Gli ultimi trend dal mondo della Formazione
L'indagine Cegos sulla formazione manageriale, che ha coinvolto più di 3.000 persone di 6 Paesi diversi, ci da uno specchio degli ultimi trend: presenziale e blended come modalità preferite, impatto della digital transformation, democratizzazione della formazione, nuova consapevolezza e proattività dei partecipanti ci corsi.
Da più di 10 anni, Cegos indaga i nuovi trend del mondo della formazione realizzando una survey che confronta le realta di diversi paesi europei. Quest’anno la ricerca ha coinvolto oltre 500 manager delle Direzioni Risorse Umane e più di 2.500 impiegati, quadri e dirigenti di 6 Paesi – Italia, Francia, Germania, Spagna, Portogallo, Regno Unito – con l’obiettivo di analizzare i cambiamenti che ogni giorno emergono nel mondo della formazione.
LE MODALITA' PREFERITE? FORMAZIONE PRESENZIALE E FORMAZIONE BLENDED
Il primo dato rilevante riguarda le modalità formative più utilizzate ed apprezzate. Dall’indagine emerge la conferma della formazione in aula – l’87% di chi ha partecipato a corsi di formazione ha utilizzato questa modalità – e una forte crescita della formazione blended. Quest’ultimo è un trend significativo e in crescita: se lo scorso anno il 36% dei partecipanti aveva usufruito della formazione blended, quest’anno la percentuale è salita al 46%.
Si tratta di un dato omogeneo a livello europeo: da un lato troviamo l’Inghilterra che addirittura supera il 50%, dall’altro la Francia – percentuale più bassa rispetto ai Paesi coinvolti – che raggiunge il 35%, valore comunque pari a quello della media europea 2015. L’Italia non si discosta da questo trend: il 52% dei partecipanti si è formata in modalità blended, una variazione decisamente significativa rispetto all’anno scorso, con una crescita di ben 12 punti percentuali.
A livello generale, questi numeri evidenziano due trend importanti. Innanzitutto emerge come la formazione presenziale resti la modalità più ricorrente, nonché la preferita dai partecipanti. In secondo luogo si evidenzia il grande impatto della digital transformation sul mondo della formazione. Non si tratta solo di una questione di efficacia, ma anche di efficienza: le soluzioni blended rappresentano un modo per abbattere i costi senza intaccare il valore del progetto formativo.
In termini di gradimento, i partecipanti sono decisamente soddisfatti di entrambe le modalità formative, a cui attribuiscono un valore superiore al 90%, con un gap tra aula e formazione blended ormai ridotto di 2 punti percentuali.
L'IMPATTO DELLA DIGITAL TRANSFORMATION: LA DEMOCRATIZZAZIONE DELLA FORMAZIONE
Il mondo della formazione segue di pari passo i cambiamenti sociali. La digital transformation impatta nella formazione, portando ad una crescita della digitalizzazione nelle organizzazioni (90% degli intervistati conferma una crescita in questo senso nella propria azienda). Cosa significa digitalizzare la formazione? Per la maggior parte degli addetti ai lavori (44%) ha a che fare con lo sviluppo della formazione online (e-Learning, Virtual Classroom, etc.), ma non manca chi intende la digitalizzazione come il processo di sostituzione dei materiali cartacei (35%), l’utilizzo di nuovi dispositivi (34%), l’accesso a piattaforme dedicate (33%).
L’indagine fa emergere inoltre il nuovo tema della democratizzazione della formazione. Se per il 41% il digitale garantisce a tanti l’accesso ai medesimi contenuti formativi, per il 36% facilita l’apprendimento tra i diversi partecipanti grazie alla presenza di strumenti collaborativi. Interessante notare come in Italia la formazione digitale sia però ancora innanzitutto una questione di efficienza (il 39% ritiene che il suo beneficio principale sia il poter limitare le spese relative alla formazione) e solo successivamente si prendano in considerazione i concetti di efficienza e democratizzazione.
CONSAPEVOLEZZA E PROATTIVITA' DEI PARTECIPANTI AI CORSI DI FORMAZIONE
Parlare di formazione significa parlare di Persone e per Cegos è fondamentale capire come i partecipanti si pongano nei confronti della formazione. Il panorama è sicuramente migliorato rispetto agli anni passati. Dall’indagine emerge infatti come, stimolando le persone a dare un significato alla crescita delle proprie competenze, il 94% dichiari di sentirsi responsabile del proprio sviluppo e circa la metà ritenga che il modo migliore per farlo sia l’aula; seguono la formazione presenziale mirata (28%), la formazione on the job (24%). Emerge inoltre l’importanza dell’autoformazione: il 16% ritiene che il modo migliore per sviluppare le proprie competenze sia attingere a documenti e brevi corsi online, per il 15% è fondamentale il ruolo che ricopre – o dovrebbe ricoprire – il proprio responsabile e, a seguire, vengono valutati positivamente gli aspetti di know sharing anche attraverso i social network.
Altro dato rilevante è il ruolo più o meno attivo delle persone nell’individuare i propri percorsi formativi e nel proporli ai propri responsabili. La ricerca sottolinea un comportamento responsabile e proattivo dei partecipanti ai corsi di formazione: la maggior parte degli intervistati è ben informata sulle opportunità formative e, sempre a livello europeo, più della metà (63%) dichiara di aver preso l’iniziativa per la propria formazione. Lo scenario italiano è però leggermente diverso: la proattività verso la richiesta di corsi formativi caratterizza più della metà degli intervistati, ma dal 63% scende al 54%.