I lavoratori Inglesi contro quelli Italiani
Sono in discussione i principi fondamentali della UE.
LE CONTRADDIZIONI DELLA GLOBALIZZAZIONE.
di: Raffaele Pirozzi e Giuseppe Biasco
La Lindsey nel Lincolnshire, in Inghilterra è una raffineria che lavora il petrolio che si estrae dall’oceano Atlantico. Le fredde acque che dividono le coste inglesi dall’Islanda, sono segnate dalla presenza delle grandi piattaforme estrattive su cui si lavora senza tregua in condizioni estreme. Molti italiani lavorano in questo settore e sono riconosciuti come dei tecnici bravi ed esperti. Così, quando la società francese, Total, ha dovuto ristrutturare gli impianti della raffineria inglese, ha dovuto aprire una gara secondo le direttive europee per un appalto dal valore di 200 milioni di euro. Nell’ambito dei 27 paesi della Unione Europea le regole del mercato sono condivise e valgono gli accordi di Nizza: libera circolazione delle merci, dei capitali, delle persone e delle idee tra i paesi membri.
Nessuno si è meravigliato quando l’esperta e conosciuta società IREM di Siracusa ha vinto l’appalto e si è portata dietro i propri tecnici e progettisti ; questi ultimi seguono l’azienda in tutti i cantieri del mondo, dove c’è del lavoro da fare. Questa volta il gruppo dei lavoratori italiani è stato alloggiato su una piattaforma a mare poco lontana dalla terraferma, proprio in previsione dei particolari compiti che bisognava portare a termine per l’appalto ottenuto.
Si tratta di un centinaio di italiani che dovranno lavorare in quel sito per quattro mesi. Sono lavoratori abituati ad andare in giro per il mondo e spostarsi con il lavoro.
Lo sciopero messo in atto dai sindacati inglesi, che hanno mobilitato i lavoratori del settore energia contro i lavoratori italiani, dimostra che la crisi è seria, che non basteranno pochi e sparuti interventi per risolverla.
Quello che è imprevedibile sono i comportamenti delle persone, che sono sottoposti ad una pressione sempre più difficile da sostenere. Insicurezza, incertezza sul futuro e perdita dei riferimenti che fino a ieri sembravano incrollabili, sono alla base di comportamenti devianti. La discriminazione, può sfociare nel razzismo se non viene fermata in tempo. In Inghilterra siamo al limite della discriminazione, le minacce rivolte contro i nostri connazionali, rappresentano un grave episodio che andrebbe stigmatizzato con fermezza.
E’ strano che il nostro Governo non ha ancora preso nessuna posizione nei confronti di quello che sta avvenendo, è strano che i sindacati italiani non intervengono nei confronti delle organizzazioni inglesi, che pure fanno parte del sindacato europeo, per protestare per il comportamento poco civile e democratico dei colleghi inglesi.
Si capisce l’imbarazzo del Governo italiano, che scopre di colpo che i nostri lavoratori sono trattati come degli extra comunitari poveri e disperati, in cerca di lavoro e di reddito.
L’immagine che sta girando in Europa è quella di una guerra tra poveri in cui gli italiani sono i poveri discriminati. L’ottimismo Berlusconiano ne esce fortemente ridimensionato.
Nel frattempo a Davos, in Svizzera, si cerca di esorcizzare il pericolo del protezionismo commerciale tra gli Stati.
E’ strano parlare di protezionismo, in un mondo in cui il capitale, per rincorrere i salari bassi, ha portato le produzioni nei posti più sperduti ed isolati del pianeta. Come è possibile che si sviluppi il protezionismo in un mondo in cui non si sa dove vengono prodotte le scarpe che portiamo ai piedi, il vestito che indossiamo, l’auto che guidiamo?
Le suole vengono prodotte i Thaylandia, le tomaie lavorate in Bangladesh, le scarpe assemblate in Romania e rifinite in Italia, come si fa a dire che questo è un prodotti italiano?
In Romania le piccole e medie imprese italiane hanno esportato tanto lavoro da occupare ben un milione di persone. Pochi giorni fa l’ENEL ha chiuso un contratto per l’ammodernamento del sistema energetico di quel paese, sia dal punto di vista della produzione che della distribuzione della energia elettrica. Ebbene, tra le imprese che sono già da tempo presenti in Romania c’è la Ducati Energia della famiglia Guidi, che è da sempre nel gruppo dirigente della Confindustri. La giovane Guidi, è attualmente presidente dei Giovani Industriali. La Ducati e la Ducati Energia forniranno l’Enel dei materiali necessari all’appalto ottenuto.
In Romania siu porta il lavoro ed in Italia si dirige la Confindustria, chiedendo interventi dello stato a sostegno delle imprese in difficoltà.
L’appello dell’Amministratore delegato della Fiat Marchionni è stato drammatico, occorre un aiuto altrimenti sono a rischio 60.000 posti di lavoro. Se dovessimo seguire il ragionamento dei lavoratori inglesi, dovremo pensare che i posti di lavoro la Fiat dovrebbe tagliarli in Polonia, dove si costruisce la Panda e la nuova 500, dovrebbero essere chiusi in Turchia gli stabilimenti dove si produce il Doblò ed altri veicoli commerciali; dovrebbe essere messo in cassa integrazione lo stabilimento Tailandese che fabbrica le vetture Alfa Romeo per il mercato dell’Estremo Oriente.
Marchionni si riferiva invece ai lavoratori italiani ed agli stabilimenti di Pomigliano d’Arco, di Termini Imprese e Chiasso.
Questa crisi deve rimettere al centro dello sviluppo la persona, non solo ed unicamente un profitto fine a se stesso, senza storia ne futuro. Sarebbero bastati il 10% dei posti di lavoro che le industrie italiane hanno creato in Romania, per dare una significativa risposta al problema del lavoro in Campania. Questo avrebbe significato un aumento del prodotto interno lordo della nostra Regione del 3%. Una crescita importante, un colpo alla delinquenza organizzata, un rafforzamento della democrazia.
Nuove regole si invocavano a Davos, per la finanza e l’economia internazionale. La prima regola nuova da applicare è quella di abbandonare la religione del mercato, del profitto fine a se stesso che si brucia in un giorno in Borsa. Forse la crisi ci aiuterà a riportare il buon senso in un mondo globale, in cui tutti dipendiamo gli uni dagli altri e nessuno si può salvare da solo. Speriamo che i nostri connazionali in Inghilterra non vengono oltremodo mortificati, non se lo meritano, come non si meritano di essere trattati da cani gli immigrati che sbarcano a Lampedusa. Ritrovare il valore laico della dignità della persona umana è alla base del diritto, della libertà e della giustizia, se gli economisti se lo dimenticano, resta compito delle persone oneste a ricordalo a tutti.
Napoli, 03/02/09