Bros di Romeo Castellucci alle Muse di Ancona
una dura riflessione sui meccanismi del potere che coinvolgono lingua e gesti.
Bros di Romeo Castellucci al Teatro delle Muse di Ancona, dopo l' anteprimae al LAC di Lugano ed il passaggio all'Arena del Sole di Bologna.,
BROS
Concezione e regia Romeo Castellucci
Musica Scott Gibbons
Motti Claudia Castellucci, tradotti in latino da Stefano Bartolini
Con Valer Dellakeza e con gli agenti Luca Nava, Sergio Scarlatella
E con uomini dalla strada: Stefano Allosia, Luca Arcangeli, Filippo Arganini, Filippo Beltrami, Luca Boscolo, Alberto Bulgarelli, Dario Cavalieri, Andrea Ceccarelli, Malik Chérif, Giuliano Ciao, Erasmo Cirillo, Waller Corsi, Francesco Maria Dell’Accio, Andrea Francioni, Federico Frattini, Gianpietro Lazzarin, Vincenzo Melidone, Luca Nava, Gaetano Palermo, Alex Paniz, Michele Petrosino, Alessandro Pezzali, Pierluigi Tedeschi.
Romeo Castellucci mantiene la promessa fatta l'estate scorsa ad Ancona, al termine di Inteatro Festival 2021, portando in scena circa 25 “uomini dalla strada” ai quali è consegnata una divisa da poliziotto insieme ad un codice di comportamento e un auricolare, per una dura ed esplicita riflessione sui meccanismi del potere che coinvolgono lingua e gesti.
Sono i “brothers”, i fratelli, uniti dalla divisa, con un potere del tutto illusorio perche telecomandati, da un potere che sta altrove e si diffonde come un contagio, dà ordini che generano disordine, disordine dei corpi e, immaginiamo, della società, del tessuto sociale generale.
La traccia sonora di Scott Gibbons va dentro la carne , impaurisce, qui e oggi, davanti alla guerra reale che vediamo da due mesi ma che mai è terminata in questo nostro mondo.
Dall’oscurità esce un vecchio dalla gran barba con una tunica bianca con in mano un ramo, da profeta biblico, recitando brani di Geremia:
"....Ti faranno guerra, ma non vinceranno. perchè
io sono con te per salvarti" Oracolo del Signore.
Nessuna altra parola viene detta, solo quelle scritte su teli neri con cui i poliziotti coprono il corpo del vecchio, motti in lingua latina, come "Devi negoziare con i morti", "Non puoi dire al passato cosa fare": i poliziotti, i “fratelli” invadono la scena e poi anche la platea, strisciano per terra, colpiscono e torturano, sparano a caso e portano in scena grandi pannelli con le foto di Samuel Beckett, di una scimmia o i disegni che stranamente richiamano allo sguardo le visioni oniriche dell'artista-fotografo Roger Ballen.
Si inginocchiano davanti ad un bianco idolo benedicente, in un battesimo collettivo, dove niente è finzione, tutto può accadere e accade oggi, come ci dicono Orwell e Fritz Lang, Pasolini e Castellucci.
E la scena musicale cambia, sopra la violenza dei manganelli la poesia di "Nacht und Träume" ("Notte e Sogni", D. 827), un Lied o canzone d'arte di Schubert, che annuncia l’immagine finale del bambino in tunica bianca che compare da dietro il sipario calato.
Anche lui ha sul petto il distintivo dei “fratelli” ed in mano il ramo del comando.
Appare il motto "De pullo et ovo", del pulcino e dell’uovo.
Si chiude. un cerchio poetico, biblico e terribile,
Una produzione Societas, in co-produzione con Kunsten Festival des Arts Brussels ; Printemps des Comédiens Montpellier 2021; LAC Lugano Arte Cultura; Maillon Théâtre de Strasbourg – Scène Européenne; Temporada Alta 2021; Manège-Maubeuge Scène nationale; Le Phénix Scène nationale Pôle européen de création Valenciennes; MC93 Maison de la Culture de Seine-Saint-Denis; ERT Emilia Romagna Teatro Italy; Ruhrfestspiele Recklinghausen; Holland Festival Amsterdam; V-A-C Fondazione; Triennale Milano Teatro; National Taichung Theater, Taiwan.
(Foto di Francesco Raffaelli)