TURISMO
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In moto lungo la Val d'Orcia 1 Parte

03/03/17

Il fantastico mondo delle crete senesi

FotoI pici, i salumi di Cinta senese, il pecorino di Pienza, il Brunello di Montalcino, il Nobile di Montepulciano, dobbiamo andar avanti o vi sovvien qualcosa? A noi sì, ricorda che stiamo per immergerci nella Val d’Orcia, uno dei luoghi non solo più belli ma anche, sotto tanti profili diversi, tra i più gustosi del mondo.
Un itinerario assolutamente da percorrere in moto un pò per le sue strade, ma anche e soprattutto per i paesaggi capaci con la propria armonia e bellezza, di stimolare la creatività e la poesia degli artisti che qui hanno saputo raccogliere l’ispirazione dei luoghi, il genius loci, e donarci capolavori unici e straordinari. Unici e straordinari come i colori di queste terre. Qui domina il giallo che solamente in queste lande diventa “giallo Siena” o anche il “terra di Siena”, naturale o bruciata che sia. Una presenza reale e costante capace di trasformare, come sulla tavolozza del pittore, il territorio in uno splendido disegno dove luci e ombre si stemperano con il colore del sole regalando, a noi che l’ attraversiamo, suggestioni uniche e irripetibili.

Verso la valle
E’ per noi il passo di Viamaggio la via che da sempre dalla Romagna scende verso la Toscana, uno dei passi più appassionanti e frequentati da motociclisti per scendere verso Sansepolcro, solo il primo dei tanti straordinari borghi medievali che incontreremo lungo il nostro cammino.
Già proseguendo da Sansepolcro lungo la SS73 il panorama è di tutto rispetto. La provincia di Arezzo attraversata sia dall’Arno che dal Tevere regala splendide strade costeggiate da cipressi che si ergono maestosi ma dolci nel loro profilo, sentinelle di un territorio che inoltrandosi tra le valli modifica le sue forme e i suoi colori. Qui possiamo ammirare dall’alto Palazzo del Pero e il castello di Ranco, testimone imponente di un passato glorioso, e poco più avanti Castiglion fiorentino che vigila ora come un tempo sulla stupenda Valdichiana che si allunga sino alla provincia di Orvieto. Ecco da lontano le mura del Castello di Montecchio che dall’alto sorveglia, quasi il tempo non si fosse mai fermato, la strada. Questi piccoli ma non meno affascinanti borghi che appaiono e scompaiono ci accompagnano lungo questo percorso che, scendendo la Valdichiana, si avvicina a Montepulciano aprendoci, come un sipario, la porta sulla magnifica e stupefacente Val d’Orcia.

Dentro la Val d’Orcia
Da Montepulciano, dalla storia millenaria iniziata con l’arrivo di un popolo tanto misterioso quanto seducente come gli etruschi, si apre uno dei territori che proprio per la sua bellezza è stato inserito tra il Patrimonio dell’Umanità tutelato dall’Unesco. E’ la Val d’Orcia. Guidando lungo la provinciale 146 già si inizia a pregustare la bellezza di questi luoghi ma sarà da Pienza che si apriranno pienamente alla nostra vista e al piacere di viaggiare. Pienza, adagiata mollemente su un colle, è il centro artistico più importante della zona a possedere un centro storico anch’esso annoverato tra i “Patrimoni dell’Umanità” ma deve la sua fama e fortuna a uno degli uomini più potenti, illuminati e importanti del Rinascimento, quell’ Enea Silvio Piccolomini assurto al soglio di San Pietro con il nome di Pio II. Fu proprio lui a trasformare il proprio borgo natale in quel gioiello capace ancor oggi di testimoniare con la sua struttura le armoniose e dolci linee architettoniche dei borghi del quattrocento italiano.
La SP18, che da Pienza si allunga verso Castiglione d’Orcia per poi uscire dalla provincia di Siena e lambire quella di Grosseto sino a Castel del Piano, si articola lungo diverse strade secondarie. Provinciali ricche di curve e ottimamente tenute che si dipanano attraversando paesaggi ancestrali dove rocche e borghi dalle impervie torri si perdono ai piedi del Monte Amiata che svetta imponente su tutto.
A Castel del Piano incontriamo uno dei campeggi più simpatici e romantici di tutta la zona che a dire il vero offre tantissime possibilità di scelta, dai campeggi ai B&B sparsi nei deliziosi borghi circostanti. A noi però piace lui: il Camping Amiata (www.amiata.org/ithome.htm) nelle vicinanze del paese. Due simpatici vecchietti ottuagenari ti accoglieranno con la giusta dose d’ arterio dentro un’oasi di verde dove le piazzole sono pulitissime, larghe e separate con cura come difficilmente ci è capitato d’incontrare nella pur nostra lunga carriera di campeggiatori.

La Val d’Orcia e i suoi tesori
Dopo la notte cullata dal canto dei grilli, all’indomani si riparte in mattinata verso l’Abbazia di Sant’Antimo, meta obbligata per i gentilissimi gestori del campeggio. E noi, curiosi e obbedienti, non la perdiamo. Imboccando la statale 323 ci ritroviamo presto dentro la magia della Val d’Orcia, un’allegoria poetica di visioni e di colori che solo qui, in questo lembo di terra, si è tramandata di generazione in generazione nella sua immutabile bellezza. L’economia del territorio è quella agricola che nel tempo si è evoluta riuscendo a mantenere però inalterato il rispetto per l’ambiente e il disegno di un territorio unico dove il colore cinerino della creta è capace di variare in mille sfumature di poesia. E’ il lascito di quando queste terre altro non erano che il fondo del mare che qui durante il Pliocene (tra 5,2 a 1,8 milioni di anni fa) tutto ricopriva. Ritirandosi ha lasciato questo terreno, così particolare per esser formato da minutissimi frammenti di piccoli organismi e questi colori così particolari e unici. Un miscuglio naturale caratterizzato dai filari di cipressi che come antivento conducono alle fattorie isolate, o dalla folta vegetazione presente intorno ai castelli o ai monasteri sparsi lungo la via, o dalle distese ordinate di viti e ulivi che raccontano da secoli la semplice storia di una terra capace di regalare ricchezza e prosperità a chi la sa amare.
Lungo questo paesaggio due presenze diverse ma importanti: il monte Amiata, che alto e imponente regala alla zona la sua fonte primaria di ricchezza, ovvero l’acqua che qui scorre abbondante e cristallina, e la via Francigena. Mentre nei secoli passati trasportava merci e conoscenza dalla Francia verso Roma oggi la via che in gran parte ripercorre l’antica Cassia è patrimonio di una terra visitata ogni anno da moltitudini di turisti che qui rimangono incantati e coccolati da un’ unica e variegata proposta di cibi e sapori frutto del lavoro dell’uomo e della sua terra.
E’ dentro questa magia che, dunque incontriamo l’Abbazia di Sant’Antimo (www.antimo.it/abbazia/storia-e-arte/) che solitaria si erge nella valle del torrente Starcia circondata da olivi, unico esempio di architettura dell’epoca romanica edificata tra i secoli XI e XII. Ma la leggenda vorrebbe addirittura fosse stato Carlo Magno di ritorno da Roma dopo l’incoronazione a Imperatore del Sacro Romano impero a volerla in questi luoghi. E poi ancora. Lasciata l’abbazia dove la fortuna e l’ora mattutina ci ha regalato una visita solitaria, arriviamo ben presto proseguendo lungo la SP55 in prossimità del fantastico borgo di Montalcino, che ci accoglie da lontano mostrando, immersa nel verde, la possente mole della fortezza costruita nel 1360, strenuo baluardo della repubblica di Siena contro lo strapotere della famiglia medicea.
Oggi Montalcino è un borgo meraviglioso dove ancora si respira la forza dirompente dell’epoca rinascimentale che qui si sviluppò e si concretizzò attraverso l’arte, la musica e l’architettura di inimitabile bellezza. Passeggiare tra i vicoli e le stradine di questa antica città, prima etrusca e poi romana, trasmette meraviglia e curiosità nonché l’occasione d’ acquistare una delle celeberrime bottiglie del suo vino più pregiato. Non è raro partecipare ad eventi di rievocazione storica dove cavalli, bandiere, vessilli e cittadini in abiti di epoca rinascimentale rivivono i momenti che hanno segnato non solo la vita cittadina ma anche quella di un territorio intero.
Il nostro itinerario si intreccia e si alterna alla via Francigena, l’antico percorso che nel meidioevo congiungeva Canterbury a Roma per proseguire verso la Puglia. Un insieme di vie che nell’antica Roma venivano chiamate “romee”, percorse da moltitudini di persone e mezzi e oggi mete turistiche di grande fascino. E’ proprio uscendo da Montalcino che la incontriamo di nuovo nel nostro peregrinare verso San Quirico d’Orcia e subito torniamo ad essere circondati dalle sue suggestioni. Lungo la SP14 infatti rientriamo nelle atmosfere tipiche del paesaggio senese correndo tra curve e dolci tornanti verso San Quirico d’Orcia e poi Bagno Vignoni. A tratti, come macchie di colore su una tela, i casolari tipici della zona circondati da alti cipressi che solo qui, nel cuore della Toscana sono capaci di trasformarsi per ridisegnare un paesaggio con sapiente perizia, creatività e maestria.

L’acqua della val d’Orcia e le sue proprietà termali
Bagno Vignoni ci attende all’ora di pranzo. Niente vi preparerà alla luminosa bellezza di questo borgo. 30 abitanti per un luogo dove, sin dai tempi degli etruschi, le persone si recavano per godere delle benefiche acque termali che, sgorgando dalle profondità del vulcano Amiata riaffiorano come fumanti sorgenti ricche di zolfo e calcio. Nel centro del borgo possiamo ammirare la “Piazza delle sorgenti” una vasca rettangolare del ‘500 dalla quale sgorga acqua termale. Un’atmosfera unica che non dimenticherete più ma capace ancor di crescere quando, dopo esserci immessi nella spettacolare SR2, giungiamo Bagni San Filippo per godere finalmente anche noi di un bagno rilassante dentro le acque sulfuree del torrente.
A mollo tra le acque del “fosso bianco,” una sorta di torrente dove confluiscono sorgenti di acqua calda. oppure seduti sotto le cascate bollenti che scendono da pareti bianco calcare dentro un luogo suggestivamente selvaggio, sono questi gli ingredienti di un’insolita giornata dove ogni chilometro percorso porta a meravigliose scoperte. Oltre ai bagni di San Filippo e Bagni Vignoni, la zona conta altri luoghi termali tra i quali spicca la famosissima Saturnia - un po’ distante ma non troppo - che cercheremo di visitare domani. Per il momento uscendo, con quel senso caratteristico di spossatezza, dal torpore e dai benefici delle terme libere di san Filippo ci apprestiamo a riprendere la via di “casa”.

Abbadia San Salvatore e il monte Amiata
Nel rientro verso il campeggio la provinciale 61 ha ancora una gemma in serbo per noi: Abbadia San Salvatore infatti con il suo monastero, prima benedettino e poi circenstense costruito nella seconda metà dell’VIII sec. sulle pendici del monte Amiata, ci riporta indietro nel tempo, alla dominazione longobarda. E lo fa raccontando la storia del re Rachis e del suo popolo: i longobardi che lungo la via Francigena costruirono monasteri fortificati, a controllo di un territorio che presto sarebbe diventato parte integrante del sacro romano impero e del suo re Carlo Magno. L’Abbazia, con la sua facciata alta e stretta, è veramente singolare. Al suo interno un’imponente scalinata porta all’altare mentre nei sotterranei una cripta formata da 32 colonne con capitelli tutti diversi vi strabilierà nella perfezione magica delle sue forme. Fuori un borgo vivo e vitale dove, se avrete fortuna , potrete passeggiare tra le bancarelle di una delle tante sagre di paese che qui allietano i numerosi turisti.
L’ultima fatica di questa giornata è tutta per lui: il monte Amiata, il grande protagonista di queste terre, l’antico vulcano ormai spento ma capace ancora d’ inondare con la forza delle sue acque calde e benefiche tutti i torrenti e i corsi d’acqua della zona.
La risalita da Abbadia San Salvatore è quanto di meglio un motociclista possa chiedere al termine di una giornata così intensa come questa. Foreste di Faggi e castagni ci avvolgono riscrivendo un percorso che si articola tra curve e stretti tornanti sino a raggiungere la vetta, che si apre a tratti su viste mozzafiato che si allungano sino al massiccio del Gran Sasso.
La luce particolare di un orario che si avvicina al tramonto allunga i raggi del sole che si insinuano tra i fitti arbusti di queste foreste. L’atmosfera è magica carica di aspettative. Tra queste foreste del monte si cela una fauna composita e i più fortunati potrebbero ritrovarsi vicini a cervi, daini, caprioli, camosci, mufloni, intere famiglie di cinghiali, o, con un appostamento fortunato lungo uno degli innumerevoli sentieri che si aprono nel cuore della foresta, anche i meravigliosi lupi degli appennini.
Protetti dal calore di questo agosto torrido scendiamo verso il campeggio dove ci attende la cena in una delle tante pizzerie di Castel del Piano.
Un itinerario ricco di sorprese e bellezze, un incanto per l’anima ma anche per chi ama viaggiare con la moto che qui può trovare diverse tipologie di strade, tutte ottimamente conservate. Innumerevoli possono essere i percorsi lungo i quali addentrarsi e tutti a loro volta unici e fantastici. Per noi ancora non è finita e nella risalita verso casa continueremo a vagabondare lungo le strade della Toscana e costeggeremo anche il Lazio, osservando la mutevolezza del territorio. Ma questo sarà il racconto di domani. Per ora avvolti, nei nostri sacchi a pelo, godiamo di questa bellissima notte di ferragosto dell’entroterra senese........Continua



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