ARTE E CULTURA
Comunicato Stampa

Arte giapponese al Museo Santa Giulia di Brescia

03/04/14

I Musei Civici di Brescia espongono opere della collezione orientale storica e una personale di una artista giapponese contemporanea: Oki Izumi.

"Sappiamo di essere una goccia di un grande fiume ma nella storia aggiungiamo un dettaglio trasparente, gioioso e brillante"
Oki Izumi

Per comprendere appieno la poetica di Oki Izumi va conosciuto il processo rituale che si compie nella realizzazione dell'opera. Nella sua gestualità, nel suo fare c'è il ritmo stesso della storia, della vita, lo scandire di un tempo quotidiano che si stratifica. È un lavoro lento, faticoso, che richiede precisione, concentrazione, iterazione di movimenti e pause. Azione e defaticamento.



L'Artista si confronta da anni con il medesimo materiale, il vetro, precisamente il vetro industriale. Lo misura, lo taglia, lo pesa, in una ricerca che si fa numeri, calcolo: i millimetri dello spessore, i centimetri delle dimensioni, i chili del peso, il numero delle lastre, dei pezzi. "La passione"- per Oki Izumi- "è un'ossessione che può nascere solo da una visione megalomane", ma non si tratta di una megalomania fine
a se stessa, quanto dell'espressione dell'unicità del sé e della potenza delle piccole cose. La bellezza infatti è per lei nel dettaglio, nell'essenziale. Oki ricerca invero un'armonia compositiva, l'euritmia.
La genesi della sua opera è una lastra, piccola o grande che sia, ad essa se ne aggiungono altre, spesso molte altre, in un'architettura di spazi concettuali. Le sue sculture non plasmano forme, ma creano luoghi, che nella loro apparente fissitudine, non sono immoti; sono memori dell'acqua quieta che ha in sé la fluidità.
Il vetro è un materiale difficile, indomabile, costituito da aspetti duali: è rigido, duro ma anche fragile, è leggero e pesante, freddo e caldo, vuoto e pieno, trasparente e riflettente, si fa attraversare dalla luce e la respinge, la filtra e la rimanda.
Il riverbero è un fenomeno luminoso quanto sonoro, l'iter creativo produce infatti segni, tagli, spostamenti che generano rumori, tanto che ogni creazione è costituita dal suono di un percorso tracciato.
Le sue sculture portano con sé un concetto lineare di tempo, la scia del passato, il presente e la tensione verso al futuro. Sono architetture memori di antiche costruzioni: stele, templi, archi, ...quanto allusive a moderne ingegnerie protese al divenire.
La sua opera apre pertanto un fervido dialogo con il Museo di Santa Giulia, unico per quel filo che attraversa luoghi ed epoche, sede di memorie storiche stratificate nel corso dei secoli (edificato su un’area già occupata in età romana da importanti Domus, comprende la basilica longobarda di San Salvatore e la sua cripta, l’oratorio romanico di Santa Maria in Solario, il Coro delle Monache, la cinquecentesca chiesa di Santa Giulia e i chiostri).
Passato, presente e futuro non è solo il titolo di una scultura di Oki Izumi, ma è un concetto che ci appartiene, è l'esistenza medesima nella quale il tempo è il flusso del nostro essere.

Nata a Tokyo, Oki Izumi si è laureata in letteratura giapponese antica all’Università Waseda di Tokyo, ha studiato pittura e scultura con Aiko Miyawaki, Taku Iwasaki e Yoshishige Saito. Ottenuta nel 1977 una borsa di studio per la scultura dal Governo Italiano si diploma nel 1981 all’Accademia di Belle Arti di Brera, nel corso di scultura.
Ha partecipato con sue opere e installazioni alla Biennale di Venezia nel 1985 (Progetto Venezia, Terza mostra internazionale di architettura) e nel 1986 (Arte e Biologia, XLII Biennale Internazionale di Arti Visive); alla Triennale di Milano nel 1983; al Museum of Modern Art of Hokkaido a Sapporo (Giappone) nel 1991; nel 1992 alla Galleria d’Arte Moderna di Roma, nel 1998 con Paola Levi Montalcini e nel 2010 con Iko Itsuki Damiani all’Istituto Giapponese di Cultura a Roma.
Nel 2007 una mostra antologica al Museo civico di Lubiana (Slovenia).
Le sue opere si trovano anche nel Magazzino privato del Vaticano.



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