ARTE E CULTURA
Articolo

Arsenale: lavori (di memoria) in corso

16/07/11

La Spezia: dentro l’Arsenale Militare freme da diversi mesi un’attività insolita: nella soffitta della Porta Principale personale in camice bianco e archivisti professionisti in tuta antipolvere da “ghostbuster” stanno recuperando con cura e perizia, pezzo dopo pezzo, registro dopo registro, l’archivio storico della Base Navale

Dentro l’Arsenale Militare freme da diversi mesi un’attività insolita: nella soffitta della Porta Principale personale in camice bianco e archivisti professionisti in tuta antipolvere da “ghostbuster” stanno recuperando con cura e perizia, pezzo dopo pezzo, registro dopo registro, l’archivio storico della Base Navale. Capitanati dalla dottoressa Susanna Ognibene, archeologa e archivista, attenta studiosa delle memorie industriali, una squadra piccola ma bene assortita, composta da due impiegati in servizio all’Arsenale (un’addetta all’implementazione del database, Giovanna Lombardi, e uno alla scannerizzazione dei fogli matricolari, Maurizio Lopreti), pulisce, ripara, riordina, archivia, digitalizza dati importantissimi.

L’archivio dell’Arsenale è una miniera straordinaria. Da ogni documento emergono frammenti di storie: istantanee, schizzi o rapide carrellate, a testimoniare un passaggio più o meno lungo nell’Arsenale.

Il compito dello storico è inventariare le tracce, le presenze, i movimenti, dar forma alla memoria affettiva di un luogo. Una memoria perduta e rinnovata attraverso un tracciato archeologico, anche se segue le impronte di una storia recente.

Il desiderio di recuperare questi materiali è nata proprio dall’Arsenale, da un militare, il Capitano di Vascello Marco Gargano della Spezia, già ideatore di “Ars Genius“, la mostra che ha celebrato i centoquarant’anni della Base Navale, che coordinandosi con la Direzione dell’Arsenale e con il Comando in Capo del Dipartimento Alto Tirreno, ha condiviso e costruito questo progetto di valorizzazione, con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio della Spezia, che ha messo a disposizione le risorse materiali, anche in vista di una mostra, e di un reading estivo a cura di Maurizio Maggiani.

Studi sull’Arsenale e sui lavoratori che vivevano nel quartiere umbertino sono in parte già stati diffusi, a cominciare dall’importante lavoro storico e fotografico delle Edizioni Giacché con Annalisa Coviello.

Questo recupero riporta alla vita un materiale preziosissimo e inedito.: mentre si celebrano i centocinquant’anni dell’Unità d’Italia, questo lavoro assume una valenza particolare, e un interesse che s’allarga molto oltre La Spezia.

E’ un lavoro sotterraneo e paziente, che procede silenzioso giorno dopo giorno, senza clamore. Attraverso la freddezza dei documenti d’archivio, in realtà si racconta la stoiria di una comunità: l’obiettivo è riportare alla luce l’identità di una città e forse, perché no, gettare le basi di una nuova ricchezza storico-culturale che potrà essere condivisa da chi la abita.

E’ la stessa dottoressa Ognibene, specializzata in Didattica museale, Archivistica, Paleografia e Diplomatica, a raccontare la storia di un progetto che s’intreccia con la storia dell’Italia unita: per l’Arsenale della Spezia sono infatti transitati marinai imbarcati sui bastimenti nella Regia Marina:

“Il progetto è partito nel maggio 2009, e riguardava all’inizio il riordino complessivo di tutto il materiale, attraverso una prima ricognizione dei locali che conservavano i fascicoli. Sono emersi sette gruppi di materiali. Il più importante è il fondo del personale storico, diviso in due parti: la prima dal 1860 alla Seconda guerra mondiale, l’altra al 1945 agli anni Settanta. Poi il fondo relativo al personale in servizio, un fondo contratti, un fondo direzione (con materiali sulla costruzione navale) e un archivio microfilm, con disegni di riproduzione tecnica. Per cominciare abbiamo messo mano all’archivio del personale storico, la parte più antica e più interessante. Sono stati rinvenuti fascicoli in stato di conservazione pessimo, perché collocati in locali sottocupole, inadatti e malsani, con infiltrazioni d’acqua. Muffe e batteri stavano distruggendo la carta”.

Da qui l’importanza di conservare il materiale finora recuperato in locali adatti: è stata dunque sgomberata, ripulita e restaurata una parte della vecchia Officina Fonderia-Zincheria, che potrebbe diventare la sede di un Polo Espositivo per l’Archeologia industriale dell’Arsenale e delle industrie collegate alla Marina.

La Dottoressa Ognibene illustra il metodo di intervento sui materiali: diecimila fascicoli e più quaranta registri stipati in pochi ambienti: “Abbiamo fatto un lavoro fisico di estrazione dei fascicoli da ripiani strapieni; per poterli maneggiare, abbiamo dovuto fare asciugare tutti i registri, arieggiarli, far diminuire il livello di umidità, provvedere alla pulitura a secco di polveri e muffe. Stiamo pensando di far costruire proprio dentro l’Arsenale apposite scatole con carta a ph neutro per la conservazione. Non siamo ancora intervenuti con un intervento di restauro, che sarà oggetto di un successivo progetto. I registri del personale contengono la storia amministrativa dell’Arsenale: quando si è conservata, è molto significativa. In una seconda fase, abbiamo provveduto alla catalogazione e alla registrazione in appositi data base delle informazioni che in futuro potranno essere rese fruibili digitalmente. I dati sono quelli anagrafici e quelli che possono essere considerati caratterizzanti, che caratterizzano ogni personaggio”.

Importanti i dati relativi alla provenienza dei lavoratori dell’Arsenale, che arrivavano da ogni parte d’Italia: da Pola alla Maddalena a Messina. Ma ci sono anche i richiami alle armi, i certificati, i permessi, i congedi, le tessere di riconoscimento, informazioni che non raccontano solo la storia di un singolo individuo, ma anche il contesto sociale in cui viveva: la tipologia della popolazione lavorativa, il livello di povertà, le malattie contratte all’esterno o sul lavoro. Alcuni di loro provenivano dagli eserciti degli Stati pre-unitari: dalla Toscana arrivò per esempio chi s’era arruolato nel Primo Reggimento Zappatori ma arrivarono anche militari del 1° Battaglione Bersaglieri dell’Italia Meridionale. Qualcuno aveva combattuto nelle campagne del 1860 e 1861. Alcuni potevano fregiarsi di una medaglia, che valeva una nota di merito.

Ci sono fascicoli con gli stati di servizio, ma ci sono anche indicazioni sugli scioperi, sui movimenti operai, sulla Prima e Seconda guerra mondiale. Non mancano schedature di natura politica, e cisono le multe e i certificati delle commissioni di epurazione.

Rimango colpita dalle punizioni con dimezzamento della paga (4/8 o 2/8) per “oziare in ore di lavoro”, “per essersi lavato le mani 4 volte più del dovuto”, “per essere stato sorpreso senza sterlina di transito” (ma il condannato aveva risposto ai superiori che stava andando al cesso...). Scopro che un arsenalotto è stato “arrestato per sparlare ad alta voce del governo del re (1881)”.

Chiedo alla dottoressa Ognibene che cosa l’ha colpita di più in questo lavoro: “Il fatto di poter percorrere, anche con un solo registro, la formazione della Storia d’Italia: il primo registro è di una bellezza rara anche solo a leggerlo, lì, nell’anniversario dell’Unità, trovi tutta la narrazione di chi ha fatto l’Italia: gente che ha fatto di tutto, le campagne di guerra, vent’anni di imbarco, che aveva prestato servizio durante l’epidemia di colera, alcuni assunti a sessanta o settant’anni nelle officine, altre assunte come cucitrici nelle velerie. Molto erano impegnati in lavori che oggi sono scomparsi. L’Arsenale ospitava l’intero ciclo di costruzione delle navi: ogni pezzo veniva costruito in fonderia o in officina. E’ un affresco di un Arsenale in fervente attività, c’era addirittura chi faceva le valvole, dunque soffiavano il vetro”.

Da dove nasce la sua passione?

“Il mio è un amore smodato per la storia. Nasco come archeologa, e questo è uno scavo archeologico. Il principio è lo stesso: uno scavo all’interno della storia, una stratificazione all’interno della quale trovi di tutto, informazioni sociologiche, urbanistiche, dati sulla tipologia della popolazione migrante. Soprattutto, si tratta di uno scavo che non è mai stato aperto, studiato, visto, analizzato. Ogni volta c’è un momento di stupore: non avrei mai pensato di trovare un materiale così raro e prezioso. Ora, con il Comandante Gargano, stiamo cercando di preservarlo e conservarlo al meglio, a futura memoria”.

Paola Settimini e Claudia Bertanza

Licenza di distribuzione:
INFORMAZIONI SULLA PUBBLICAZIONE
Paola Settimini
Responsabile account:
Paola Settimini (Responsabile pubblicazioni)
Contatti e maggiori informazioni
Vedi altre pubblicazioni di questo utente
RSS di questo utente
© Pensi che questo testo violi qualche norma sul copyright, contenga abusi di qualche tipo? Contatta il responsabile o Leggi come procedere