AZIENDALI
Comunicato Stampa

Demansionamento lavoratore: cos'è, come avviene e come tutelarsi

Cosa si intende per demansionamento di un lavoratore e come la vittima potrebbe tutelarsi?

FotoIl demansionamento consiste nell'attribuzione ad un lavoratore di mansioni inferiori rispetto a quelle precedentemente assegnate ed esplicitate chiaramente all'interno del contratto di lavoro. Si tratta di un fenomeno abbastanza diffuso e, proprio per questo, necessita di opportuni chiarimenti soprattutto a tutela del lavoratore. Innanzitutto è doveroso sottolineare che esistono dei casi in cui il demansionamento può essere un atto legittimo da parte dell'azienda, in caso per esempio di modifiche degli assetti organizzativi aziendali o per altri casi esplicitamente previsti sul contratto collettivo nazionale. Nonostante ciò, il demansionamento deve corrispondere ad un inquadramento immediatamente inferiore rispetto a quello attribuito (dal 5° al 6°) e deve appartenere alla stessa identica categoria.

Ad esclusione di casi in cui ci può essere la modifica significativa degli assetti organizzativi dell'azienda o di altri casi particolari rimandati al contratto collettivo di appartenenza, quindi, il demansionamento può reputarsi illegittimo. In ogni caso, a prescindere dalle mansioni assegnate, il lavoratore potrà mantenere la stessa retribuzione corrispondente al livello di inquadramento originario. Il trattamento economico, quindi, non potrà essere modificato anche nel caso di nuova organizzazione societaria.

Come può comportarsi il lavoratore in caso di demansionamento illegittimo? Nel caso in cui il datore di lavoro decida di assegnare mansioni inferiori rispetto a quelle concordate, il lavoratore potrà sicuramente dimettersi per giusta causa o richiedere il ripristino delle mansioni originarie. In entrambi i casi, comunque, avrà il diritto di richiedere il risarcimento del danno. Infine, è opportuno conoscere anche i tempi entro il quale un lavoratore ha il diritto di contestare il demansionamento da parte del proprio datore di lavoro. Infatti, nel caso in cui termini il rapporto di lavoro (per qualsiasi motivo) oppure semplicemente il datore di lavoro decida di sua spontanea volontà di ripristinare le vecchie mansioni, il lavoratore avrà 10 anni di tempo per avviare la causa.



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