I manager dei data centre individuano nelle prestazioni applicative il principale problema
Secondo un recente studio commissionato da LSI Corporation e condotto su 400 manager di data centre, il 70% di essi ha individuato l’accesso alla rete (37%) e allo storage (32.5%) come i due principali responsabili dei colli di bottiglia delle infrastrutture.
Chiunque operi nel settore IT sa che è necessario cambiare qualcosa di fondamentale, se si considera che l’azienda di analisi IDC conferma che la quantità dei dati generati a livello globale raddoppia ogni 18 mesi e a un ritmo molto più rapido rispetto agli attuali investimenti in IT.
Se lo storage dei dati è un problema, la gestione e l’accesso ad essi rappresentano un rompicapo ancora più complesso. In un momento in cui l’accesso ai dati in tempo reale è spesso critico, specialmente in un’area come quella del settore dei servizi finanziari, le attuali soluzioni di storage HDD stanno combattendo per far fronte alle richieste avanzate loro dal crescente numero di applicazioni aziendali e dalle prestazioni costantemente crescenti della CPU.
La situazione è peggiorata da una massiccia espansione nel traffico della rete, che sta ponendo grandi sfide alla capacità di networking necessaria per l’accesso alla crescente quantità di dati.
Conseguentemente, si stanno creando molti colli di bottiglia prestazionali. Secondo un recente studio commissionato da LSI Corporation e condotto su 400 manager di data centre, il 70% di essi ha individuato l’accesso alla rete (37%) e allo storage (32.5%) come i due principali responsabili dei colli di bottiglia delle infrastrutture.
Le prestazioni applicative, a loro volta, ne risentono poiché le infrastrutture di storage e di rete combattono per far fronte alla richieste cui sono sottoposte. Il 93% dei manager di data centre intervistati ha riconosciuto l’importanza delle prestazioni applicative per il loro business ma i tre quarti di essi ha ammesso che le applicazioni non fornivano le prestazioni necessarie.
L’entità del problema è stata evidenziata dal 40% degli intervistati che ha dichiarato che vuole che le sue applicazioni principali abbiano una velocità del 50% superiore e il 15% di essi vorrebbe quadruplicarla. Essi riconoscono che le conseguenze di applicazioni sottoprestazionali sono significative e rendono il loro business meno competitivo (40%), causando una perdita di guadagno (26%) o di clienti (16,6%).
Il problema di come risolvere questo calo prestazionale è esacerbato dalla presenza del “gap di valanga di dati”: il fatto che i budget IT non possono stare al passo con la quantità di dati e il traffico generati. La sfida per i manager dei data centre è quella di colmare questo gap, garantendo che non si formino più colli di bottiglia importanti, destinati a rallentare le reti, e mantenendo una qualità del servizio conforme alle aspettative degli utenti finali.
Accelerare i sistemi può contribuire a far fronte alla sfida di mantenere la velocità persino in presenza di un aumento esponenziale del volume. Il punto chiave sta sull’eliminazione della latenza poiché c’è un enorme valore da guadagnare nell’accelerazione dell’accesso ai dati, specialmente in aree come il settore finanziario.
Si può ottenere un’accelerazione a livello di storage, incorporando nell’infrastruttura i dischi allo stato solido (SSD) basati su tecnologia flash. La tecnologia SSD sta diventando popolare perché può risolvere il collo di bottiglia prestazionale degli hard disk meccanici tradizionali, ottenendo così prestazioni di storage estremamente alte. Ciò significa che gli SSD possono migliorare fortemente la prestazione di elaborazione delle transazioni e ridurre i tempi di risposta.
Tutto ciò è però costoso da realizzare e non tutti possono permettersi di archiviare tutti i propri dati su flash storage: un punto reiterato dai risultati del sondaggio. Molti degli intervistati hanno riconosciuto che gli SSD porterebbero a un’accelerazione della produzione del database e dei tempi di risposta nonché a una disponibilità applicativa superiore, tuttavia il deterrente è rappresentato dal costo dell’investimento nella tecnologia. Oltre il 90% ha affermato di percepire che i costi rallentano l’adozione degli SSD, citando i costi di acquisizione e il costo totale della proprietà come fattori importanti in qualsiasi decisione relativa all’adozione della tecnologia.
La chiave potrebbe essere l’utilizzo della giusta quantità di flash nel posto giusto, in modo da tenere sotto controllo il costo e lasciare ampiamente invariate le applicazioni stesse. Sono disponibili nuove soluzioni che stanno ridefinendo i modelli di economia e di dispiegamento del flash storage, in modo che possa essere ampiamente dispiegato, puntando alla giusta quantità e fornendo il valore migliore. Per esempio il software a livello di server può consentire una copia dei dati di più frequente consultazione da salvare in una scheda PCIe flash, riducendo la latenza da millisecondi a microsecondi. In questo modo una piccola quantità di flash storage associata agli hard disk drive esistenti può portare significativi guadagni.
E’ pertanto di importanza cruciale aggiungere intelligenza per migliorare le prestazioni applicative e offrire reti più veloci e più efficienti. Ciò può essere fatto attraverso soluzioni software o a livello hardware grazie a prodotti a base di silicio. Rendere i data centre e le reti più intelligenti consente loro di dare priorità ai dati e riconoscere ciò che è più necessario per accedere rapidamente ai dati consultati più frequentemente: un valore potenzialmente inestimabile in aree come quella dei servizi finanziari, dove le transazioni rapide sono di importanza fondamentale.
Tre anni fa, uno studio condotto dall’UCLA e pubblicato nel Journal of Neuroscience, confermava che più una persona era intelligente, più rapidamente elaborava le informazioni. Non dovrebbe sorprendere quindi apprendere che, con l’ausilio di accelerazione e intelligenza, lo stesso principio può essere applicabile ai data centre e alle reti.
LSI
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