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L-acetil-carnitina (LAC) e fibromialgia

Quando parliamo di fibromialgia facciamo riferimento ad una condizione provocante dolore e tensione diffusa su molte aree del corpo, accompagnata da stanchezza ingiustificata.

FotoIl dolore cronico è stato riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come uno dei maggiori problemi mondiali di salute pubblica in generale, in quanto interessa tutte le fasce di età con una maggiore prevalenza nelle donne. In Italia colpisce una persona su 5, il 21,7 per cento della popolazione, e una persona su 4 ne soffre in media per 7 anni.

La malattia ha conseguenze invalidanti dal punto di vista fisico, psichico e socio relazionale.

Il 90 per cento dei casi è trattabile e curabile, eppure ancora oggi ben il 40 per cento delle persone con dolore cronico non è a conoscenza delle cure disponibili.

Trascorrono, inoltre, circa due anni tra l’esordio e il primo accesso medico e i tempi per ricevere una diagnosi corretta sono superiori ai cinque anni.

La L-acetil-carnitina (LAC) è una molecola endogena che non solo svolge un ruolo nel metabolico energetico, ma ha anche proprietà antiossidanti, protegge dallo stress ossidativo, modula i neurotrasmettitori a livello cerebrale come acetilcolina, serotonina e dopamina, e agisce sui fattori neurotrofici, importanti per l’apprendimento, la memoria e la salute del cervello.

Una recente ricerca, pubblicata su Pharmacological Research, tutta italiana, spiega i meccanismi attraverso i quali agirebbe questa molecola e su quali patologie (depressione, malattie neurodegenerative, dolore neuropatico, fibromialgia etc) potrebbe essere utile.

Lo scopo di questa revisione narrativa è stato quello di riassumere le prove attuali riguardanti l'uso della acetil-carnitina in pazienti con dolore cronico e disturbi cognitivi e dell'umore, e indagare sul razionale alla base del suo uso in pazienti con sindrome fibromialgica, che è caratterizzata da cambiamenti che aumentano la sensibilità del sistema nervoso al dolore.

La ricerca è stata scritta dai ricercatori della Unità di Reumatologia della ASST Fatebenefratelli Luigi Sacco Ospedale Universitario di Milano e dal Dipartimento di Biotecnologie Mediche e Medicina Molecolare dell’Università degli Studi di Milano.

"Abbiamo rivisitato il ruolo farmacologico dell' acetil-carnitina nel trattamento di diverse condizioni patologiche con particolare riferimento al dolore cronico.
In questo ambito, nuovi meccanismi di tipo epigenetico sono stati messi in luce in questi ultimi anni, sottolineando il ruolo della L-acetil-carnitina nella regolazione di un recettore per il glutammato.
Poiché tale meccanismo potrebbe essere utile anche per il trattamento dei sintomi depressivi che accompagnano la fibromialgia, la L-acetil-carnitina potrebbe essere un interessante molecola sia per controllare i fenomeni algici correlati alla sensibilizzazione che gli aspetti depressivi della fibromialgia" evidenzia il prof. Diego Fornasari, autore del lavoro e Professore di Farmacologia all’Università di Milano.

Tale molecola è autorizzata solo come integratore alimentare in alcuni paesi, mentre altri ne hanno approvato l'uso come farmaco (principalmente per il trattamento delle neuropatie periferiche) in quanto ben tollerato e con scarsi effetti collaterali.

Inoltre, la scoperta di molteplici nuovi meccanismi d'azione ha suscitato crescente interesse nel suo potenziale uso terapeutico.

La L-acetil-carnitina è attualmente considerata promettente nel trattamento delle malattie neurodegenerative, encefalopatie tossiche e forme neuropatiche di dolore e disturbi dell'umore.

L'omeostasi della carnitina nell'uomo è mantenuta dall'acquisizione alimentare di carnitina da alimenti prevalentemente di origine animale come carne rossa, pollo, pesce e latticini, e dalla biosintesi endogena della carnitina, e dall’efficiente riassorbimento renale.

La carnitina è un derivato amminoacidico la cui funzione principale è quella di trasportare gli acidi grassi nel mitocondrio della cellula.

I mitocondri sono gli organuli responsabili della produzione di energia necessaria alla cellula per crescere e riprodursi. Queste reazioni, che nel loro insieme costituiscono il processo di "respirazione cellulare", comportano il consumo di ossigeno e la produzione di anidride carbonica.

"Questo studio è un punto di riferimento per quello che la letteratura ci dice riguardo alla L-acetil-carnitina; si tratta di una sostanza che agisce secondo vari meccanismi d’azione, il più noto è quello che consente un recupero energetico che viene sfruttato oltre che in analgesia e contro la depressione anche in alcune patologie da sensibilizzazione centrale. Queste sono le patologie accompagnate da dolore come la sindrome fibromialgica" precisa il prof. Piercarlo Sarzi Puttini, Ordinario di Reumatologia, Università degli Studi di Milano, Dipartimento di Scienze Biomediche e Cliniche L. Sacco Milano.

I primi studi sulla acetil-carnitina si sono concentrati principalmente sulle sue proprietà antiossidanti, e più recenti studi hanno confermato che la sua somministrazione migliora significativamente lo stato ossidativo nell’uomo.

Questi risultati sono stati spiegati da una varietà di meccanismi.

Altri meccanismi responsabili dell'azione antiossidante attività della acetil-carnitina sono i suoi effetti protettivi sul funzionamento mitocondriale, la sua stimolazione di meccanismi di difesa degli antiossidanti cellulari endogeni e la sua induzione della biogenesi dei mitocondri nei tessuti.

La L-acetil-carnitina ha un ampio spettro di effetti farmacologici che interessano principalmente il sistema nervoso.

È neuroprotettiva e neurotrofica, modula la produzione e l'attività dei neurotrasmettitori, regola la funzione neuronale, protegge dai radicali liberi, potenzia la capacità antiossidante cellulare e ripara, ripristina e stabilizza l'attività mitocondriale, il tutto con effetti collaterali minimi se correttamente dosato.

Alcuni dati raccolti da studi in vivo e in vitro suggerirebbero che l' acetil-carnitina potrebbe essere un interessante farmaco per il trattamento dell'Alzheimer e di altre malattie neurodegenerative agendo sull’attività dell’acetilcolina.
Una meta-analisi di studi in doppio cieco, controllati con placebo, suggerisce che gli integratori di acetil-L-carnitina possono migliorare la funzione mentale e ridurre il deterioramento cognitivo negli anziani con deficit cognitivo lieve e morbo di Alzheimer (1).
Secondo uno studio su 23 pazienti con malattia di Alzheimer resistente ai farmaci, l’acetil-carnitina può anche aumentare l’efficacia dei farmaci standard, come il donepezil e la rivastigmina (2).

Potrebbe agire anche come antidepressivo grazie agli effetti sulla neuroplasticità e sulle funzioni di neurotrosmissione e neurorecezione.

Esistono studi preclinici che mostrano la sua efficacia nel dolore neuropatico e nel dolore in particolare modo nella sindrome fibromialgica (FMS).
La fibromialgia è una sindrome complessa che si manifesta con dolore muscolare, affaticamento e problemi di umore (3).
In uno studio, 102 persone con fibromialgia che hanno assunto acetil L-carnitina hanno registrato miglioramenti significativi nei tenderness point, nei punteggi del dolore, nei sintomi della depressione e nel dolore muscoloscheletrico (4).
Nello studio, i partecipanti avevano assunto 2.500 mg di ALC al giorno, più un’iniezione intramuscolare di 500 mg di ALC per 2 settimane, seguiti da tre capsule da 500 mg al giorno per 8 settimane.
Uno studio più recente ha indicato che l’acetil carnitina può ridurre il dolore e la depressione nelle persone con fibromialgia, con un’efficacia simile al farmaco duloxetina (5).

Potrebbe essere utile nel trattamento del dolore neuropatico per le sue attività neurotrofiche e analgesiche (principalmente a causa di cambiamenti epigenetici) che portano a effetti a lungo termine in modelli sperimentali di dolore infiammatorio cronico e neuropatico riducendo il dolore e le ricadute.

La L-acetil-carnitina induce all'analgesia (senza dolore) e prevenendo la sensibilizzazione spinale.

Numerosi studi sull'uomo hanno evidenziato gli effetti positivi nelle malattie caratterizzate da neuropatia e dolore neuropatico.

Il suo complesso meccanismo d'azione consente un'azione immediata (cioè più rapida degli antidepressivi convenzionali) e di lunga durata (cioè dopo l'interruzione del trattamento).

È interessante notare che tutti i disturbi su cui agisce la L-acetil-carnitina sono alla base della complessa sintomatologia ed eziopatogenesi della sindrome fibromialgica, una malattia per la quale non esiste ancora uno standard ampiamente accettato o gold standard di trattamento.

La somministrazione di L-acetil-carnitina può avvantaggiare i pazienti FMS in vari domini:
1) Può proteggere i pazienti FMS dallo stress ossidativo e dalla produzione di marcatori dell’infiammazione.
2) Pazienti FMS, specialmente quelli con sintomi depressivi importanti e alterazioni dell'umore, possono beneficiare dei suoi effetti neuroprotettivi e antidepressivi.
3) Le disfunzioni cognitive nei pazienti FMS possono essere migliorate dall’integrazione con L-acetil-carnitina.
4) La L-acetil-carnitina può migliorare i sintomi e la densità delle fibre nervose nei pazienti FMS con neuropatia delle piccole fibre.

Inoltre, recenti studi clinici controllati hanno dimostrato che LAC migliora la fatica in pazienti con vari disturbi medici.

"Nella sindrome fibromialgica, la L-acetil-carnitina può favorire in più modi la risoluzione dei sintomi in particolare tramite l’azione energetica, l’azione antidepressiva e analgesica. L’altro grande vantaggio della L-acetil-carnitina è che può essere aggiunto ad altre terapie.

La sindrome fibromialgia, infatti, è una patologia relativamente semplice nella diagnosi ma molto difficile da curare perché non abbiamo molecole in grado di risolvere il problema; l' acetil-carnitina è una molecola aggiuntiva che possiamo inserire in una terapia combinata, per esempio con antidepressivi o anticonvulsivanti o analgesici, per avere un risultato migliore.

I dati che abbiamo dalla letteratura ci confermano che il farmaco funziona verso placebo e anche in studi randomizzati e controllati per cui il nostro prossimo obiettivo sarà quello di raccogliere uno studio osservazionale anche per tempi prolungati per vedere se l’effetto persiste ed è significativo" conclude Sarzi Puttini.

Sebbene siano stati pubblicati solo pochi studi clinici, ma i meccanismi d'azione dell' acetil carnitina possono aiutare a invertire i meccanismi che perpetuano il dolore neuropatico.

I risultati descritti sembrano abbastanza incoraggianti, ma va ricordato che molti degli studi sono molto vecchi e l'affidabilità dei risultati può essere influenzata dalla diversa diagnostica.

Fonte: “Dolore cronico, quale ruolo per la L-acetil-carnitina?”, PHARMASTAR
Tratto da: https://www.pharmastar.it/news//dolore/dolore-cronico-quale-ruolo-per-la-l-acetil-carnitina-36564

Bibliografia:
1. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/12598816/
2. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/12841930/
3. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3503476/
4. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/17543140/
5. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/25786048/
6.Sarzi-Puttini P. et al. Acetyl-L-carnitine in chronic pain: A narrative review. Pharmacol Res. 2021 Sep 7;173:105874. doi: 10.1016/j.phrs.2021.105874.



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