Business plan gli errori più comuni: non pianificare i costi di gestione
Classificare i costi di gestione, secondo una gerarchia precisa è attività indispensabile nella redazione di un business plan. Occorre conoscere il contributo al business che ogni spesa produce.
Siamo giunti al quarto post sull’argomento.
Come le vendite devono essere classificate e dobbiamo conoscere la loro fonte, cosa le procude, quale il mix di risorse che contribuisce a generarle, quali e quanti aggregati, quale il peso nell’economia del nostro business, quale redditività prodotta da ciascuna fonte, ecc., anche i costi necessitano di una rigida classificazione, se non altro quelli che la legge fiscale impone allorché siamo chiamati a presentare il bilancio. Classificare i costi ci aiuta a definire il quadro di priorità dei medesimi e a governarne gli impatti sulla gestione, e ciò è abbastanza pacifico. Distinguere, invece, tra costi fissi e variabili, cioè sapere quali costi possono essere contratti e quali no, è già un’elaborazione più complessa che spesso richiede un approccio analitico in capo all’imprenditore e ciò non è evidente. In fase di crisi quali costi possiamo contrarre per non compromettere il nostro business? Quali le spese variabili da ridurre? Su questa domanda ci si potrebbe perdere, perché l’utilità di alcune spese è soggettiva, ciò non di meno e in via del tutto generale potremmo classificare le spese per investimento, quelle relative allo sviluppo, all’innovazione tecnologica, alla formazione, alla pubblicità, tra quelle che spesso le PMI contraggono, per resistere nello scenario competitivo. In verità noi pensiamo che ciò non sia vero, per ognuna di esse, in realtà, vi sono ragioni opposte che potrebbero indurci a classificarle come spese assolutamente necessarie. In definitiva serve classificare tutti i costi, in ragione della nostra politica commerciale e della nostra visione, e cercare di attribuire a ciascuna la giusta priorità. Ogni costo dovrebbe essere classificato secondo due logiche :
- è variabile o fisso?
- qual è il contributo al business di ciascun costo?
Pacifico che i costi fissi non possono essere contratti, dobbiamo far leva su quelli variabili per migliorare il risultato di gestione.
Tra tutti i costi variabili, quali sono quelli che generano fatturato e/o migliorano la redditività anche per via indiretta? Se riuscissimo ad individuare il contributo che ogni posta contabile genera in seno al business, avremmo fatto centro. Alcune volte può essere davvero complesso cercare di capire quanto un costo generi un beneficio! Per esempio, le spese di pubblicità generano quale beneficio? E quelli per la formazione? Che ci si creda o meno, sia i primi che i secondi sono in grado di produrre benefici misurabili, solo che sovente si preferisce non misurarli perchè è altrettanto costoso monitorarle. La misura dei costi è tema che le PMI e più sovente le microimprese, nemmeno si pongono, nel senso che non esiste un quadro di budget che ne imponga la misura e il controllo. In un business plan, però non può mancare la classficazione dei costi, la priorità dei medesimi, la distinzione tra spese variabili e fisse, il contributo al business che ciascuna spesa produce nella gestione.
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