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A strapiombo sul lago

05/11/08

"Appoggiata" a strapiombo sull'omonimo lago, Nemi - 521metri sul livello del mare - è una piacevole località dei Castelli Romani inserita nel Parco Regionale e immersa tin una lussureggiante vegetazione.

"Appoggiata" a strapiombo sull'omonimo lago, Nemi - 521metri sul livello del mare - è una piacevole località dei Castelli Romani inserita nel Parco Regionale e immersa tin una lussureggiante
vegetazione.

La sua posizione strategica, sia militare che logistica, determinò fra il IX e X sec. d.c., l'edificazione della prima torre di avvistamento in difesa dei Saraceni, attorniata inizialmente da un piccolo nucleo abitativo denominato dapprima Oppidum e successivamente, per effetto dell'espansione, Castrum (XII e XIII sec.) per la presenza di una struttura urbana che comprendeva una rocca cinta da mura e un borgo.

Sono i Colonna che portano a compimento la struttura castellare con 3 possenti torri e la cedono alla Famiglia Cenci, che successivamente nel 1572 la passa ai Frangipane, a cui si deve la ristrutturazione da castello a sontuosa residenza.

Nel 1781, il marchese Antigono Frangipane cede il Feudo di Nemi a Luigi Braschi Onesti, nipote di Pio VI, che avvia un’importante opera di abbellimento con pittori d'arte dell'epoca, Liborio Coccetti, e rifacimenti con l'architetto di fama Giuseppe Valadier.

Passò nel 1861 alla famiglia Orsini e nel 1902 alla fam. Ruspoli. Oltre al Castello-Palazzo, simbolo della cittadina anche per l'originaria torre cilindrica, troviamo all'inizio dell'abitato la moderna fontana di Diana, statua in bronzo dello scultore-orafo Luciano Mastrolorenzi, e nella piazza centrale l'erma di Caligola che riproduce l'effige dell'Imperatore.

Vale la pena a questo punto andare a ritroso nel tempo, fino all'epoca dei Romani, e rammentare il connubio tra l’Imperatore Romano e la Dea e la cittadina di Nemi.

In antichità infatti, la località intorno al Lago di Nemi, che occupa il fondo di due antichi crateri vulcanici fusi insieme per il frammentamento delle sponde contigue, era sacra a Diana, che vi aveva un santuario veneratissi mo, e Nemus, cioè "bosco sacro", Dianae era il nome della località; il lago prese anche il nome di " Speculum Dianae" ovvero Specchio di Diana, in quanto si riteneva che la Dea, oltre che protettrice delle donne, del parto, e dei figli e della caccia, vagasse nelle selve adiacenti alla ricerca della selvaggina.

Il santuario, dove si riunivano i rappresentanti di otto città Latine, è stato localizzato nella zona nord del lago: una grande piattaforma rettangolare, sostenuta da muraglioni e delimitata da un portico colonnato, rimangono resti di un altare e di un ambiente tripartito. Nei pressi sono stati rinvenuti ruderi di un teatro e di diverse dimore tra cui una villa imperiale.

Ci fu poi l'Imperatore Caligola che per i suoi fastosi spettacoli o per le sue fantastiche feste notturne fece costruire in loco due navi a chiglia piatta utilizzate sullo specchio d'acqua: una di 67mt di lunghezza e 20mt di larghezza e l'altra rispettivamente di 71mt e 24mt, ambedue in robusto fasciame di pino, rivestite esternamente di lana catramata e di lamiere di piombo, oltre a rivestimenti con preziosi marmi e mirabili sculture di bronzo, sprofondate nel fondo del lago.

Il recupero delle navi e relativo studio avvenne tra il 1928/1931 per opera di Guido Ucelli, il quale fece scavare un grande emissario e abbassò così il livello delle acque di circa. 22mt, ciò che consentì di tirare in secco i due scafi, dopo i precedenti tentativi falliti iniziati già dal 1446 da Leon Battista Alberti, da Francesco De Marchi nel 1535, nel 1827 da Annesio Fusconi e nel 1895 da Eliseo Borghi che trasse alla luce i bronzi, oltre a fibule plumbee iscritte ed alcuni mattoni bollati con il nome di Caligola (e questo permise l'attribuzione sicura all'Imperatore).

Appositamente venne costruito un edificio museale per ospitare i preziosi recuperi, di grande interesse architettonico, delle dimensioni esatte per contenere le navi, chiuso con vetrate e sormontato da una terrazza panoramica sul tetto, da cui si gode una splendida vista sul lago. Tutto peraltro inutile se si pensa che durante l'ultimo conflitto mondiale, il 1 giugno 1944, un puro atto barbarico da parte di alcuni soldati tedeschi causò l'incendio del Museo e la totale distruzione delle navi; i bronzi si salvarono perchè in precedenza trasportati a Roma presso il Museo Nazionale. Una piacevole curiosità di Nemi sono le violette che, grazie alla mitezza del clima, abbondano e rendono incantevole il paesaggio.

Prodotto tipico di Nemi sono invece le fragole, a cui in tarda primavera è dedicata una Sagra e alla quale partecipano le "fragolare" che staccano i frutti a mano e sfilano per il centro storico con il tradizionale costume: gonna rossa, bustino nero, camicia bianca, “mandruccella" candida in testa.



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