Compravendita immobiliare. Rischi, imbrogli, truffe. Il caso : "bidonata" in Provincia di Brescia
E' giunta l'ora in cui gli acquirenti di immobili si decidano a farsi assistere da propri professionisti di fiducia ( e non da Agenzie immobiliari che su questo tema non tutelano per niente essendo in palese conflitto di interessi e che non hanno le capacità tecnico professionali idonee ) Per cui consultare un commercialista, un avvocato o altro prima di imbarcarsi in un settore infestato da squali. Diversamente si rischia di finire cosi'
Doveva trasformarsi in un nuovo ,ridente agglomerato residenziale di Brandico. Invece le case «promesse», e già parzialmente pagate da alcuni acquirenti della Bassa, non le ha più viste nessuno:cantiere fantasma per mesi, tempi di consegna(ovviamente mai avvenuta) ben oltre i termini previsti negli accordi preliminari all’acquisto, e soltanto per i clienti più fortunati il magrissimo lusso di poter visionare fondamenta e travi portanti delle abitazioni finite nel dimenticatoio. Di tutto il resto, nemmeno l’ombra.
In compenso ,dopo aver incassato quattrini sonanti da privati e fruito gratuitamente di prestazioni da artigiani di mezza provincia-ora disperati e sul piede di guerra -, la società immobiliare bassaiola nell’occhio del ciclone è finita gambe all’aria,lasciando in scomoda eredità alle famiglie, che quelle case le avrebbero dovute abitare, un fardello fatto di pesanti disagi,sia economici che personali.
D’altronde, c’è poco da girarci intorno: secondo il polverone di testimonianze e malumori che in questi giorni stanno rimbalzando da Brandico e dintorni fino a un ampio circondario di paesi bassaioli, i connotati della vicenda sono chiari.
Sogni infranti e aspettative andate in fumo:«siamo in parecchia sentirci truffati».A sostegno delle parole, i fatti.
«Nell’estate 2011 ci rivolgiamo a questa società di costruzioni per acquistare una bifamiliare in zona Borgo delle Vigne,a Brandico: in una avremmo abitato io e il mio compagno,nell’altra i miei genitori -racconta Serena R., impiegata28enne di Mairano –Tutto liscio, sembrava: a novembre firmiamo un preliminare pagando alla societàunaccontototaledi50milaeuro, la quale fissa entro il mese di dicembre2012 il termine ultimo per la consegna dell’immobile. Dopo qualche settimana ci accorgiamo però che qualcosa non va: il cantiere un giorno sì e l’altro pure è deserto, i lavori procedono a passo di lumaca e dei responsabili,ovviamente,nessuna traccia.
Cominciamo a sospettare. Poi però ci ricontattano a settembre per scegliere il colore del tetto. La casa però aveva sì e no le fondamenta. A quel punto capiamo l’antifona e ci crolla il mondo addosso.
Come se non bastasse,poco dopo scopriamo pure che la società è fallita». Che fare? Semplice: la giovane coppia decide di incassare gli assegni depositati dalla società a mo’ di garanzia in caso di inadempienze al momento della stipulazione del contratto(le banche,guarda caso,avevano già chiuso da un pezzo i rubinetti per l’emissione di fidejussioni).
Si tratta però di assegni«cabriolet», ovvero scoperti e intestati ad altra identità.Decidono allora di rivolgersi a un avvocato.
Il risultato è storia di oggi.
«Per andare a fondo di queste vicende devi continuare a spendere-si lamenta la donna- Oltre ai 50mila euro della casa,ne abbiamo spesi altri 30mila tra legali e uscite varie. Senza contare che il sogno di poter vivere in una casa tutta nostra si è volatilizzato, mandando all’aria molti progetti per il futuro e costringendoci a subire la serie di infiniti disagi che una situazione del genere può comportare».
Proprio la stessa Serena R.,tra l’altro,dopo essersi rivolta ai carabinieri, ha deciso di aprire uno «sportello» virtuale di posta elettronica, per creare una sorta di «consorzio» utile a raccogliere ulteriori testimonianze di famiglie cui è toccata sorte analoga.
È il caso, ad esempio, di Ivana M. E di suo marito, entrambi già residenti a Brandico:
la casa non l’hanno mai ricevuta;totale del«buco»superiore ai 30mila euro. «I lavori andavano parecchio a rilento, mentre i titolari della società non rispondevano mai al telefono- la testimonianza della donna -. Una volta sono addirittura scappati mentre tentavamo di raggiungerli per avere chiarimenti su quanto stava succedendo. Fatto sta che ad oggi, malgrado l’intervento del nostro legale, siamo ancora senzacasa, senza soldi e tremendamente impotenti di fronte a tutto questo». Come se non bastasse una volta scoperchiato il vaso di Pandora, si scopre che anche numerosi artigiani della Bassa si considerano vittime della società immobiliare. A Brandico, certo, ma anche altri disseminati nella provincia. Sono idraulici, fabbri,elettricisti e chi più ne ha più ne metta: in sostanza, hanno lavorato (anche per centinaia di migliaia di euro) e non sono mai stati pagati.
«Ci devono circa 200mila euro,ma ormai siamo rassegnati,sappiamo come vanno queste cose,,,», osserva con amarezza un professionista di Azzano Mella. A Torbole invece ci sono colleghi che se la passano anche peggio: «Con noi la società ha debiti che superano i 300mila euro - sbotta in rima un secondo artigiano, tra rabbia e disperazione -. Però siamo in Italia, e purtroppo dobbiamo rassegnarci». Avvocati e denunce, in certi casi, servono davvero a poco.
Restano la rabbia, l’amarezza e i sogni infranti di chi si trova senza soldi e senza casa.
Se dietro all'acquirente ci fosse stato il nostro studio è certissimo che quanto sopra non sarebbe accaduto.
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