MUSICA
Comunicato Stampa

Io e la musica: Mia Martini e la sua grande passione

05/11/12

Settima antologia per Mia Martini legata alla collana settimanalmente in edicola "Tutto il mio universo". Il titolo scelto "Io e la musica" prende spunto dall’omonimo brano firmato da Amedeo Minghi. Brani di Cavallo, Gragnaniello, Bigazzi, Fabrizio, Piccoli, Lauzi, De Sanctis.

Settima antologia per Mia Martini legata alla collana settimanalmente in edicola "Tutto il mio universo". Il titolo scelto "Io e la musica" prende spunto dall’omonimo brano firmato da Amedeo Minghi. Brani di Cavallo, Gragnaniello, Bigazzi, Fabrizio, Piccoli, Lauzi, De Sanctis.

L’incisione in studio è stata inserita nell’album “La mia razza” del 1990, dopo averla proposta più volte nei suoi concerti. Esiste anche una versione inedita risalente agli anni 70 con la voce limpida e cristallina, prima che diventasse più ‘scura’ e decisamente blues.

La passione di Mia Martini per il canto e la musica è stato sottolineato più volte dalla stessa, affermando che erano la benzina della sua vita. E lo conferma anche Ivano Fossati: ‘Rimasi conquistato dal suo entusiasmo, dalla sua forza dirompente. Colpito dalla sua semplicità e soprattutto (ma questo l’avrei capito meglio col tempo) dal fatto che Mimì era una monomaniaca della musica. Posso dire che, di tutti i musicisti e gli artisti che ho incontrato nel corso della mia vita, lei è stata una delle persone più autenticamente interessate alla musica’.

C’è un bellissimo brano di Maurizio Piccoli “Uomini farfalla”: una storia molto particolare, racconterà Mimì al suo club ufficiale, in cui in un rapporto di coppia si inserisce un amico; la ragazza pensa di avere una doppia storia d’amore ma, alla fine, nel vedere i due uomini in atteggiamento un po’ intimo, si accorge che non è lei a condurre il gioco’. Avrebbe voluto presentarlo a Sanremo del 1992 ma ci ripensa perché ritiene che il tema non sia adatto alla manifestazione.

La storia molto interessante sulla realizzazione di “Uomini farfalla” la rivela il Maestro Marco Falagiani nel libro "Mia Martini. La voce dentro": ‘una sera, mentre siamo in studio a Milano a registrare “Gli uomini non cambiano”, Mimì mi dice: guarda ho una canzone molto bella di Maurizio Piccoli, alla quale tengo particolarmente, è un provino di qualche anno fa, ho provato a farlo arrangiare ma non sono rimasta convinta, perché penso che questo pezzo dal testo particolare abbia bisogno di una dimensione differente dalla solita. Li per li non so che cosa rispondere anche perché non sono solito ad esprimere un giudizio su un lavoro già fatto o intervenire sulla realizzazione. La mattina dopo, avendo a disposizione un turno di archi sinfonici, mi viene l ’idea di poterli utilizzare per creare una atmosfera più eterea, dilatata, forse di altri tempi, solo per archi e pianoforte, ma probabilmente più rappresentativa di quello che Mimì intendesse dare alla canzone. Ho lavorato con il mio assistente tutta la notte per scrivere la partitura e, quando le ho fatto sentire l’arrangiamento, mi ha abbracciato, l’ha provata, come al suo solito, una o due volte, e l’incisione è risultata bellissima e perfetta, perché lei trasmette una grande emotività, tira fuori tutta la sua problematica, nel suo cantare c’è tutta la sua vita’.

Da ”Lacrime” del 1992, ancora un’altra selezione con “Il mio oriente”: il suo autore, Mimmo Cavallo, rivela il grande amore di Mia Martini verso questo brano, dove i riferimenti ancestrali alla terra sono pervasi di una sottile spiritualità, soprattutto in quella piazza piena di uomini e di canti di chiesa del ‘Corpus Domini’, a sentirsi vivi nei mattini pieni e stare ad occhi chiusi.

E spazio doveroso per “Versilia” di Giancarlo Bigazzi: ‘E' un gioco, spiega Mimì, gli autori, che vengono dalla Versilia e amano questo posto, fanno riferimento a queste milanesi stese al sole sugli asciugamani, su questa spiaggia della Versilia e raccontano la storia come quella degli indiani che vanno all'assalto di questo "Forte Alamo dei Marmi". E' abbastanza divertente il testo, anche se non molto impegnativo. La musica e gli arrangiamenti sono interessantissimi, con questa fusione di elettronico e computer con all'opposto molti strumenti acustici. L'orchestra ad archi acustica insieme a delle tastiere computerizzate, batteria elettronica insieme a batteria vera, per cui i suoni risultano abbastanza accattivanti.’

Maurizio Fabrizio, un altro dei suoi compagni di viaggio preferiti, firma la struggente “Un altro atlantico”, brano scritto con Maurizio Piccoli e presentato più volte in vari passaggi tv, dopo la raffinata partecipazione e il Premio della Critica ottenuto al Festival di Sanremo 1990 con “La nevicata del ‘56’.

Sua è anche “Il colore tuo”, con il testo poetico di Bruno Lauzi, e la suggestiva “Notturno”: Adoro questo brano, dirà Mimì, perché parla della visione della vita che ha una persona che ha superato la fase della giovinezza, per cui l’esistenza non è fatta più di sogni, ma comincia ad avere i colori umidi dell’autunno e allora si vorrebbero liberare i pensieri …c’è tempo domani per questa vita mia e domani, domani che cosa vuoi che sia adesso…’.

Da “Martini Mia” del 1989 sono tratte “Spegni la testa”, composta dalla stessa Martini durante il periodo del black out, dopo la morte della sua cagnetta adorata Movie, proprio come antidoto a questo grande dolore, “Formalità” di Franca Evangelisti e la ritmata “Strade che non si inventeranno mai da sole” di Enzo Gragnaniello, che le regala, l’anno successivo, la delicata ed intimista “Stringi di più”.

Singolare ed originale il remake di “Chica chica bum” in una veste insolita per lei, che fa ironicamente il verso a Carmen Miranda, l’interprete originaria. Esiste anche un mix realizzato di questo brano ancora inedito, molto richiesto e quotato a livello collezionistico. E la stessa Mimì a dire a Rai Stereo Due :‘il disco è rimasto nei magazzini, perché hanno ricevuto ordini precisi da me, perché io mi sono lasciata trasportare da questo gioco con il mio amico Claudio Belfiore, ci siamo divertiti a fare questo pezzo insieme e i miei produttori hanno pensato che poteva diventare un ottimo mix, così si dice? Io non sono molto pratica di queste cose e ho detto: va bè, lasciamo fare a chi è il genio del mix perché io faccio musica acustica da anni, per cui non so proprio di che mondo si tratti e così hanno fatto questa cosa. Dopodiché, mi hanno fatto sentire il missaggio e sono quasi svenuta, ho bloccato il mix perché mi vergognavo di questa cosa orrenda.’

Chiudono la raccolta tre inediti pubblicati dopo la sua scomparsa: “Meglio sì, meglio se” di Massimo Guantini e Maurizio Piccoli del 1976, che nell’inciso ricorda “Meglio libera” di Loredana Bertè.

Segue una bellissima ballata notturna ‘Sos verso il blu’: ‘un’auto ferma in città, fuori le stelle, la radio accesa e, fra notizie di guerra o sul tempo, qualcuno che parla e cerca amore’. La malinconica e quasi rassegnata voce di Mimì vorrebbe rispondere ma ‘già sento che il tempo sta consumando il segnale che già stai aspettando da me…forse ti arriverà ma quando…

’Ho conosciuto Mimì, dichiara l’arrangiatore del brano Luigi Montagna, nel lontano 1975 a casa di Antonio Coggio, produttore di Claudio Baglioni, lei ebbe il modo di sentire le mie canzoni e Coggio, il giorno dopo, mi convocò in rca e cominciò la mia carriera musicale; quindi se lei portava sfiga (come dicevano tanti) a me ha portato solo fortuna. Molti anni dopo, Giovanni Sanjust mi propone di arrangiare un suo inedito “Sos verso il blu", dopo la sua scomparsa. Ho lavorato tutta la notte e verso le 4,30 del mattino cominciai a parlarci come se stesse li con me in studio. Le ho chiesto:ti piacciono questi archi?....e all'improvviso ho sentito squillare il telefono....ovviamente non rispose nessuno, ho avuto un brivido sulla schiena e interpretai questo come un suo assenso. Il mio arrangiamento fu scelto dalla casa discografica come il migliore....e la cosa mi riempi di soddisfazione e anche Luigi Lopez, uno degli autori, ne fu inorgoglito’.

Chiude la trilogia “Col tempo imparerò”, un capolavoro interpretativo dalla forte valenza autobiografica. E’ infatti dedicato a un amore mai risolto, ‘a un qualcuno che le ha rubato il tempo e le carezze e il rimpianto vero è per quel figlio che tu non hai voluto avere mai’. Parole piuttosto dure e forse proprio per questo Mimì ha deciso allora di non inserirlo, per non ferire nessuno.

Antonello De Sanctis, autore del testo, descrive alcuni particolari legati al brano, nel suo libro “Non ho mai scritto per Celentano”: ‘Ci ritrovammo, dopo circa venti anni. Riflettevo, nel guardarla, su quanto fosse diversa dalla ragazza hippie che avevo conosciuto ai tempi di “Padre davvero”, dall’amica che si era confidata con me su una stradina persa nel verde ai margini della Rca, o dal mito che aveva saputo mandare il pubblico in delirio duettando con Charles Aznavour sulle assi dell’Olympia di Parigi. Le feci leggere un mio nuovo testo che s’intitolava “Col tempo imparerò” e lei si commosse.Tu sei una spia, sorrise restituendomi finalmente lo sguardo e aggiunse: Gli anni che mi hanno tolto li ho impiegati per crescere, non cerco vendette, spero solo che tutto questo tempo sia servito per meditare a chi ha voluto ferirmi e, anche se mi porto ancora addosso le cicatrici di una crudeltà stupida, non sento più male, credimi! Non ci saremmo più visti e la canzone uscì, postuma, nel ’96. A volte penso che quest’artista immensa ha aperto e chiuso la sua carriera con due mie composizioni. Una coincidenza che mi ha sempre fatto meditare.’




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