ECONOMIA e FINANZA
Comunicato Stampa

Gli effetti indesiderati del boicottaggio europeo sul gas russo

Dopo quasi un anno di sanzioni e boicottaggi, gli effetti della strategia di Bruxelles sono praticamente opposti a quelli voluti.

Newsroom - en.protothema.grLa strategia di boicottaggio degli acquisti di gas dalla Russia sta ottenendo risultati a dir poco ambigui, se non controproducenti. L’obiettivo dichiarato era quello di liberare l’Europa dalla dipendenza verso le fonti energetiche russe. Sotto l’aspetto politico, la finalità era di sottrarsi all’eventuale “ricatto” del Cremlino, al tempo stesso indebolendo l’economia di una Federazione Russa impegnata in guerra. Oggi vediamo che gli effetti non sono propriamente quelli annunciati mesi fa da Bruxelles.

In primo luogo l’indipendenza energetica è ben lungi dall’essere ottenuta e persino ottenibile. Sarebbe comunque da precisare che rendersi indipendenti da Mosca implica comunque il divenire clienti abituale di altri fornitori, come la Norvegia, il Qatar o gli Stati Uniti. Il fatto che siano Paesi “amici” a livello politico non significa automaticamente che facciano prezzi di favore o che vengano incontro ai clienti europei in caso di difficoltà. I costi esorbitanti finora applicati dimostrano piuttosto il contrario. In Danimarca chiedono ai cittadini di continuare a usare il gas con parsimonia, perché se è vero che dovrebbe riuscire a superare questo inverno, per il prossimo vi sono ancora troppe incognite. E c’è ancora molto lavoro da fare per la Germania. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha dichiarato al giornale americano Bloomberg che oggi l’obiettivo di Berlino è edificare le infrastrutture necessarie all’importazione della stessa quantità di gas di prima della “operazione speciale” russa in Ucraina. E il Ministero dell’Economia precisa che la capacità di stoccare il GNL ai livelli del 2021 sarà ottenuta non prima del 2026.

In secondo luogo, la Russia non ci sta rimettendo. Infatti da un lato i Paesi europei sanzionano il gas, dall’altro acquistano più GNL di prima. E così Novatek registra un migloramento delle vendite del 6,3% per il 2022 e Gazprom beneficia delle esportazioni del GNL estratto dagli impianti del Sakhalin-2, di cui ha metà delle quote. La britannica Shell ne è uscita, ma le giapponesi Mitsui & Co e Mitsubishi Corp. sono rimaste in società coi russi. E per quanto riguarda il gas via gasdotto, alla fine i Paesi europei sono coscienti che quello che oggi comprano da Turchia o Ucraina è almeno in parte russo. E poi l’Europa non è certo l’unica cliente possibile per Mosca, che infatti sta cercando nuovi partner in Asia. Con l’Uzbekistan, ad esempio, si è in fase di trattativa per utilizzare un gasdotto già esistente che potrebbe favorire le esportazioni verso i Paesi dell’Asia centrale e meridionale. E la Novatek ha trovato altri giacimenti nella Siberia nord-occidentale, che possono dare un impulso al progetto Arctic LNG-1, con l’obiettivo addirittura di triplicare entro fine decennio la produzione di GNL.



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