ARTE E CULTURA
Comunicato Stampa

Bianco, Blu e oltre. Porcellane e maioliche Ginori del Settecento

11/10/21

Pandolfi, accanto al grande ritorno della maiolica rinascimentale ,forse per la prima volta in assoluto, un catalogo d'asta interamente dedicato alla produzione della Manifattura Ginori.

FotoIn questo autunno che per Pandolfini è ricco di appuntamenti in tutti i settori e con molte novità, gioca un ruolo importante il dipartimento di Porcellane e Maioliche che, accanto al felice e atteso ritorno di un’asta esclusivamente di maiolica rinascimentale, presenta forse per la prima volta in assoluto un catalogo interamente dedicato alla produzione della Manifattura Ginori.
Il prossimo 20 ottobre, dopo una mattinata dedicata alla Maiolica rinascimentale, nel pomeriggio sarà di scena la Manifattura Ginori con opere che permettono di ripercorrere la straordinaria avventura imprenditoriale, tecnico-artistica compiuta dalla manifattura fin dalla sua fondazione, avvenuta nel 1737 ad opera del Marchese Carlo Ginori che partecipò in prima persona alle ardite sperimentazioni e scelte artistiche assoldando alcuni tra i più abili tecnici dell'epoca.

Il catalogo si apre con una raccolta di pezzi rari riconducibili al primo decennio di attività, 1740-1750, per proseguire con teiere, caffettiere, tazzine, vassoi, piatti, testimonianze delle più importanti famiglie decorative, dallo "stampino", uno dei più antichi decori ancora ispirati alle maioliche medicee, ai decori a "tavolino", a "galli", alla "rosa canina" e ancora "alla sassone”.
Infine, una sezione è dedicata alla produzione scultorea, con figurine e piccoli gruppi sia di immediata derivazione classica sia realizzate attraverso un nuovo linguaggio espressivo ispirato tra gli altri al pittore François Boucher.
Per rendere almeno in parte la completezza e l’importanza della vendita si sono scelti alcuni lotti che, per motivi diversi, sono assai rappresentativi come una TEIERA, in porcellana bianca dal corpo globulare decorato in rilievo da fiori e foglie, raro esempio della tipologia definita “con testa d’ariete” in virtù delle piccole teste d’ariete poste ai lati dell’imboccatura. La richiesta per questa teiera prodotta, tra il 1745 e il 1750, come in tutte le manifatture europee a imitazione del “blanc de Chine”, è di 7.000/10.000 euro (lotto 116).
Tra gli esempi pregnanti di ispirazione orientale troviamo anche una CAFFETTIERA dal corpo piriforme dipinta in rosso ferro con un decoro orientaleggiante ispirato alle porcellane cinesi Kang–shi. Questo decoro è una variante di quello conosciuto come “del galletto rosso”, animaletto che però manca in questa elegante caffettiera realizzata tra il 1740 e il 1750, la cui stima è di 1.500/2.500 euro (lotto 209).
Ispirazione orientale anche nel decoro che raffigura una pagoda dipinta in rosso ferro su una TAZZINA a campana senza manico, che costituisce uno dei primi esiti delle ricerche sperimentali della manifattura per riprodurre le decorazioni cinesi. Bell’esempio del decoro “a palazzi cinesi”, la tazzina è in catalogo per 1.200/1.800 euro (lotto 182).
Restiamo nel 1750 con una CISTA e una TABACCHIERA. La prima ha manici a forma di conchiglia e corpo cilindrico dipinto in policromia con un decoro naturalistico, di grande attenzione pittorica, detto a “ciocchette primitive”: piccoli fiori sparsi che spuntano da un tappeto erboso, la stima è di 1.500/2.500 euro (lotto 129). La seconda, per la quale sono richiesti 4.000/6.000 euro, ha il coperchio montato in metallo dorato e dipinto con una scena di baccanale all’interno di un’elegante cartouche, cartouche che si ripete sui lati per circoscrivere piccoli paesaggi con giochi di putti, mentre sul fondo e all’interno del coperchio sono dipinte rispettivamente Diana vittoriosa e Venere e Amore (lotto 135).


Ancora, in catalogo troviamo un PIATTO, offerto a 3.000/5.000 euro, da datare al 1750 perché è uno dei numerosissimi pezzi del servizio che la Manifattura consegnò proprio in quell’anno alla marchesa Laura Marana di Genova. Al centro del cavetto, puntinato da piccoli insetti, vi è lo stemma nobiliare con la corona marchionale, mentre la tesa è ornata da un motivo stilizzato in rosso e verde, sul retro si trovano tre rametti fioriti dipinti in violetto (lotto 149).
Al quinquennio 1750-1755 appartiene un VASO dallo smalto grigiastro, il decoro a rilievo mostra due divinità sul carro di Cibele accompagnate da Fauni e ninfe e piccoli animali, mentre l’imboccatura e il piede sono ornati da una cordonatura e motivi di foglie, la richiesta è di 4.000/6.000 euro (lotto 140).
E proprio del 1755 sono un FLACONE PORTATÈ, di forma quadrangolare con pareti lisce decorate allo stampino in monocromia blu, e una importante CAFFETTIERA, dal corpo piriforme costolato, dipinta in policromia e oro con il decoro a “giuochi di bambini”, che trova un preciso riscontro in un esemplare esposto al Metropolitan Museum di New York. I due oggetti sono in catalogo rispettivamente a 1.200/1.800 euro (lotto 118) e 6.000/9.000 euro (lotto 126).
Va oltre il suo valore artistico la PLACCA in porcellana bianca che raffigura il marchese Carlo Ginori. Realizzata nel 1757 si collega, differenziandosi solo per alcuni particolari, con una medaglia commemorativa conservata al Bargello e fa parte di tutta una produzione resa possibile grazie alla cospicua raccolta di calchi e medaglie iniziata dal marchese Carlo e continuata dal figlio Lorenzo. La placca, in porcellana bianca, ha una stima di 2.000/3.000 euro (lotto 186).
Il catalogo Ginori comprendeva anche diversi modelli di vassoi, qui ne presentiamo uno realizzato nel 1760 con decoro “a stampino” dipinto in blu che raffigura al centro del cavetto un ramo fiorito e descrive un fitto motivo di rocaille e fioretti sulla tesa larga e liscia; per il VASSOIO sono richiesti 1.500/2.500 euro (lotto 186).
È, invece, di 600/800 euro la richiesta per una ZUCCHERIERA E TAZZINA CON PIATTINO realizzati anch’essi nel 1760 che, diversamente, presentano un decoro “alla sassone” dipinto in policromia e oro, la zuccheriera ha forma quadrilobata mentre la tazzina è a ciotolina (lotto 161).
Sono offerte in coppia DUE MARESCIALLE, piatti di servizio, coerenti tra loro per forma e decoro costituito da un motivo di mazzetti fioriti alternati a cartouche e valve di conchiglia, dipinto in policromia e oro (lotto 201). In catalogo a 1.500/2.500 euro le marescialle sono state realizzate nel 1770 anno di produzione anche di 12 MATTONELLE valutate nell’insieme 1.200/1.800 euro; di forma quadrata sono centrate da una riserva circolare che racchiude piccoli paesaggi con personaggi, mentre agli angoli sono posti dei quarti di cerchio che, uniti, formano un decoro concentrico a corona fogliata. Questi piccoli paesaggi agresti sono conosciuti come decoro “a paesini” o “a paesini con figure” (lotto 237).
In un campionario vasto come quello Ginori non potevano mancare le ZUPPIERE, qui ne presentiamo una ovale dal corpo sagomato e costolato sul quale si dispiega un decoro conosciuto come “al tulipano” qui realizzato con porpora, oro e colori brillanti. Realizzata nel 1780 e offerta a 1.000/1.500 euro presenta una curiosità: al suo interno è dipinto un piccolo bruco che cela, con abile ingegno, una felatura originata in fabbrica (lotto 205).
Interessante è anche il capitolo delle plastiche delle quali ricordiamo una COPPIA DI BUSTINI, un GRUPPO del 1770 e una COPPIA DI GRUPPI CON CANDELABRI del 1780. I piccoli busti in porcellana bianca raffigurano due nobili ritratti con abiti classici sorretti da una base di forma mossa decorata in rosso blu e oro. È, invece, tratto da un modello ideato dal Bruschi il soggetto della piccola plastica raffigurante l’allegoria della scultura: ai piedi di una giovane “ispirata” un putto scolpisce un busto, a fianco si trova un cartiglio con la scritta “Per te Nova gloria Caelo”. Mentre due coppie di contadinelli in atteggiamento amoroso sotto a un albero, sul quale sono posti i portacandela, sono il soggetto della coppia di gruppi con candelabri. La composizione, dipinta in policromia, vede i due seduti su una base rocciosa attorniati da alcune pecorelle: una scena che rientra nel filone bucolico agreste trasversale a tutte le manifatture europee in quel periodo. Le tre sculture sono rispettivamente stimate 700/1.000 euro la prima (lotto 194) e 3.000/5.000 euro le altre due (lotti 197 e 224).
Chiudiamo con un accenno alla produzione del XIX segnalando una POTICHE realizzata nel 1818 per la quale sono richiesti 3.000/5.000 euro. Forma e decoro s’ispirano ai manufatti cinesi: sul coperchio a cupola campeggia un cane di PHO mentre sul corpo, dipinto in piena policromia con largo uso di oro, si trovano pavoni, fagiani, quaglie e uccelli esotici. È questo un ottimo esempio di come la produzione di opere di ispirazione orientale avesse raggiunto un livello molto elevato senza diventare però imitazione (lotto 250).



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