Bixio qui si fa l'italia o si muore
peri 150 anni dell'unità d'Italia,riconosciuto dall'unità tecnica del mistero della repubblica Presso il Teatro Sant ambrogio di Seregno il 26 Marzo 2011 alle ore 21.00
Lo spettacolo
Proprio da questa celebre frase prende spunto la nuova produzione di Teatrando,
compagnia diretta dal regista e attore Silvano Ilardo, in occasione del 150esimo
anniversario dell’Unità d’Italia. Il testo del giovane drammaturgo Diego Runko, parte da
alcuni noti scritti dell’epoca risorgimentale e del primo Novecento unendo la figura
pubblica e giustamente celebrata di Giuseppe Garibaldi, a quella privata e meno nota,
quale scaturisce per esempio dal testo: “Mio padre”, che contiene i ricordi della figlia
Clelia nonché dalle “Memorie” dello stesso Garibaldi.
Giuseppe Cesare Abba, giovane patriota originario di Cairo Montenotte in provincia di
Savona, unitosi ai garibaldini a Parma, attende la partenza per la Sicilia a Quarto, il
pomeriggio del 5 maggio 1860. Abba narra gli avvenimenti degli anni immediatamente
precedenti tratteggiando le linee principali di quel processo che, attraverso moti e
rivoluzioni susseguenti, ha portato alla sua attuale condizione. Ed ecco comparire sul
palco il personaggio principale del suo racconto, Giuseppe Garibaldi che, all’età di 53
anni, rievoca le avventure della sua incredibile esistenza. Garibaldi si rende testimone di
se stesso focalizzando il racconto sulla sua vita interiore e sugli sconvolgimenti e
maremoti che la sua anima ha dovuto affrontare in parallelo alle vicende del mondo
esterno; dal primo imbarco sulla “Costanza” all’età di sedici anni ai quattro anni trascorsi
a Costantinopoli integrato nella comunità italiana, dall’incontro a Londra con Giuseppe
Mazzini e la “Giovine Italia” agli anni trascorsi in Sud America combattendo per i propri
ideali, dalla prima guerra di indipendenza contro gli austriaci alla fuga da Roma e alla
morte di Anita.
Garibaldi e Abba, insieme a circa 1160 volontari armati di vecchi fucili e privi dimunizioni
e polvere da sparo, i famosi “Mille”, si imbarcano su due vapori, “Piemonte” e
“Lombardo” alla volta della Sicilia. Dopo diverse soste ed alcune disavventure la mattina
dell’11 maggio Garibaldi e i suoi sbarcano a Marsala, dando ufficialmente inizio a quel
processo che si sarebbe concluso poco meno di un anno più tardi con l’Unità d’Italia.
Qualche anno dopo Giuseppe Cesare Abba, mentre si trova a Pisa, inizia la sua carriera
di letterato e pubblica il suo primo libro dal titolo: “Da Quarto a Volturno”. Di lì a poco si
ritrova nuovamente con Garibaldi in Trentino dove combatte con onore anche a
Bezzecca, meritandosi la medaglia d’argento al valor militare e rifiutando la croce al
merito di Savoia giudicata superiore ai propri meriti. Nel 1880 Abba pubblica un altro
testo: “Noterelle d’uno dei Mille edite dopo vent’anni”, pubblicate grazie all’appoggio e
sostegno dell’amico Giosuè Carducci. Due anni dopo, a Caprera, muore il suo ispiratore
e comandante, Giuseppe Garibaldi.
Oggi sono 1200 le lapidi in Italia che testimoniano che in quel luogo Giuseppe Garibaldi
passò, dormì o parlò
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