro dopo la maternità: sono tutti temi importanti che speriamo presto di vedere nell’agenda del prossimo Governo”.
La partecipazione alla forza lavoro delle donne in Italia è tra le più basse dei Paesi Ocse e la più bassa in Europa. Nel 2011 solo 52 donne italiane su 100, fra i 15 e i 64 anni, lavoravano o cercavano attivamente un lavoro. In Spagna erano 69, in Francia 66, in Germania 72, in Svezia 77. Solo in Messico e Turchia erano meno che in Italia.
È vero che le donne più giovani lavorano di più: ad esempio, nella classe di età 35-44, il tasso di partecipazione è aumentato di 5 punti in un decennio. Ma rimane 15 punti inferiore al corrispondente tasso tedesco.
L’Italia è al 74° posto, su 147, nella graduatoria per le donne che lavorano del
Global Gender Gap.
Per ulteriori informazioni rivolgersi a Cristina Carini, Marketing Assistant, ccarini@d-vel.com tel. +39 (0)51 271331.
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