SPETTACOLO
Comunicato Stampa

Al Teatro delle Muse “Franco Corelli” di Ancona Die Zauberflöte, il Flauto magico, di W.A. Mozart

Regia di Luca Silvestrini, scene di Lucio Diana e costumi di Stefania Cempin.i. Orchestra Sinfonica “G. Rossini” e il Coro Lirico Marchigiano “V. Bellini” guidate da Giuseppe Montesano

FotoAl Teatro delle Muse “Franco Corelli” di Ancona Die Zauberflöte, il Flauto magico, di W.A. Mozart, opera in due atti composta nel 1791 da Wolfgang Amadeus Mozart su libretto di Emanuel Schikaneder, la cui prima rappresentazione avvenne al Theater auf der Wieden di Vienna il 30 settembre 1791 con  Schikaneder (Papageno) e Josepha Hofer, cognata di Mozart (Regina della notte), diretti dal compositore. 
 Dopo le prime recite, Mozart scrisse alla moglie Constanze "Sala sempre piena come sempre. Il duetto Mann und Weib e il Glockenspiel ("Suono di campane ") del finale del Primo atto sono stati bissati come al solito, come pure il terzetto dei Fanciulli del Secondo atto; ma quello che mi ha fatto più piacere è il plauso silenzioso della platea. Si vede bene quanto quest’opera stia crescendo sempre più nella stima del pubblico".

Scelta dunque molto significativa, per varie ragioni, quella della Direzione Artistica del Teatro delle Muse di Ancona di aprire la stagione lirica 2023 con l'ultima opera di Mozart  esattamente 232 anni dopo  quella  prima viennese.


 Nel Flauto magico viviamo un tessuto musicale perfetto ma anche una visione  letteraria e storica di confine e di prospettiva verso quella forma romanzesca di teatro musicale, il "romanzo di formazione" che, dal Flauto magico in poi, diventerà predominante nella narrativa occidentale dell’Ottocento.

Protagonista del Flauto magico è Tamino, un giovane, il "bel giovane, incantevole e dolce" che la prima fra le tre Dame della Regina della Notte riconosce al primo sguardo. Più avanti, quando Sarastro lo presenta all’assemblea dei Sacerdoti, Tamino sarà il  "«figlio ventenne di un re", un giovane principe che si prepara così all'incontro con la figlia di una regina.

Tamino, l'eroe giovane senza un passato, senza legami e tradizioni a cui sentirsi vincolato, è il prototipo dell’eroe tipico della futura opera tedesca: importante è che abbia solo vent’anni. Tamino, Pamina e i tre fanciulli sono:la gioventù come condizione di massima virtualità nella vita dell’uomo, espressione concreta e simbolica di una capacità di realizzarsi trasformando se stessi.

"Nell’Opera, è Sarastro il demiurgo di questa trasformazione. L’aspirazione a un rinnovamento senza rivoluzione, che dalle logge massoniche si trasferisce nella scena della Zauberflöte, trova nella comunità dei Sacerdoti un luogo d’elezione e mira a trasferire le sue virtù nel personaggio del giovane principe. Per questo Tamino personifica nella vicenda da un lato quell’«attitudine ad essere plasmata che è propria della gioventù in cerca di luce», dall’altro il senso del nuovo, l’orizzonte disposto a spalancarsi su un futuro immediato e denso di promesse"(Ernesto Napolitano).


Nel Regno di Sarastro Tamino troverà dunque natura, ragione e saggezza.


Opera di confine e di passaggio, il Flauto magico, tra elementi del passato e la visione di un mondo futuro nel quale, ciò che conta, è la maturazione di una giovane coppia. Il patto fra un uomo e una donna, segno di una nuova alleanza comunitaria,  garanzia di un ricambio fra le generazioni, strada per la felicità, il percorso di ascesi attraverso l’esperienza evolutiva.

"La Fermezza ha vinto
e per premio incorona
la Bellezza e la Saggezza
con eterna gloria".

Il Flauto magico presentato al Teatro delle Muse, con la regia di Luca Silvestrini, al suo esordio nella lirica, le scene di Lucio Diana ed i costumi di Stefania Cempini. mantiene integra la originalità dello Singspiel, forma popolare tedesca che include accanto al canto anche dialoghi parlati, inserendo in questi anche la danza come complemento delizioso: una triade che la musica dell’Orchestra Sinfonica “G. Rossini” e il Coro Lirico Marchigiano “V. Bellini” guidate da Giuseppe Montesano, abbracciano ed accompagnano rispettosamente.

 La scenografia è semplice ma, allo stesso tempo, attuale e tradizionale: una piattaforma rotonda con pareti che si muovono e che danno la possibilità ai personaggi di entrare in scena oppure di creare ombre, con delle gabbie per uccelli che calano dall’alto.

Le nuovi voci dei giovani cantanti offrono una prova convincente ed appassionata: da Maria Laura Iacobellis (Pamina) e Brigitta Simon (La Regina della Notte) a Antonio Garès (Tamino). Ma pure Jennifer Turri (Papagena),  Abramo Rosalen (Sarastro),  Carmine Riccio (Monostatos), Khatia Jikidze (Prima dama),  Sarah Hakobyan (Seconda dama), Nutsa Zakaidze (Terza dama), Alessandro Fiocchetti, Alessandro Ravasio. E

Bene anche per i tre fanciullii Pueri Cantores di “D. Zamberletti”: Sofia Cippitteli, Cateria Piergiacomi, Giovanni Tartufoli

 Infine, Levent Bakirci (Papageno – l’uccellatore), abile attore, dotato di vero " phisique du role" per un  personaggio infingardo e pauroso che però all fine troverà il suo riscatto, la sua Papagena e, poi, tanti piccoli gioiosi Papageni. 

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