SOCIETA
Comunicato Stampa

Incontro dibattito di studio sulla legalità e devianza

07/05/13

La devianza giovanile è un triste fenomeno che ora, più che mai, investe le giovani generazioni senza distinzione tra le diverse aree geografiche della nostra Nazione.Partendo da questo dato,ritenendo imprescindibile che l’azione di prevenzione più efficace passa attraverso la formazione e l’ informazione, nel penitenziario di Rossano è stato realizzato un incontro dibattito di studio sulla legalità e devianza o, meglio,sulla funzione del carcere e sull’esistenza prima, durante e dopo la pena

Il dibattito si è aperto con l’analisi dei temi svolti dai detenuti condotta dal sacerdote dell’IIS, Don Michele, il quale ha sottolineato la passione che trasuda da tali svolgimenti e la percezione del disvalore perseguito fino a poco prima di entrare in carcere e cambiare irreversibilmente il proprio status civile. A seguire, il Direttore del Carcere, Dott. Carrà, ha svolto un’ampia rassegna delle tematiche scritte dai ragazzi dell’Istituto professionale che spaziavano dall’analisi sociale del fenomeno a quello individuale, e alla crisi delle istituzione ed dei valori con un ottimo accenno anche alla radice etimologica del termine mafia .
Abbiamo realizzato un convegno di altissimo profilo in cui il fenomeno mafioso-criminale è stato sviscerato in tutti i suoi aspetti. Mi ha molto colpito la definizione di mafia come “malattia dell’animo” che diventa malattia sociale se non adeguatamente curata. Così come ha lasciato esterrefatti sentire ( leggere) che per sfuggire al marchingegno mafioso in certi ambienti non basta la semplice volontà ma ci vuole un atto di coraggio .
I fin dei conti i ragazzi hanno capito come il carcere non può essere considerato una discarica ma un luogo di sincero pentimento e recupero del reo e questo a prescindere dal mandato costituzionale o cattolico ma, più semplicemente, perché , come è stato scritto, la legalità conviene! Se riflettiamo un attimo sulla circostanza che i ragazzi presenti al dibattito saranno i futuri professionisti del domani e che hanno già maturato questa consapevolezza si può anche immaginare lo stato di evoluzione sociale che si realizzerà in prospettiva ma anche lo stato di arretratezza che i genitori stessi vivono rispetto ai propri figli che, come mi è capitato spesso di ascoltare, vivono nelle sbarre virtuali del pregiudizio per cui gli effetti devastanti cominciano proprio al momento della riacquistata libertà.
I detenuti, dal canto loro, raccontandosi senza veli, hanno cercato di fare capire come il carcere sia una voragine nel percorso della vita dell’individuo che imprime, a coloro che hanno la sventura di entrarci, un marchio indelebile che si porteranno per il resto dell’esistenza.
L’incontro è stato talmente significativo e partecipato che il Prof. Spataro e il Dott. Carrà, dopo uno scambio di targhe molto significativo, hanno concluso l’evento concordando sulla necessità di riunire gli elaborati dei giovani studenti e dei detenuti in un libro di futura pubblicazione che possa fare emergere quel flash di riflessione, magari a distanza di anni, che servirà a rammentare le conseguenze di un gesto, di una scelta, che può condizionare negativamente una intera esistenza in modo da offrirlo ai giovani quale strumento che li metta in guardia dagli effetti che produce la devianza.
Da queste riflessioni nasce lo stimolo a percorrere questi sentieri riconoscendomi nel motto di San Francesco d'Assisi che affermava: “ Cominciate a fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile, e all'improvviso vi sorprenderete a fare l'impossibile.”
Dichiarazione del Direttore Carrà
Abbiamo realizzato un convegno di altissimo profilo in cui il fenomeno mafioso-criminale è stato sviscerato in tutti i suoi aspetti. Mi ha molto colpito la definizione di mafia come “malattia dell’animo” che diventa malattia sociale se non adeguatamente curata. Così come ha lasciato esterrefatti sentire ( leggere) che per sfuggire al marchingegno mafioso in certi ambienti non basta la semplice volontà ma ci vuole un atto di coraggio .
In fin dei conti i ragazzi hanno capito come il carcere non può essere considerato una discarica ma un luogo di sincero pentimento e recupero del reo e questo a prescindere dal mandato costituzionale o cattolico ma, più semplicemente, perché , come è stato scritto, la legalità conviene! Se riflettiamo un attimo sulla circostanza che i ragazzi presenti al dibattito saranno i futuri professionisti del domani e che hanno già maturato questa consapevolezza si può anche immaginare lo stato di evoluzione sociale che si realizzerà in prospettiva ma anche lo stato di arretratezza che i genitori stessi vivono rispetto ai propri figli che, come mi è capitato spesso di ascoltare, vivono nelle sbarre virtuali del pregiudizio per cui gli effetti devastanti cominciano proprio al momento della riacquistata libertà.



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