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Comunicato Stampa

A belluno per l’estate di san martino

30/10/14

Tra castagne e sculture nelle vie centro storico. Al via il 3 novembre uno dei simposi più prestigiosi d’Italia, con diciotto artisti provenienti da tutta la penisola

Da 29 anni il patrono di Belluno ha l'odore del cirmolo e delle caldarroste. San Martino qui è sinonimo di ex-tempore di scultura. Per una settimana – dal 3 al 9 novembre – le vie del centro cittadino vengono occupate da un gruppo di scultori che inventano, scalpellano, puliscono e danno forma a tronchi di legno morbido, chiaro sotto la corteccia rugosa. Quest'anno il simposio vede confrontarsi 18 scultori, tutti italiani. Nel 2013 era stata un'artista canadese ad aggiudicarsi il premio della giuria. “L'ex-tempore funziona su invito. Nelle edizioni precedenti – spiega Massimo Capraro, consigliere del Consorzio Belluno centro storico, che organizza la manifestazione – abbiamo avuto anche scultori dall'Argentina, dalla Polonia, persino dalla Cina”.
Quello di Belluno è uno dei simposi di scultura italiani più antichi, “e uno dei più importanti”. I commercianti bellunesi lo hanno promosso la prima volta nel 1985, per rivitalizzare il centro storico. In effetti, durante la settimana dei lavori piazza dei Martiri e le vie principali della città si riempiono di rumori sordi, schegge di cirmolo profumato, scolaresche e curiosi, artisti del legno dagli accenti più disparati. La festa si conclude con la sagra di san Martino, domenica 16 novembre.
Le statue – c'è di tutto, volpi e bestie varie, figure sinuose di donna, storie tradizionali e riflessioni sull'attualità – rimangono esposte nelle vie della città anche dopo la premiazione della giuria, per essere votate dal pubblico.
La scelta del legno non è casuale, in zona dolomitica: Belluno è vissuta per secoli dei suoi alberi. Il legno è stato per lungo tempo una delle poche ricchezze disponibili in un territorio per altro aspro e difficile da abitare. I tronchi dei boschi di montagna scendevano il Piave in forma di zattere e arrivavano fino a Venezia, dove venivano trasformati in remi, alberi di navi, sostegni della Serenissima. Oggi il Piave è un ruscello sottile, rispetto alla massa d'acqua che è stato nel Cinque-Seicento, e i trasporti si fanno su gomma, non più su acqua. Venezia non ha più bisogno dei tronchi delle Dolomiti, ma il legno continua a essere una delle ricchezze – culturali, tra l'altro – del Bellunese. “Il legno ci appartiene – riflette Capraro – e sa emozionare più di altri materiali. Sarà il profumo, il calore che emana: attira e coinvolge i bambini, stimola l'attenzione del passante. Ed è da sempre una delle maggiori forme di espressione artistica del nostro territorio”.
La prima metà di novembre è un ottimo momento per visitare il Bellunese: se il tempo è bello – e lo è spesso, tanto che si parla normalmente di un'estate di san Martino – i cieli sono tersi che quasi pungono: il freddo pulisce l'azzurro fino alla perfezione, i boschi sono quasi spogli, scarni, e i pendii si preparano all'inverno. L'ultima festa prima della neve e del freddo vero: san Martin castagne e vin. Alla sagra di san Martino si gironzola per le vie della città in festa, si gustano i prodotti locali (la castagnata è d'obbligo), si curiosa tra le bancarelle che invadono la piazza principale e gli oggetti del mercatino dell'antiquariato.

DA BELLUNO AL VAJONT SEGUENDO IL PROFUMO DEL LEGNO - Il weekend è lungo, però, e vale la pena uscire dal centro per una passeggiata tra i boschi – sempre di legno si tratta. Con la macchina si raggiunge in poco tempo un altro mondo, un'altra storia, quella terribile del disastro del Vajont. Oltre la diga – che sta ancora lì, 51 anni dopo, come un'ammonizione – in un canyon laterale alla Valbelluna ci sono il lago di Vajont (o quel che ne rimane) e i paesi sopravvissuti di Erto e Casso.
Anche a Erto da otto anni va in scena – in ottobre – un simposio di scultura che vede incontrarsi artisti da diversi paesi europei. Il filo conduttore dell'Ecomuseo Vajont, a Erto nuova, è proprio il legno. Dall'infanzia (ecco i giocattoli) all'età adulta (la cassetta di chi partiva ambulante) il legno segnava l'esistenza degli ertani: il simposio di scultura che celebra la continuità della vita dopo la tragedia del Vajont non fa che ricordarlo. Anche perché – basta guardarsi attorno – in una valle stretta di pascoli e boschi (molti più boschi oggi, rispetto a qualche decina d'anni fa: se l'uomo smette di abitare e curare il paesaggio, il bosco se ne riappropria) gli alberi sembrano venirti addosso, fanno parte dell'orizzonte quotidiano.
Non serve essere stati qui, del resto, per saperlo: in tanti, tantissimi, hanno letto i libri di Mauro Corona, ertano famoso, scrittore, scalatore e non a caso scultore. Agli alberi da lui raccontati è dedicata la sezione audio-sonora del museo, “Voci del bosco”. Ci si immerge in una stanzina della vecchia scuola che profuma di decine di legni diversi, dalla betulla al faggio al pino cembro, e Mauro Corona – che ha lo studio proprio di fronte, dall'altra parte della strada – racconta i segreti e le storie degli alberi, dando voce e parole ai boschi che si vedono dalle vetrate.
Del cirmolo, Corona scrive: «Annusando un tronco di cirmolo si comprende quanto sia importante la vita sulla terra. C'è tutto in quell'odore: la montagna, il mare, i deserti, la voglia di vivere, la semplicità. Il cirmolo ha raggiunto la serenità interiore e non fa baruffa con nessuno e con nessuno si intriga. (…) Incontra un cirmolo e il sorriso accompagnerà la tua giornata». E San Martino a Belluno è il momento perfetto per godersi il profumo del cirmolo.

INFORMAZIONI UTILI

FIERA DI SAN MARTINO – centro di Belluno: domenica 16 novembre 2014

EX-TEMPORE DI SCULTURA – centro di Belluno: 3-9 novembre 2014 (le statue rimarranno esposte fino al 16 novembre compreso)

MOSTRA VOCI DEL BOSCO – via IX ottobre 1963, Erto (PN): aperta domenica dalle 14 alle 18



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