GASTRONOMIA
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''Giovanni'' Icona della Trattoria dalla Caterina

13/05/08

Il poeta della ristorazione "fatta in casa" ci ha lasciati.

“Giovanni” Icona della “Trattoria dalla Caterina”

Un Amarcord…… di Giorgio Rocchi

“Giovanni” ci ha lasciati; a molte persone questo nome non dice nulla, ma a mè e a tanti cervesi, che l’hanno conosciuto, invece, sapere che non lo rivedremo più a darci il benvenuto fra le mura della “loro” Casa/Trattoria, dispiace tantissimo e con questo mio Amarcord… vorrei spiegarvi il perchè.

Amarcord…. La prima volta che mi recai con mia moglie Mirella dalla Caterina. Il consiglio di “provare quella cucina” me lo diede un amico che saltuariamente frequentava la struttura. Lo stabile che ospita gli spazi dedicati alla ristorazione, è una casa a due piani con un’ampio parcheggio circondato da piante e sempreverdi, ubicato a un paio di chilometri dopo l’Iper Rubicone sulla strada che dalla Statale Adriatica va verso Savignano. Giovanni e Caterina comprano la casa nel 1973 col preciso intento di cominciare a fare i ristoratori dopo che la Caterina aveva fatto una concreta esperienza negli alberghi della riviera. Come entri ti trovi in una graziosa sala allestita con arredi in legno massiccio e un’apparecchiatura che ti mette subito a tuo agio. Semplice, essenziale, tradizionale, molto sobria e soprattutto avverti immediatamente “i profumi di casa”. Perché è questa la sensazione che la Caterina, Giovanni, Andrea, Cristina, Lucia e gli affezionati collaboratori, vogliono trasmetterti appena ti siedi al tavolo, vestito con una tovaglia candida e delicata al tatto.
Solitamente a riceverti trovi Andrea, il nipote di Caterina, un giovane del quale puoi dire solo cose positive; ma per il momento lo lasciamo in stand bay perché vedremo più tardi di cosa si occupa all’interno dell’attività.

Amarcord…… la prima volta che conobbi Giovanni, marito di Caterina. Giovanni amava far sapere che era nato nella vicina terra marchigiana a Montalto delle Marche (provincia di Ascoli Piceno) il 15/2/1935. Non lo vedevi e non lo sentivi arrivare, poi all’improvviso appariva di fronte al tavolo e con delicatezza estrema ti salutava e con una minima riverenza, una battuta spiritosa se ti conosceva, o un commento sensato se eri un cliente nuovo, ti chiedeva cosa desideravi da bere. Spesso se il lavoro o il tempo, glielo permettevano e in attesa che Andrea venisse a prendere la comanda, cominciava a parlarti del suo podere che si trova nelle Marche nel quale coltivava e produceva l’uva che diveniva il buon nettare che ti consigliava di bere. Era orgoglioso del suo vino, lo accudiva come un bambino e se volevi fargli un dispetto dovevi chiedergli un vino etichettato e commercializzato dalle tante cantine del territorio.” Non lo fanno con amore come lo faccio io, diceva, lo fanno per far soldi”.
E qui scoprivi di che pasta era fatto Giovanni, una persona fantastica che ti metteva subito di buon umore e ti comunicava quanta voglia c’era di coinvolgerti in quei momenti di “ristoro”, tanto importanti, che solo in alcuni locali riesci a trovare.

La Caterina, Giovanni e il loro staff, non amano preparare grandi menù nella ristorazione che ti propongono; ci sono pietanze molto curate, sapori classici e tradizionali, ingredienti freschi che richiamano le stagioni nei quali vengono proposti, cotture al punto, quantità ben strutturate e, componente essenziale nella ristorazione, “le pietanze arrivano sempre caldissime”; con un servizio semplice e celere (i piatti di portata vengono sistemati al centro del tavolo e i commensali si servono da soli), curato dall’occhio vigile di Andrea che, con l’aiuto di sua moglie Cristina e la cugina Lucia, non ti lasciano mai il piatto sporco davanti, più di quel tanto, anche quando la sala è gremita fino all’ultimo posto.

Amarcord …… la prima volta che entrai dalla Caterina e vidi sul primo tavolo vicino all’ingresso della cucina, una sfoglia appena tirata al matterello e messa ad asciugare. Per mè che provengo dalla ristorazione sapere che da quella sfoglia Caterina avrebbe ricavato delle tagliatelline, ravioli, tortelloni, cappelletti conditi con dei ragù fatti alla maniera delle nostre nonne, ti faceva venire immediatamente l’acquolina in bocca.

Amarcord……. che quella prima volta, prima di sedermi, buttai l’occhio attraverso la finestra/pass della sala e intravidi cosa stava accadendo fra le quattro mura della cucina; anche allora come adesso la legna arde nel camino e la brace che ne ricavano la usano per cuocere la carne o le verdure alla griglia che ti propongono; in un angolo del camino anche un “testo” in pietra refrattaria dove cuocciono la piadina all’istante così quando ti arriva in tavola non è “sgnizza” o fredda come nella maggior parte dei locali. Solo donne in cucina e su tutte spicca la minuta sagoma di Caterina che decisa e imperiosa con il suo camice, sempre candidamente bianco, senza la più piccola macchia di unto, esegue, controlla, guida le sue collaboratrici nelle preparazioni. C’è veramente da essere più che contenti d’aver scelto quel locale, quella famiglia, quel modo di essere“serviti”.
Amarcord…… anche il giorno in cui Giovanni mi prese sotto braccio (era in estate) e mi accompagnò nei pressi di un pozzo nel cortile della loro casa. “Vieni Rocchi, mi disse in tono amichevole, voglio mostrarti dove rinfresco il vino che abitualmente serviamo ai nostri clienti”. Non ci crederete ma appesa ad una fune, calata a una decina di metri nel pozzo, stava risalendo un cestello con 12 bottiglie di vino rosso con il classico tappo a pressione che, giunte all’imboccatura del pozzo, si appannarono magicamente facendomi venire la pelle d’oca. In un altro cestello invece c’erano dei meloni e un cocomero che, più tardi, qualche ospite avrebbe sicuramente assaggiato.




Questo era Giovanni, un poeta della ristorazione, che amava il lavoro che faceva, e lo dimostrava con tanta umiltà e parecchia allegria, come quando chiamava i suoi ospiti con nomi di fantasia. Per lui Mirella, mia moglie, era la bellissima donna della trasmissione di Paolo Bonolis e se per caso non la vedeva entrare assieme a me diceva: Rocchi non vedo “Donna Fortuna” non l’avrai lasciata a casa vero? E più tardi durante il pranzo o la cena si avvicinava al tavolo e, dopo essersi sincerato che tutto fosse andato bene, ti raccontava qualche aneddoto che riusciva sempre a farti sorridere.

Per moltissimi anni ho formato giovani del settore Turistico, sia quando dirigevo il Grand Hotel di Cervia, sia come responsabile di una scuola alberghiera. Per l’intero periodo la mia preoccupazione era far capire loro che “dare un buon servizio”, al cliente, “è un atto d’amore”. Giovanni e la Caterina sono certamente da inserire fra i “Grandi Maestri” in questa disciplina. I suoi nipoti stanno crescendo molto bene accanto a lei e gli auguriamo un fantastico avvenire.
Grazie Giovanni per averci considerati vostri cari ospiti, ci mancherai molto……








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