ARTE E CULTURA
Comunicato Stampa

'c-arte di vetro' - Vetrofusione: diciassette artisti a confronto

20/05/11

Ad Avigliana (TO), nella Chiesa della Santa Croce, si inaugura la prima mostra in Valle di Susa dedicata alla vetrofusione.

Comunicato stampa


Titolo mostra: “c-arte di vetro”

Sottotitolo: Vetrofusione: diciassette artisti a confronto.

Tipologia: Vetrofusioni

Autori: Sergio AGOSTI, Paolo AMBROSIO, Ermanno BAROVERO, Coco CANO,
Giacomo DOGLIO, Theo GALLINO, Gabriele GARBOLINO, Elio GARIS,
Guido GIORDANO, Angela GUIFFREY, Pietro MOTTURA,
Francesco PREVERINO, Valerio RESTAGNO, Ciro RISPOLI,
Santo TOMAINO, Luisa VALENTINI, Nino VENTURA.

Sede espositiva: Chiesa della Santa Croce
Piazza Conte Rosso – 10051 Avigliana (TO)

Enti organizzatori:
• Associazione culturale “Arte per Voi” – Avigliana (TO)
• Associazione culturale “Dante Selva. Officina d’Arte” – Avigliana (TO)

Patrocinio: Comune di Avigliana

Vernissage: sabato 21 maggio 2011 alle ore 16,00

Durata: dal 21 maggio al 12 giugno 2011

Orario di apertura: sabato e domenica dalle 15,00 alle 19,00

A cura di: Luigi Castagna e-mail: lcastagna@artepervoi.it
e
Paolo Nesta e-mail: paolnest@tin.it

Testo critico di: Paolo Nesta

Sito web: http://www.artepervoi.it/


c-arte di vetro

L’ex chiesa di Santa Croce di Avigliana ospita dal 21 maggio 2011 una rassegna che ha dell’insolito nel panorama espositivo contemporaneo, perché composta di 32 opere in vetrofusione – due per ciascuno degli artisti – appositamente realizzate nel laboratorio di Mastro Mahel, cui si è voluto aggiungere, in apertura di mostra e come doveroso omaggio al maestro Sergio Agosti, scomparso nel 2003, un suo pezzo, eseguito nel 1995. In quello stesso anno, infatti, una collettiva, aperta dal 21 maggio all’ 11 giugno 1995 presso la Galleria Storello di Pinerolo, era stata una delle prime uscite in pubblico per un piccolo gruppo di artisti - Sergio Agosti, appunto, insieme a Coco Cano e Claudio Rotta Loria - riuniti attorno ad Elio Garis / Mastro Mahel, nell’ambito della sperimentazione della vetrofusione.

In realtà, l’officina di Mastro Mahel vantava fin dal 1978 una tradizione di esperienze, aperte alla collaborazione a più mani e inizialmente condotte nel campo della ceramica, per essere successivamente estese ad altre tecniche artistiche, fino a giungere allora, da ultimo, alle ricerche sulla vetrofusione.

L’esposizione in Santa Croce riprende ora, anche conservandone inalterato il titolo, il valore complessivo delle intenzioni già implicite nel 1995 e, nello stesso tempo, unisce al ricordo di Sergio Agosti, il significato della continuità rispetto a quelle prime esperienze, consolidato, tra l’altro, dal sensibile incremento degli attuali partecipanti all’attività di laboratorio.

Queste grandi ‘carte’ – intorno ai 90 x 90 centimetri - realizzate con sofisticate ed abilissime elaborazioni dell’arte vetraria, si avvalgono di procedimenti diversificati, che comportano, sul comune supporto, manipolazioni e assemblaggi di materiali diversi, sovrapposizioni di inserti metallici, interventi di sensibilizzazione plastica, segnica, gestuale e cromatica del ‘foglio’.
Ciascun artista, con la stessa apparente immediatezza e spontaneità con cui si trova in altre circostanze ad operare davanti e su un grande foglio di carta, è libero di agire, con il solo limite – se tale lo vogliamo considerare – di attenersi e di misurarsi con le regole dettate dalla peculiarità di quella base materica e dalle condizioni della sua alterabilità, ottenibile e insieme consentita entro i margini tollerati dall’intervento di fusione.

Mastro Mahel vigila e soprintende con discrezione, consiglia e suggerisce all’artista le strategie e gli espedienti tecnici più opportuni, proprio come fanno, con chi si accosta alla sperimentazione di mezzi espressivi a lui insoliti, il bravo artigiano incisore, lo stampatore, il maestro ceramista, il formatore …; ma, appunto, lasciando agire in piena libertà creativa ciascun operatore, egli sa di dover indirizzare il proprio intervento a favorirne la compiuta realizzazione. Solo in questo modo, come si vede bene nell’estrema varietà delle opere e delle personalità in mostra, ciascuno degli artisti può conservare e dispiegare apertamente la propria individualità ‘poetica’ (nel senso del fare artigianale-artistico, del “poiein” degli antichi greci) e, forse, proprio questo è il ‘segreto’ del perdurante successo dei laboratori di Mastro Mahel.

Paolo Nesta



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