ECONOMIA e FINANZA
Comunicato Stampa

Direttiva Europea Case Green: cosa cambia alle Case di Proprietà?

Nel marzo 2023, con 343 voti favorevoli, 216 contrari e 78 astenuti era stata approvata al Direttiva Europea Case Green da parte del Parlamento Europeo, che prevedeva un programma in più punti per ridurre sensibilmente le emissioni di CO2 entro il 2050.

FotoFin dalla sua pubblicazione, tuttavia, la Direttiva ha fatto molto discutere gli Stati membri, fra cui l’Italia dove la maggioranza al Governo ha espresso il suo disappunto di fronte alle scadenze imminenti previste.

Il motivo è molto semplice: nel nostro Paese le strutture su cui si dovrebbe intervenire sono decisamente troppe e non è auspicabile poterle riqualificare tutte entro il 2030, anno in cui è previsto il raggiungimento della classe minima E per tutti gli immobili europei.

Il dibattito accesso ha spinto così il Parlamento europeo a rivederne i punti nei Triloghi successivi, per trovare un accordo sul da farsi, e le ultime novità risalgono proprio ad ottobre 2023, il cui incontro ha determinato la revisione di alcuni punti.

In attesa dell’ulteriore meeting che si terrà verosimilmente entro dicembre, nei prossimi paragrafi svisceriamo la questione della Direttiva Europea Case Green, per comprendere la necessità di tale programma e cosa comporta per i cittadini italiani.

La necessità della Direttiva Europea Case Green

Prima di scoprire cosa prevede la Direttiva, anche in relazione alle ultime modifiche, cerchiamo di comprendere per quale motivo si è resa necessaria.

Il fatto che l’ambiente che ci circonda sia sempre più inquinato non è certo una novità del momento: molte sono le figure anche celebri che si sono mosse per sensibilizzare i cittadini di tutto il mondo, dalla singolare causa portata avanti dalla giovane attivista Greta Thunberg, ai gruppi di attivisti che bloccano le strade in segno di protesta.

Dati alla mano, cosa si può dire al riguardo? Secondo l’ultimo report dell’European Evironment Agency (EEA) è emerso che il 96% della popolazione urbana è esposta a livelli di particolato altamente superiori rispetto alle linee guida sanitarie.

Ti ricordiamo che il particolato è costituito da una serie di particelle di diverse dimensioni, considerate sostanze di scarto dei processi chimici, che si trovano sospese nell’aria e risultano altamente pericolose se inalate dall’uomo, perché sono in grado di finire nei polmoni e nel flusso sanguigno.

Ti basti pensare che, sempre stando alle analisi della stessa Agenzia di cui sopra, ogni anno 200 mila morti precoci sono dovute ai livelli di inquinamento, che aggravano dei quadri patologici cronici già di per sé compromessi.

Direttiva Europea Case Green: gli obiettivi principali

In una situazione così allarmante solo in ambito europeo, senza considerare dunque l’impatto devastante che hanno le aree industriali presenti nel resto del mondo, è chiaro che la Direttiva Europea Case Green acquisisce un’importanza rilevante.

Il primo provvedimento che il Parlamento europeo ha deciso di adottare è stato quello di contrastare i metodi di riscaldamento più inquinanti, considerati responsabili del 40% del consumo energetico e del 36% delle emissioni di gas serra.

Dunque, non stiamo parlando solo della volontà di rendere l’aria più salubre per gli abitanti, ma anche evitare di dipendere da altre nazioni per il rifornimento di materie prime, soprattutto alla luce dei conflitti più recenti.

Tutto ciò chiaramente ha come conseguenza anche bollette meno salate per i cittadini in grado di autogestirsi con un impianto di ultima generazione; un dato non da poco, considerando i dati inflazionistici degli ultimi anni.

Detto ciò, ecco quali sono i punti salienti presenti nella Direttiva Europea Case Green:

Gli edifici nuovi dovranno avere zero emissioni a partire dal 2028;
Gli immobili europei dovranno raggiungere almeno la classe E entro il 2030, che sale a D nel 2033;
Non sarà possibile scaldarsi con i combustibili dal 2035.

L’applicazione della Direttiva Case Green in Italia

Come abbiamo già anticipato ad inizio articolo, le disposizioni hanno fatto molto discutere anche il Governo italiano, a causa delle tempistiche stringenti per raggiungere i primi obiettivi.

Difatti, dal punto di vista immobiliare la nostra situazione richiederebbe una strada molto più lunga e articolata per riuscire a riqualificare gli impianti presenti negli edifici, che siano residenziali oppure commerciali.

La motivazione si può ricercare nei dati statistici raccolti da Enea: a fronte di 12 milioni di edifici residenziali presenti in Italia, ben 9 milioni di questi presentano una classe energetica inferiore alla D e sono stati costruiti persino prima della Legge 10/1991, emanata per la sicurezza sismica e il risparmio energetico.

Non solo, attualmente la nostra Nazione sta affrontando un periodo difficile causato dalla presenza di stipendi ancora troppo bassi per sostenere gli aumenti dovuti all’inflazione: i lavori di riqualificazione da effettuare nelle case richiederebbero l’esborso di ingenti somme di denaro, che molti non possono permettersi senza richiedere un mutuo.

D’altro canto, le stesse banche e società finanziarie non potrebbero certo accontentare tutti, dovendo comunque scegliere gli edifici con potenziale energetico più alto, causando così un vero e proprio paradosso: anche se la casa non rispecchia la Direttiva Europea Case Green, non si può ristrutturare perché il prestito viene negato, sperando di ripiegare nelle agevolazioni statali presenti.

Parlando proprio di bonus edilizi, ecco quali sono quelli attualmente in vigore:

Bonus Caldaia 2023/2024
Superbonus 90%: come fare domanda
Sismabonus 2023: Prorogato al 2025
Bonus Casa 2023: tutte le Agevolazioni
Ecobonus Sociale 2024

Novità introdotte nei Triloghi

I Triloghi che si sono susseguiti dopo la prima approvazione di marzo 2023 avevano il preciso scopo di discutere i punti più delicati della Direttiva, come le prime scadenze nel raggiungimento delle classi energetiche e il sistema di ispezione sugli impianti.

La svolta decisiva, anche se non ancora conclusiva, si è avuta con l’incontro a tempo indeterminato tenutosi il 12 ottobre, che ha portato alle seguenti novità:

Gli Stati membri possono elaborare in autonomia piani per riduzione dei consumi di energia entro il 2050, chiaramente con scadenze intermedie, intervenendo con priorità sul 15% degli edifici più energivori del Paese;
Le certificazioni energetiche tornano di competenza degli Stati membri, senza armonizzazione europea;
Cancellazione dell’obbligo di installare colonnine di ricarica nei parcheggi di edifici residenziali esistenti;
Cancellate le limitazioni di compravendita e affitto per le case che non possiedono il bollino verde UE.

Restano comunque ancora dei punti importanti da discutere, che probabilmente verranno presi in mano a dicembre, ovvero come funzioneranno i “mutui green” in termini di tassazione agevolata e i bonus edilizi destinati alle famiglie che dovranno ristrutturare la propria casa.

Esistono delle sanzioni per chi non raggiunge gli obiettivi previsti? Al momento no, ma ciò non toglie che siano gli stessi Governi ad introdurle, secondo le proprie normative.



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