ARTE E CULTURA
Comunicato Stampa

Isabella Nurigiani ed i suoi marmi

03/10/11

L'8 di ottobre la Galleria d'arte Contemporanea "Milluminalistinto" di via Angelo Brunetti a Roma presenta la scultrice Isabella Nuriggiani

A Roma, in via Angelo Brunetti,56 espone alla "Milluminalistinto" dall'8 c.m. fino al 25 la scultrice di origine bulgara Isabella Nurigiani.
Personalmente l'ho conosciuta per i suoi lavori "ritmici e musicali" per lo più ispirati alle "geometrie" della matematica con i suoi angoli e piani, con le forze tangenziali delle tante coincidenze materiche della forma che, liberandosi dalla "rigidità d'un calcolo", esaltavano i ritmi della musica e i suoi tempi in chiave. Gli spazi del "movimento" scultoreo apparivano in un contesto allusivo i ritmi del'"un, due,tre" adoperati nelle coreografie d'un balletto immaginario. I materiali, ferro, pietra, marmo, ceramica, erano tutti ben educati e con-formi all'emozione nell'impiego alle opere ispiratrici. In altre parole era un'artista che mi aveva più che convinto.
Oggi la ritrovo maturata (nell'arte si matura giorno dopo giorno), la sorprendo compositrice di nuove eleganze "sottratte" ad uno spazio immaginario e fantastico che ci circonda come una vita parallela, a mio avviso sicuramente reale. Nella mostra di via Brunetti è di scena il Marmo, il copione è coerente all'inconfutabile e riconoscibile stile dell'autrice anche se più incisivo, più leggibile e sentito. Non sono molto daccordo con il testo retorico e scolastico di Dario Evola che tra l'altro scrive:

"Un giorno finalmente le sculture abbandonarono il piedistallo e se ne andarono libere fra la gente. Libere anche di non andare da nessuna parte. Così le sculture di Isabella Nurgiani sono forme pensieri, pensieri di forma. Forme poetiche progettate che hanno preso una strada, una piega.
Un progetto deve scendere dal piedistallo per poter vivere. Un progetto, come una forma artistica, è un rapporto a due: pieno e vuoto. Il pieno non è mai fermo, è in divenire, il vuoto non è assenza ma spazio dell’energia, pieno del movimento."

Ritengo che il successo di Isabella Nurigiani è nel semplice fatto che lei stessa è scesa da quel presunto piedistallo che spesso "eleva" a superiore la comune moltalità dell'attore (attore come autore) che svilisce la sacralità del proprio operato con l'anteporre sè stesso all'opera stessa. Che poi l'opera vada e vaga nel mondo pagano, colto od incolto che sia, nulla si aggiunge alla serietà ed al valore del "fare", quando questi è genuino e credibile.
Infine, il pieno ed il vuoto, sono concetti contestabili se non addirittura identici e soggettivi. Troppo spesso nell'arte contemporanea certi "pieni" non sono altro che contenitori di vuoto e di nullità.

Michele Greco

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