ARTE E CULTURA
Comunicato Stampa

Claudia Priano vince la quarta edizione del Premio Nazionale di Narrativa Mariateresa Di Lascia

07/09/10

Claudia Priano, con “Smettila di camminarmi addosso” (Guanda), vince la quarta edizione del Premio Nazionale di Narrativa Mariateresa Di Lascia

Fiuminata (MC) – È Claudia Priano, con il romanzo “Smettila di camminarmi addosso”, edito da Guanda, la vincitrice della quarta edizione del Premio Nazionale di Narrativa Mariateresa Di Lascia, ospitata sabato 4 settembre 2010 negli spazi della Villa Comunale di Fiuminata (MC). Al secondo posto, Giuseppina Torregrossa, con “Il conto delle minne” (Mondadori), in terza posizione Margherita Oggero, con “Risveglio a Parigi” (Mondadori).

A decretare il successo dell’opera della Priano è stata soprattutto la giuria popolare, composta da 35 cittadini del Comune di Rocchetta Sant’Antonio (FG) e da altrettanti residenti nel Comune di Fiuminata (FG), i due paesi che segnano, rispettivamente, l’inizio e la fine della vicenda umana, politica e letteraria di Mariateresa Di Lascia. Se, infatti, la giuria scientifica - presieduta dal prof. Alfredo Luzi, ordinario di Letteratura Italiana Contemporanea presso l’Università degli Studi di Macerata – aveva assegnato 10 punti all’opera di Giuseppina Torregrossa, 8 punti al romanzo di Claudia Priano, e 7 punti a quello di Margherita Oggero, il favore dei lettori selezionati nell’ambito della giuria popolare è andato a “Smettila di camminarmi addosso”, un romanzo di scottante attualità, che mette a nudo la violenza e la sopraffazione di cui sono da sempre vittime le donne, con uno stile limpido e un linguaggio ironico.

Trentasei i voti conquistati da Claudia Priano, 23 le preferenze espresse dalla giuria popolare per “Il conto delle minne”, 11 quelle riservate a “Risveglio a Parigi”. La Priano, dunque, ha vinto la quarta edizione del Premio Nazionale di Narrativa Mariateresa Di Lascia con 44 punti totali, mentre Giuseppina Torregrossa ha ottenuto 33 punti e la Oggero 18.

A Claudia Priano è andato anche il premio speciale “Università di Camerino”, istituito da Unicam e attribuito da una giuria di 10 studenti iscritti alle varie facoltà dell’ateneo camerte.

«Non sono mai arrivata prima» ha detto con emozione la scrittrice genovese «e stasera è successo due volte. Ci tenevo molto a questo premio, perché è intitolato ad una donna speciale che non può essere dimenticata».


La giornata

La proiezione del video “Mariateresa e Fiuminata”; l’intervento di Antonella Soldo di Radio Radicale; i saluti delle autorità; l’intervento di Alessandro Bruciamonti, responsabile editoriale Arnoldo Mondadori per l’Università; l’intervento del prof. Alfredo Luzi, presidente della giuria scientifica; lo spoglio delle schede della giuria popolare; la cerimonia di premiazione di Claudia Priano, Giuseppina Torregrossa e Margherita Oggero; la consegna del premio speciale Università di Camerino a Claudia Priano.

Prima dello spoglio delle schede pervenute agli organizzatori da parte dei 70 membri della giuria popolare – e prima dell’intervento del prof. Alfredo Luzi, che ha reso note le motivazioni dei punteggi assegnati dalla giuria scientifica alle tre opere in concorso – la giornata si è aperta con la proiezione del video “Mariateresa e Fiuminata”, curato dal fotografo Renato Mancini. Ad accompagnare le immagini, la voce narrante dell’attrice Claudia Trecciola.

Alla proiezione del video è seguito l’intervento di Antonella Soldo di Radio Radicale, che ha voluto regalare ai presenti la possibilità di ascoltare la voce di Mariateresa Di Lascia: tra gli oltre 190 documenti audio conservati nell’archivio di Radio Radicale, la Soldo ha proposto un estratto del discorso pronunciato dalla Di Lascia in occasione del congresso del Partito Radicale del 1983.

Un intervento che ha ricordato ai presenti la forza, la passione, la sensibilità e la caparbietà che hanno contraddistinto la vicenda politica di Mariateresa Di Lascia, deputata radicale e fondatrice dell’associazione Nessuno Tocchi Caino. Virtù che emergono – ha sottolineato la Soldo – anche nella pagine del romanzo “Passaggio in ombra”, vincitore del Premio Strega 1995, e nei racconti inediti di Mariateresa.

Qualità e virtù ricordate anche dal sindaco di Fiuminata Vito Rizzo, che non ha mancato di evidenziare il carattere forte, «quasi aggressivo», della Di Lascia, indirizzato sempre a suscitare negli altri – e in se stessa – la volontà di dare il meglio, di impegnarsi a fondo, di non arrendersi mai. «Mariateresa» ha detto Rizzo «ha voluto che il suo corpo riposasse nel cimitero di Fiuminata e sulla sua lapide c’è scritto “Grazie di tutto”. Ma siamo noi a ringraziarla, per tutto ciò che ha fatto, detto, scritto. Anche da parte di tutti coloro che hanno goduto dei benefici delle sue battaglie».

Passione politica e civile, ma anche grande talento letterario e artistico. Ecco, dunque, il Premio Nazionale di Narrativa Mariateresa Di Lascia, giunto alla quarta edizione, che rende omaggio a quella che la stessa Di Lascia definiva una sua “necessità”: lo scrivere. Un premio – ha sottolineato Alessandro Bruciamonti, responsabile editoriale Arnoldo Mondadori Editore per l’Università – che ha assunto nel tempo una sua identità specifica, per il fatto di essere declinato «al femminile». «E l’editoria italiana» ha ricordato Bruciamonti «sta puntando molto sulle donne, sulle autrici».

Ranieri Castelli, sindaco di Rocchetta Sant’Antonio, ha posto l’accento sugli sforzi che due piccole realtà territoriali quali Fiuminata e Rocchetta stanno portando avanti da anni per omaggiare la figura di Mariateresa Di Lascia e per proseguire nell’offerta di appuntamenti culturali di qualità. Dopo il saluto del prof. Piero Angeli, ordinario di Chimica Farmaceutica presso l’Università degli Studi di Camerino, a prendere la parola è stato il prof. Alfredo Luzi, presidente della giuria scientifica del Premio, che ha illustrato le motivazioni dei punteggi assegnati alle tre opere finaliste.

La speaker della giornata, Giampaola Olivieri, ha poi invitato l’attrice Claudia Trecciola a leggere alcuni estratti dei romanzi in lizza per il Premio. Alla lettura è seguito l’apprezzato intermezzo musicale del duo pianoforte/tromba Federica e Massimo Ricciutelli.

Si è poi giunti all’atteso spoglio delle schede della giuria popolare e al conteggio dei voti, che hanno decretato la vittoria di Claudia Priano, presente, insieme a Giuseppina Torregrossa e Margherita Oggero, alla cerimonia di premiazione. La Priano non ha nascosto la commozione e l’orgoglio per il riconoscimento ottenuto. Le tre finaliste sono state premiate dal sindaco di Fiuminata Vito Rizzo, dal primo cittadino del Comune di Rocchetta Sant’Antonio Ranieri Castelli, dal prof. Alfredo Luzi e dal manager Mondadori Alessandro Bruciamonti. Il prof. Piero Angeli ha consegnato alla Priano anche il premio speciale istituito da Unicam.

Al termine della giornata, il pubblico ha preso parte al buffet offerto dal Comune di Fiuminata all’interno della Villa Comunale, allietato alle note del trio musicale Ceccomori-Correnti-Ottaviucci.


Le motivazioni della giuria scientifica


Giuseppina Torregrossa, Il conto delle minne (Mondadori)

Punteggio: 10

Tra amori, dolori, odori, umori, rumori, si svolge la “casalinghitudine” della voce narrante, la piccola Agata che, in una sorta di forma eccentrica di romanzo di formazione, racconta l’epopea di una famiglia siciliana in cui svolgono un ruolo fondamentale, anche se spesso non esibito, o ricusato, le donne.

Il romanzo si apre sulla sequenza di nonna Agata che insegna alla nipote che porta il suo stesso nome, come da tradizione onomastica, i segreti per realizzare delle perfette “minne”, e si chiude con l’immagine di Agata, diventata madre, che offre al figlio i primi rudimenti per impastare i dolci tipici e nel contempo gli racconta, lu cuntu na lu cuntu, la storia della martire.

In un linguaggio in cui il lessico dialettale svolge la funzione di contesto emotivo ed ambientale, quasi parole impigliate nella rete delle passioni dell’esistenza, la scrittrice oppone alla violenza del maschilismo imperante il coraggio e la dolcezza delle donne, che non sono le tracce di una sconfitta ma i segni di una acquisita coscienza del proprio ruolo. In questa prospettiva, anche il tema del corpo delle donne che attraversa tutto il romanzo assume il valore simbolico del riscatto della vita sulla malattia e sulla morte, della fecondità e dell’accoglienza sulla sterilità del potere, dell’amore sull’odio. Come insegna mamma Agata al figlio Santino: “quando senti che tutta la tua forza si trasforma in una carezza, allora la pasta è pronta….”


Claudia Priano, Smettila di camminarmi addosso (Mondadori)

Punteggio: 8

Smettila di camminarmi addosso di Claudia Priano è un romanzo di scottante attualità che mette a nudo la violenza e la sopraffazione di cui sono da sempre vittime le donne. Con uno stile limpido e un linguaggio ironico, l’autrice ci introduce nel microcosmo femminile, svelandoci gradualmente la sofferenza, i compromessi, i silenzi, le rinunce, le omissioni, i sacrifici che costellano l’esistenza delle protagoniste.

Attraverso la vicenda di Margherita e Anna, la Priano dà voce a tutte le donne sfruttate e sottomesse al potere, succubi di una violenza gratuita, spesso consumata nel luogo ritenuto più sicuro per eccellenza: la casa. La dimora si trasforma così da accogliente focolare, caro alla tradizione letteraria e popolare, a luogo di torture subdole e taciute che ripropongono il macabro rito di vittima/carnefice. In tale contesto la narratrice delinea la caratterizzazione dei vari personaggi che rimangono scolpiti nella memoria di chi legge.

Il libro è dunque l’atto di denuncia della protagonista-scrittrice la quale, in una sorta di mise en abyme, decide di raccontare la storia di cui è stata testimone, innalzando un grido d’aiuto con la speranza che possa essere ascoltato. Una denuncia della quale il lettore è chiamato a prendere coscienza, sin dal titolo del romanzo, elaborato sulla diade oppositiva ribellione/sottomissione: Smettila di camminarmi addosso.


Margherita Oggero, Risveglio a Parigi (Mondadori

Punteggio: 7

Con la complicità di un bambino, Manuel, un “quasi gnomo” dall’aria precocemente adulta, e attraverso il recupero del passato che un effetto prospettico e di distanza, la Oggero ci regala una coinvolgente narrazione.

Il suo libro, infatti, è un mirabile intreccio di figure, voci ciascuna delle quali ha una sua distintività e marca un’identità, spazi, sentimenti, dialoghi, che si modellano sul carattere dei personaggi e della loro condizione. La scrittrice offre alcuni siparietti comici, pagine di humor, un’altalena di gioiosa spensieratezza, di rimpianti e straziante dolore, di pregiudizi, contraddizioni e teneri abbandoni.

Il romanzo ci induce a riflettere sulla vita del nostro corpo, i turbamenti dell’adolescenza, l’orfanità, la maturità e la vecchiaia, il valore della diversità, soprattutto sulle forze profonde dell’affettività, l’atrofizzazione delle relazioni e il fondamento dei vincoli dell’amicizia. Nel far questo la scrittrice si avvale di un flusso verbale leggibilissimo che fa aderire alle pieghe della realtà e riprodurre il rumore della comunicazione quotidiana, del “western urbano da terzo millennio”.

Una scrittura che procede per lampi tra parole della quotidianità, talora affioranti dai bassifondi della lingua, alcuni forestierismi, forme dialettali, suggestive neoconiazioni e memorie letterarie.



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