Don Giovanni di Gazzaniga al Teatro Verdi di Pisa: un successo!
Un debutto ed una scommessa perfettamente riusciti per il Don Giovanni di Gazzaniga al Teatro Verdi di Pisa. Impeccabile l'interpretazione dei cantanti protagonisti, buona la regia di Pizzech, debole la direzione musicale di Bardazzi.
Don Giovanni di Gazzaniga
al teatro Verdi di Pisa
Di Gianfranco Pappalardo Fiumara
"Di poterci rallegrar ... Di poterci rallegrar... Che bellissima armonia..." queste parole, che concludono il libretto, sono la sintesi del Don Giovanni di Gazzaniga, rappresentato qualche giorno fa al Teatro Verdi di Pisa. Il tema della vivacità allegra incombe per tutta la pièce musicale in un atto unico che ha reso giustizia ad uno dei compositori più rappresentati all'epoca in Europa e purtroppo dimenticato perché altri geni hanno preso il sopravvento. Don Giovanni di Gazzaniga, datato 1787, qualche anno prima del sopravvento riconosciuto del capolavoro Mozartiano, nella versione pisana viene presentato con una scenografia essenziale ma mirata a dare il senso della verità contemplata dalla commedia in musica dove i protagonisti sono la recitazione e la recitazione da vita alla musica. La musica di Gazzaniga è briosa, ma per funzionare da un punto di vista scenico necessita di una recitazione altrettanto caratteristica e brillante ed è proprio alle doti attoriali dei cantanti che si deve l’ottima riuscita della rappresentazione pisana, vedere in modo quasi da pièce comique veneziana i protagonisti dipinti con trucchi simpatici e grotteschi ( come nel caso di Duca Ottavio, personaggio serio, perfettamente messo in scena dal tenore Roberto Cresca in una versione quasi carnascialesca ma sempre godibile e coinvolgente) e' stata una vera sorpresa, sembrava quasi di essere entrati in una atmosfera da teatro di altri tempi.
La regia di Pizzech e' essenziale e per nulla trascendentale ma nuova perché non la solita regia Don giovannesca metafisica ma terrena e teatralmente vera perché immette lo spettatore in un’atmosfera da tipico spettacolo di fine Settecento. La scelta dei cantanti che rompe la quarta parete del teatro per muoversi anche nella platea non è del tutto scontata, è un espediente del novecento ma fa sempre il suo effetto, sopratutto se i ritmi utilizzati dal Gazzaniga sono quelli della tarantella in tipico stile italiano come nel finale dell'opera .
Musicalmente i personaggi hanno dato giusto risalto alla partitura. Si deve plaudire ad iniziative del genere che riscoprono un repertorio non più messo in scena. Solo per questo i cantanti, veri protagonisti dell'azione scenica, avrebbero il merito di ottenere una statua d'oro.
Primo tra tutti e non per ordine di apparizione Roberto Cresca (Duca Ottavio) che con la sua interpretazione "stentorea" ha dato giusto risalto all'aria di Ottavio rimarcando finemente le agilità e rendendo l'aria del tutto "cesarea" spezzando di fatto il complessivo impianto dell'opera che ha arie di altri tessuto melodico. Cresca ha dato serietà al personaggio di Duca Ottavio sia teatralmente che musicalmente contrapponendo di fatto la comicità del personaggio alla serietà della fattura stilistica dell'aria. Alla performance di Federico Cavarzan (Biagio), possiamo dire bene nella vocalità impreziosita anche dalla sua bella presenza scenica. Max Jota, che ha interpretato Don Giovanni, ha dato giustezza nel ruolo rendendolo frivolo e puntando con giusti accenti ad una vocalità soave e leggera. Come attore ha brillantemente interpretato il ruolo dando giusto risalto all'azione scenica. Buona la prestazione di Yukiko Aragaki, Donna Elvira, tanto per la recitazione quanto per il canto l’aria Sposa più a voi non sono ha dato giusto risalto alla sua vocalità di tanto in tanto un pochino dura. Ottima l'interpretazione di Carlo Torriani Pasquariello: questo "vero" servo è quasi sempre presente sulla scena, più di Don Giovanni e Torriani ha un’eccellente presenza scenica che attira subito l’attenzione del pubblico e soprattutto ha dato prova di una recitazione notevolmente compiacente capace di coinvolgere anche la platea . Infine Maturina, interpretata dalla bravissima Giulia De Blasis disinvolta sul palcoscenico, dotata di una voce cristallina ed agile con un’ottima intonazione anche nei registri acuti, ci ha dato una performance vivace del personaggio descrivendone passioni umane intrise di forti emozioni.
La direzione dell'orchestra affidata al M° Federico Bardazzi invece non ha dimostrato il proprio valore nella decisione dei tempi dell'azione scenica musicale con un’esecuzione molto poco chiara rispetto all'interpretazione dei cantanti, spesso messi in difficoltà dai tempi troppo veloci e tutt'altro che vivaci.
Vorremmo sottolineare che quando sulla partitura si trova una indicazione di tempo quale "allegro ma non molto" o "allegretto" non si può - tout court - cambiare tale indicazione velocizzando a tal punto da creare difficoltà ai cantanti che hanno superato le agilità vocali solo per loro merito professionale. Inoltre , tutto molto forte! I forti nella musica barocca sono mezzi forti e i piani sono pianissimo; in questo Don Giovanni avremmo gradito da parte del direttore più colori dinamici nell'orchestra Arche' che, malgrado le poche indicazioni direttoriali, ha saputo mantenere un equilibrio strumentale degno di nota.
Una scelta quella del direttore artistico Lippi perfettamente riuscita e notevolmente apprezzata da chi vi parla. Scegliere di programmare in un teatro opere meno note ed affiancarle ad opere da repertorio concedendo un filo conduttore logico dimostra di saper conoscere come si gestisce artistacamente un teatro. Lippi, da artista formato e uomo di teatro, lo sa fare bene. Don Giovanni di Gazzaniga e' un’opera di intrattenimento perfettamente riuscita e così è stata mostrata al pubblico che è uscito molto soddisfatto. Sicuramente gli allestimenti degli altri due Convitati di Pietra, quello di Tritto (14 novembre) e quello di Pacini (21 novembre), saranno all'altezza. E Pisa dimostrerà ancora una volta di essere teatro d'avanguardia e fucina di creazione.