ARTE E CULTURA
Articolo

Cristina Nunez: la fotografia e il teatro

27/11/07

Qualche anno fa ebbi la fortuna di incontrare sulla mia strada una donna dalla superba creatività e dall’animo ricco e impaziente. Le nostre strade si sono incrociate grazie alle classiche coincidenze della vita ed è stato un piccolo colpo di fulmine. Cristina è una meravigliosa artista, una fotografa dal grande cuore e una madre, che non ha bisogno di altri aggettivi!

Abbiamo cominciato a parlare e ho scoperto un suo passato da attrice e un suo progetto palpitante nell’obiettivo fotografico: provare a condividere la sua esperienza fotografica, utilizzando l’obiettivo in modo terapeutico.

Ne rimango affascinata e mi immagino come il teatro possa interagire con questo progetto in modo produttivo. Rifletto sugli esercizi base della mia formazione teatrale; su come davanti all’obiettivo si interpreti un ruolo; su come arrivare a quella semplice neutralità, fatta di energia potenziale, che non comunica altro se non se stessa.
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Cominciamo a progettare insieme e ne viene fuori un lavoro intenso, duro e meraviglioso. Scrive Cristina in un’intervista rilasciata di recente, spiegando il percorso fotografico da lei ideato:

“Il metodo completo è un percorso dalla propria essenza ai propri rapporti, al rapporto col mondo, strutturato con una varietà di esercizi di autoritratto.

Inizia con l’espressione delle emozioni più difficili per arrivare alla propria essenza. Lo svuotarci di emozioni è una vera e propria liberazione e sopraggiunge uno stato di serenità che sicuramente mostra la nostra identità essenziale e positiva del momento.

L’espressione delle parti più difficili da accettare è profondamente terapeutica, in quanto oggettivandone l’immagine ci obbliga a distaccarcene, e quindi possiamo, per così dire, passare ad altro. Inoltre, lo sguardo e la scelta dell’”opera” realizzata, una fase essenziale del processo di conoscenza, ci porta ad abituarci a quell’immagine difficile e quindi ad accettarci così come siamo.

Nel successivo esercizio si sceglie un personaggio da interpretare. Qui lasciamo redine sciolta ai nostri sogni, persino quelli negativi. E utilizzando tutta la nostra potenzialità diamo vita al personaggio, anche se è opposto alla nostra natura. E’ una sorta di allenamento alla flessibilità dell’io. Come sarei io se avessi scelto questa strada, o fossi nato in quella situazione?

In seguito realizziamo un lavoro sulla memoria e le proprie radici, ripercorrendo la propria storia attraverso la lettura intuitiva delle foto di famiglia, per poi eseguire un autoritratto rappresentando il ruolo più significativo all’interno della propria storia.

Lavoriamo poi sui rapporti interpersonali. I partecipanti scattano autoritratti sul tema della famiglia, l’amore, il lavoro, per esplorare il loro modo di relazionarsi. Infine si lavora sul proprio rapporto col mondo…”

Utilizzare esercizi tratti dal mondo tel teatro, per raggiungere lo stato di neutralità, per l’interpretazione del personaggio e per interagire con i partecipanti al corso, che altro non sono se non “il mondo”, è stata un’eperienza nuova e mi ha aperto la porta all’idea di sepre nuove “contaminazioni”, non necessariamente rivolte ad una performance.

Se siete curiosi potete andare sul sito di Cristina:

http://www.cristinanunez.it

oppure su

http://www.flickr.com/photos/cristina-nunez/collections/72157601237691148/



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