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Comunicato Stampa

Cercatore di funghi ucciso durante una battuta di caccia al cinghiale

La LAC: la Regione proibisca questa pratica sanguinaria e pericolosissima!

Ancora una volta siamo costretti a commentare e ad indignarci per una morte tanto assurda quanto evitabilissima: quella di un cercatore di funghi che sulle montagne tra San Severino Marche e Serrapetrona è stato ucciso a fucilate semplicemente perché scambiato per un cinghiale! Ma a morire in quel modo inconcepibile poteva essere anche un escursionista, uno sportivo, oppure un semplice cittadino che voleva trascorrere una bella giornata di sole in montagna. Questo perché per almeno 4 mesi all'anno, da ottobre a gennaio compresi, le nostre montagne diventano ostaggio di una ristretta minoranza di individui armati fino ai denti che, per esercitare il loro redditizio passatempo, la caccia al cinghiale, si appropria indebitamente di intere montagne, rendendole “off limits” a tutti gli altri cittadini, aventi lo stesso diritto di loro ad usufruirne.
Questa ennesima tragedia dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno, come la caccia al cinghiale, ed in particolare la forma della “braccata”, sia una pratica pericolosissima, non solo per i cacciatori che la esercitano, ma, come si è visto, anche per chi non c'entra nulla e si trovasse per sua sfortuna nel bel mezzo di una battuta. Ma a rischiare di essere ammazzati sono anche coloro che vivono o lavorano in montagna o in campagna, perché sempre più spesso le aree delle battute di caccia al cighiale arrivano a lambire e ad includere abitazioni, agriturismi, country house, maneggi ecc..., peraltro condizionandone o addirittura inibendone le stesse attività lavorative!
Tutto ciò, grazie alla compiacenza ed alla complicità di una classe politica completamente asservita ai cacciatori ed alle loro varie lobbies, che invece di tutelare gli interessi comuni della collettività che li ha eletti quali loro rappresentanti, escogita sempre nuove forme di “deregolutaion” in favore della caccia, sia per limitare i controlli e la sorveglianza, di fatto inesistente, sia per aumentare i territori a disposzione di questa pratica. E' proprio di questi giorni la notizia che la Regione Marche intende tagliare il 40% delle spese correnti e di investimento per le aree protette marchigiane che, di fatto, porterà alla chiusura ed allo smantellamento dei parchi e delle riserve naturali regionali, a tutto vantaggio di cacciatori, ma anche di speculatori e di fuoristradisti ed enduristi. Una politica miope quanto autolesionistisca, visto e considerato che solo le aree protette marchigiane raccolgono oltre il 40% delle presenze turistiche annuali dell'intera Regione!
Come LAC chiediamo quindi alla Regione Marche di proibire la pratica sanguinaria della braccata al cinghiale su tutto il territorio regionale. Infine, è ormai tempo che la maggioranza dei cittadini si riappropri finalmente dei propri diritti e delle proprie prerogative e, magari attraverso un referendum abrogativo della caccia, releghi questa minoranza arrogante e protetta nel ruolo inutile ed anacronistico che merita!



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