ARTE E CULTURA
Articolo

Ipnosi e poesia sono la stessa cosa?

26/09/12

Un articolo un po’anticonvenzionale, in cui analizzo le soprendenti analogie tra il linguaggio poetico e quello ipnotico. Omero, Virgilio, Shakespeare, Neruda, Pessoa… tutti (in)consapevolmente ipnotisti?

Il titolo di questo articolo non vuole essere provocatorio, anzi. Non potrebbe essere più serio. Davvero: avete mai pensato a che cosa sia la poesia? Ci viene in aiuto la efficace definizione di Wikipedia:

La poesia è l’arte di usare, per trasmettere un messaggio, il significato semantico delle parole insieme al suono e il ritmo che queste imprimono alle frasi; la poesia ha quindi in sé alcune qualità della musica e riesce a trasmettere emozioni e stati d’animo in maniera più evocativa e potente di quanto faccia la prosa.

L’articolo di Wikpedia illustra che il significato è solo una parte della comunicazione che avviene quando si legge o si ascolta una poesia; l’altra parte non è verbale, ma emotiva. La poesia, quindi, va oltre la semplice decodifica del linguaggio e la sua interpretazione letterale da parte della mente cosciente (o mente critica), ma riesce a evocare una reazione da parte della mente subcosciente (o mente emotiva)*. Tale effetto avviene anche attraverso il ritmo, la cadenza con cui le parole si susseguono. Nella poesia è lecito che la sintassi e persino la logica vengano sovvertite, spesso a tutto vantaggio delle emozioni evocate. Lo stesso vale per il ricorso a immagini astratte o incongruenze tra elementi nella stessa frase. Leggiamo un esempio.

Il silenzio

Esiste qualcosa di più grande e più puro
rispetto a ciò che la bocca pronuncia.
Il silenzio illumina l’anima,
sussurra ai cuori e li unisce.
Il silenzio ci porta lontano da noi stessi,
ci fa veleggiare
nel firmamento dello spirito,
ci avvicina la cielo;
ci fa sentire che il corpo
è nulla più che una prigione,
e questo mondo è un luogo d’esilio.

K. Gibran (da “Le ali spezzate”)

Questo incantevole brano, nonostante si tratti di una traduzione, emana uno strano potere, tipico della vera poesia. In qualche modo il testo abbraccia il lettore, lo induce a soffermarsi più volte su un particolare passo, lo invoglia a rileggerlo. In alcuni momenti la mente ondeggia, vacilla, perde i riferimenti. Difficile, per un ipnotista, non cogliere delle analogie con un leggero stato di trance. Come mai?

Proviamo ad analizzare il testo di Gibran. Molte parole tra quelle scelte da Gibran sono “sensoriali”, ovvero evocano una sensazione: silenzio (uditiva), illumina (visiva), sussurra (uditiva), sentire (uditiva, tattile o intellettiva). Utilizzare un linguaggio ricco di parole sensoriali è uno dei capisaldi del linguaggio “ipnotico” e della PNL. Andiamo avanti. Il testo è ricco di “affermazioni universali”. Nel gergo dell’ipnosi conversazionale, le affermazioni universali sono quelle espressioni che includono genericamente un “tutto” o un “nulla”. Ciò, nulla, mondo sono affermazioni universali che, secondo le teorie di ipnosi conversazionale, inducono una lieve trance in quanto la mente cerca invano di attribuire loro un significato definito. Lo stesso avviene con i soggetti astratti, le incongruenze e le metafore. Il silenzio (soggetto astratto, non immaginabile in quanto assenza di una percezione uditiva) è artefice di una serie di azioni del tutto incompatibili con la sua natura astratta: illumina l’anima (altro soggetto astratto); sussurra ai cuori; ci porta lontano da noi stessi (altra incongruenza); ci fa veleggiare nel firmamento dello spirito (soggetto astratto, ma con una connotazione visiva molto suggestiva); ci avvicina al cielo; ci fa sentire che il corpo eccetera. Infine, ultima chicca che pare uscita da un manuale di ipnosi conversazionale, troviamo il ricorso ad una falsa comparazione, ovvero un paragone senza termine di paragone. Si tratta proprio dell’incipit della poesia: “Esiste qualcosa di più grande e più puro rispetto a ciò che la bocca pronuncia”. Ciò che la bocca pronuncia sono le parole; il fatto che il silenzio sia più grande e più puro di esse è una falsa comparazione in quanto la grandezza e la purezza non sono attributi delle parole. Sarebbe come dire che una fragola è molto più rossa di uno squillo di tromba.

Qual è il meccanismo su cui si basano gli artifici linguistici che abbiamo esaminato? E’ molto semplice: per un motivo o per l’altro sono difficili da immaginare e la mente va in “loop” nel tentativo di attribuire loro un significato coerente. E’ esattamente il trucco su cui si basa l’ipnosi conversazionale (per inciso, quella “inventata” dal grande psicoterapeuta e ipnotista Milton Erickson): tale è la confusione mentale generata dai soggetti astratti, dalle ambiguità, dalle false comparazioni, eccetera, che si può sfruttare l’empasse per inviare istruzioni alla mente subcosciente.

Infine, un notevole punto di contatto tra poesia e ipnosi è la cadenza. Il linguaggio ipnotico è celebre per essere cantilenante, ritmico. La cadenza avvicina il linguaggio alla musica e la musica è un altro formidabile mezzo in grado di evocare emozioni e di parlare alla mente subcosciente. Ma questa è un’altra storia.

www.fluidomagnetico.it

* Amo ricordare che la suddivisione tra “mente cosciente” e “mente subcosciente” è una semplificazione non corrispondente alla reale struttura dei meccanismi mentali; tuttavia questa schematizzazione continua a essere in voga sia perché è ormai parte integrante del gergo (soprattutto tra ipnotisti), sia perché comunque coerente con i fenomeni che spiega.



Licenza di distribuzione:
INFORMAZIONI SULLA PUBBLICAZIONE
Autoipnosi.org
Responsabile account:
Simona Pizzi (Responsabile pubblicazioni)
Contatti e maggiori informazioni
Vedi altre pubblicazioni di questo utente
RSS di questo utente
© Pensi che questo testo violi qualche norma sul copyright, contenga abusi di qualche tipo? Contatta il responsabile o Leggi come procedere