SALUTE e MEDICINA
Comunicato Stampa

Fibromialgia e approccio endocannabinoide

Fibromialgia e dolore misto: un approccio integrato tra neuroinfiammazione, disbiosi intestinale e nutraceutica avanzata con PEA, CELLFOOD® e SAMe.

FotoLa fibromialgia è una condizione cronica e multifattoriale in cui il dolore rappresenta il sintomo cardine, spesso accompagnato da fatica persistente, disturbi cognitivi e alterazioni dell’umore. È oggi riconosciuta come una sindrome a componente "dolore misto", che combina meccanismi nocicettivi periferici, neuropatici e disfunzionali centrali. Le evidenze più recenti suggeriscono che la neuroinfiammazione, sostenuta dall’attivazione cronica della microglia e dalla degranulazione dei mastociti, giochi un ruolo chiave nella perpetuazione del dolore e della sintomatologia associata. In questo scenario, l’integrazione nutraceutica offre nuove possibilità terapeutiche. In particolare, la Palmitoiletanolamide (PEA), sostanza endogena con proprietà antinfiammatorie e neuroprotettive, si è rivelata utile nel ridurre l’iperattivazione gliale e mastocitaria. L’associazione con CELLFOOD®, un complesso ionico arricchito di ossigeno e nutrienti essenziali, e con SAMe, molecola chiave nei processi di metilazione e sintesi di neurotrasmettitori, permette di agire su più livelli del disturbo: neuroinfiammazione, stress ossidativo, disfunzioni mitocondriali e squilibri neuroendocrini.

Un ulteriore campo di interesse riguarda la relazione tra fibromialgia e microbiota intestinale. La disbiosi, ovvero l’alterazione qualitativa e quantitativa del microbiota, può contribuire a fenomeni infiammatori sistemici e neuroinfiammatori, aggravando il quadro clinico. La gestione integrata della fibromialgia passa quindi anche attraverso il ripristino dell’equilibrio microbico intestinale.

DOLORE MISTO E SENSIBILIZZAZIONE CENTRALE NELLA FIBROMIALGIA
Il concetto di dolore misto, ormai ampiamente riconosciuto, definisce un dolore che include contemporaneamente componenti nocicettive (dovute a stimoli infiammatori o lesivi periferici) e neuropatiche (derivanti da disfunzione o lesione del sistema nervoso periferico o centrale), con un’importante componente disfunzionale di amplificazione centrale, mediata dalla sensibilizzazione del sistema nervoso centrale. Nei pazienti con fibromialgia, la disfunzione delle vie inibitorie discendenti del dolore e l’iperattività delle vie ascendenti contribuiscono all’allodinia e all’iperalgesia diffusa, non spiegabili da danni tissutali.

MICROGLIA E NEUROINFIAMMAZIONE
La microglia, principale effettore immunitario del sistema nervoso centrale, gioca un ruolo chiave nella neuroinfiammazione associata al dolore cronico. In risposta a stimoli proinfiammatori o neurodegenerativi, la microglia si attiva rilasciando citochine (IL-1β, TNF-α, IL-6), prostaglandine, ROS e altri mediatori infiammatori. Questi fattori sensibilizzano i neuroni nocicettivi e alterano la trasmissione del dolore. La microglia attivata è stata osservata in imaging PET nei pazienti fibromialgici, confermando la sua partecipazione nella patogenesi del dolore centrale.

MASTOCITI E INTERAZIONE NEUROIMMUNE
I mastociti, cellule immunitarie residenti anche nel tessuto nervoso e meningeo, rilasciano istamina, proteasi, citochine e NGF, contribuendo alla neuroinfiammazione e all’attivazione neuronale. In fibromialgia, l’attivazione mastocitaria può sostenere l’infiammazione neurogena, innescando un dialogo patogeno con la microglia. Mastociti e microglia condividono pathways comuni, tra cui recettori TLR, CB2, PPAR-α, e la capacità di risposta a stress ossidativo e ATP extracellulare. La loro interazione sinergica amplifica la risposta neuroinfiammatoria e la sensibilizzazione del dolore.

PEA: MECCANISMO D’AZIONE E RUOLO TERAPEUTICO
La palmitoiletanolamide (PEA) è un'amide degli acidi grassi, endogenamente prodotta per il controllo della neuroinfiammazione. Agisce principalmente attraverso il recettore nucleare PPAR-α, modulando l’attivazione mastocitaria e gliale, e possiede anche effetti indiretti su CB1, CB2 e TRPV1 (entourage effect). La sua azione è stata definita "ALIAmide", ovvero modulatrice dell’autolimitazione dell’attivazione cellulare. La forma micronizzata e ultramicronizzata migliora la biodisponibilità e l’efficacia clinica.

Numerosi studi clinici hanno mostrato benefici significativi della PEA micronizzata/ultramicronizzata nel dolore neuropatico, nell’osteoartrite e nei disordini del dolore centrale, tra cui la fibromialgia. In particolare, la somministrazione di PEA in associazione con integratori o farmaci ha evidenziato un miglioramento del dolore, della qualità del sonno e della funzione cognitiva. La PEA è prodotta naturalmente dal nostro organismo, ma la sua sintesi tende a diminuire con l'età. La PEA è anche presente in alcuni alimenti, come la soia, il mais, il tuorlo d'uovo e il latte materno, sebbene in quantità molto piccole.

La PEA ha dimostrato di possedere proprietà antinfiammatorie e analgesiche. Queste caratteristiche la rendono particolarmente interessante per il trattamento del dolore, sia cronico che acuto, e delle infiammazioni. Inoltre, la PEA è in grado di attraversare la barriera emato-encefalica, il che significa che può agire direttamente nel cervello. Numerosi studi scientifici, condotti a partire dagli anni '70, hanno evidenziato il ruolo della PEA nella regolazione dell'infiammazione e del sistema endocannabinoide, nonché nella riparazione dei tessuti e nella modulazione della percezione del dolore.

Gestione del dolore: la PEA ha dimostrato di avere proprietà analgesiche, il che significa che può aiutare a ridurre il dolore. Questo può includere il dolore cronico, come quello associato a condizioni come l'artrite o la fibromialgia, o il dolore acuto, come quello post-operatorio, ma anche in caso di infiammazioni.

Salute del sistema nervoso: la PEA può attraversare la barriera emato-encefalica e quindi agire nel cervello. Questo potrebbe renderla utile nel trattamento di condizioni neurologiche o neuropsichiatriche, come la depressione, l'ansia o la neuroinfiammazione.

Modulazione del sistema endocannabinoide: la PEA è un endocannabinoide indiretto, il che significa che può modulare l'azione dei cannabinoidi endogeni, sostanze prodotte naturalmente dal nostro corpo che svolgono un ruolo in molte funzioni fisiologiche, tra cui il controllo del dolore e del rilassamento.

USO DELLA PEA IN COMBINAZIONE CON IL CBD
L’associazione tra PEA e cannabidiolo (CBD) rappresenta un’interessante opzione integrata per la gestione della fibromialgia. Il CBD, fitocannabinoide non psicoattivo, esercita effetti ansiolitici, analgesici e antinfiammatori, mediati principalmente attraverso la modulazione del sistema endocannabinoide e dei recettori TRPV1, 5-HT1A e PPAR-γ. In combinazione con la PEA, si osserva un effetto sinergico nel ridurre l'attività neuroinfiammatoria, nel contenere l'attivazione della microglia e dei mastociti e nel modulare la trasmissione del dolore [Scuderi C et al. Cannabidiol–PEA synergy in neuroinflammation. Neurotherapeutics. 2014;11(3):700-708].

Questa sinergia è stata oggetto di interesse clinico, in particolare nei casi refrattari alle terapie convenzionali. L’integrazione dei due composti consente un approccio personalizzato e più tollerabile rispetto ai farmaci tradizionali, con un buon profilo di sicurezza.

APPROCCIO INTEGRATO E MULTIMODALE NELLA FIBROMIALGIA
La natura multifattoriale della fibromialgia richiede un trattamento multimodale che combini interventi farmacologici, nutraceutici e non farmacologici (terapia cognitivo-comportamentale, esercizio fisico, tecniche di rilassamento). L’integrazione di PEA nel contesto di una strategia antinfiammatoria e neuromodulante rappresenta una risorsa efficace, ben tollerata e sostenibile, soprattutto nei pazienti con dolore resistente agli approcci convenzionali.

APPROCCIO NUTRACEUTICO COMPLEMENTARE NELLA FIBROMIALGIA: FOCUS SU INTEGRATORI MIRATI
Oltre alla Palmitoiletanolamide (PEA), diversi altri integratori naturali hanno dimostrato potenziale utilità nella gestione dei sintomi fibromialgici, agendo su infiammazione, stress ossidativo, metabolismo mitocondriale e riequilibrio del microbiota.

CELLFOOD®
Si tratta di un preparato a base di ossigeno disciolto e un complesso colloidale di minerali, enzimi e aminoacidi in forma ionica, che migliora la biodisponibilità cellulare dell'ossigeno e sostiene i processi mitocondriali. In contesti di fibromialgia, dove si osserva spesso ipossia tissutale e disfunzione mitocondriale, l’uso di CELLFOOD può contribuire al miglioramento dell’energia cellulare e alla riduzione della fatica cronica [1].

SAMe (S-adenosilmetionina)
Molecola endogena coinvolta nella metilazione, nella sintesi di neurotrasmettitori e nella modulazione dell’umore, la SAMe è stata studiata per i suoi effetti antidepressivi e antinfiammatori. Alcuni trial clinici hanno evidenziato una riduzione della rigidità muscolare, dell’astenia e dei sintomi depressivi in pazienti con fibromialgia trattati con SAMe [2].

REISHI (Ganoderma lucidum)
Il fungo Reishi è noto per la sua attività immunomodulante, antinfiammatoria e adattogena. Ricco di triterpeni e beta-glucani, il Reishi può contribuire alla modulazione dell’asse HPA (ipotalamo-ipofisi-surrene), al miglioramento del sonno e alla riduzione del dolore cronico. Inoltre, svolge un’azione prebiotica e riequilibrante sul microbiota intestinale [3].

ALGOZYM® (Klamath + enzimi digestivi)
Formulazione a base di microalga Klamath (Aphanizomenon flos-aquae) e complesso enzimatico digestivo, ALGOZYM supporta il metabolismo cellulare e la digestione, favorendo l’assorbimento dei nutrienti e riducendo l’infiammazione intestinale. La Klamath è ricca di ficocianine, clorofilla, vitamine e polifenoli ad azione neuroprotettiva e immunoregolatrice. Inoltre, stimola le cellule staminali CD34+ e promuove il benessere mentale e fisico [4,5].

FIBROMIALGIA E MICROBIOTA: UN ASSE DA NON SOTTOVALUTARE
Negli ultimi anni è emersa con crescente evidenza la correlazione tra disbiosi intestinale e fibromialgia. Studi recenti hanno identificato alterazioni significative nella composizione del microbiota intestinale in pazienti affetti da fibromialgia rispetto a soggetti sani, in particolare una ridotta abbondanza di specie produttrici di acidi grassi a catena corta (SCFA), tra cui Faecalibacterium prausnitzii e Bifidobacterium spp. [6,7]. Questi cambiamenti possono contribuire a una maggiore permeabilità intestinale ("leaky gut"), promuovendo il passaggio sistemico di endotossine e mediatori infiammatori in grado di attivare la microglia e stimolare i mastociti, aggravando la neuroinfiammazione e il dolore cronico. La modulazione del microbiota attraverso prebiotici, probiotici e nutraceutici si configura quindi come una strategia promettente nella gestione integrata della fibromialgia [8,9].

L’integrazione mirata di sostanze come PEA, SAMe, Reishi, Klamath e CELLFOOD®, in sinergia con una modulazione del microbiota intestinale, può rappresentare una strategia innovativa e multimodale nel trattamento della fibromialgia. La ricerca in questo ambito è in costante evoluzione e suggerisce che intervenire sugli assi neuro-immuno-metabolici attraverso approcci integrati possa offrire sollievo concreto ai pazienti fibromialgici.

Fonte: EPITECH Group SpA – normast® MPS news n°1

Bibliografia
1. De Meirleir K. et al. Improvement of oxidative stress markers by Cellfood in chronic fatigue syndrome patients. J Chronic Fatigue Syndr. 2002;10(2):17-23.
2. Jacobsen S. et al. The efficacy of S-adenosylmethionine in the treatment of fibromyalgia: a double-blind, randomized clinical trial. Scand J Rheumatol. 1991;20(4):294–302.
3. Zhao R. et al. Ganoderma lucidum: a potential for modulating inflammatory cytokine production and enhancing immunity. Nutrients. 2019;11(6):1431.
4. Benedetti S. et al. Aph. flos-aquae supplementation reduces oxidative stress and improves immune response in humans. Nutrition Research. 2010;30(5):362-365.
5. Jensen GS. et al. Consumption of AFA (Klamath) stimulates mobilization of adult stem cells in humans. Cardiovasc Revasc Med. 2007;8(3):189-202.
6. Minerbi A. et al. Altered microbiome composition in individuals with fibromyalgia. Pain. 2019;160(11):2589-2602.
7. Clos-Garcia M. et al. Gut microbiome and serum metabolome analyses identify molecular biomarkers and altered glutamate metabolism in fibromyalgia. EBioMedicine. 2019;46:499-511.
8. Silva YP et al. Microbiota and gut-brain axis: Implications for new therapeutic strategies for fibromyalgia. CNS Neurol Disord Drug Targets. 2021;20(1):1-10.
9. Cryan JF et al. The Microbiota-Gut-Brain Axis. Physiol Rev. 2019;99(4):1877-2013.




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