ARTE E CULTURA
Comunicato Stampa

L’arte digitale di Letizia Caiazzo approda nelle prestigiose sale del Conca Park Hotel di Sorrento

03/10/10

Dopo i successi delle mostre personali presso la Sala dei Francesi nel Castello Medievale di Agropoli ad agosto, e il Chiostro di San Francesco a Sorrento nel mese di settembre, ecco l’arte digitale di Letizia Caiazzo approdare al Conca Park Hotel di Sorrento dal 9 al 31 ottobre 2010.

EVENTI D’ARTE CONTEMPORANEA
LETIZIA CAIAZZO
AVATAR,ORACOLI e VISIONI
a cura della critica d’arte : dott.ssa Antonella Nigro
performances a cura :Associazione Dance Studio : coreografie e testi di Raffaella Pandolfi
voce narrante : Rossella Castellano
persicoree : Imma Ferola , Silvana Gargiulo
Dopo i successi delle mostre personali presso la Sala dei Francesi nel Castello Medievale di Agropoli ad agosto, il Chiostro di San Francesco a Sorrento nel mese di settembre, ecco l’arte digitale di Letizia Caiazzo approdare nelle prestigiose sale del Conca Park Hotel di Sorrento dal 9 al 31 ottobre 2010. Durante il vernissage, fissato per sabato 9 ottobre alle ore 20.00, sarà possibile assistere alla performance danzata a cura dell’Associazione Dance Studio, su coreografie di Raffaella Pandolfi, completamente incentrata sulle varie sfaccettature del femminile racchiuse nel concetto di tempo. La mostra personale dal titolo “Avatar, Oracoli e Visioni” a cura di Antonella Nigro, prevede un percorso affascinante e variegato nel quale l’artista dimostrerà in che modo poter indagare tematiche a lei particolarmente care quali la donna, il viaggio, la danza, attraverso tecnologie digitali applicate alla realizzazione di opere d’arte.

Inaugurazione : 9 ottobre 2010 ore 20,00
La mostra,con ingresso libero è visitabile tutti i giorni con i seguenti orari : 10.00 – 22.00

Per informazioni tel.081 8071621 – 3343551927- …….
Avatar, Oracoli e Visioni
di Antonella Nigro
L’Arte Digitale proposta da Letizia Caiazzo è poetica, introspettiva, onirica: software e mouse divengono gli strumenti più consoni all’artista per visualizzare la concezione di un’opera interamente ispirata all’immaginazione, alla creatività, al sogno. Attraverso versioni elettroniche di pennelli e tavolozze, l’artista produce immagini non ottenibili attraverso i convenzionali strumenti fotografici, ne risulta, che esse appaiono come “inconsistenti realtà”. Questo ossimoro è alla base del fascino delle tele digitali di Letizia Caiazzo. La genesi dell’opera ha come fondamento sempre il contingente reale che, solo successivamente, è sublimato in visione. Concepita, dunque, come visione l’immagine comunica più significati, travalicando, inevitabilmente, la pura oggettività.
Un’alternanza iconografica divide le opere con soggetto in posa da quelle con soggetto in movimento, ove elemento comune è la plasticità. A tale proposito la predilezione nel ritrarre danzatori in performance, conferma l’attenzione che l’artista pone nell’indagine sia del moto che del concetto di poesia figurativa. Leggerezza e leggiadria non sono le uniche prerogative della danza che l’artista intende evidenziare, ma anche e soprattutto la passione che pervade tale arte. Ecco, dunque, la seduzione del flamenco e la malìa del tango. La tensione al dato emotivo-passionale, è anche la spinta all’indagine dell’eros come condivisione e appartenenza l’uno all’altra: gli amanti rubano i propri baci fondendosi indissolubilmente nell’abbraccio dei corpi e dei colori, bloccati eternamente nell’attimo infinitesimale del pixel.
Più che nella originale evoluzione degli effetti grafici e cromatici dell’arte digitale, il dato onirico è riscontrabile nella scelta di alcune tematiche ricorrenti: porte, cancelli e finestre di centri storici proposti come unici protagonisti della tela o in attenti close-up. Tali soggetti trasmettono silenzi, apparentemente luoghi della memoria, in realtà metafore, ingressi veri e propri a mondi interiori. Su queste soglie l’osservatore sosta per poco, poiché, invisibili, ancestrali oracoli, lo guidano in spazi sconosciuti. Non a caso, tematica cara all’artista è la partenza, il viaggio, tormentata e invitta voglia di conoscenza trafitta di nostalgia.
Nell’elaborazione del ritratto l’artista si sofferma sulla sua scomposizione e moltiplicazione, procedimento estetico e coloristico rivolto da un lato all’equilibrio e alla bellezza formale – compositiva dell’opera, dall’altro allo studio del dettaglio somatico quale portatore di una storia, di una soluzione al mistero dei sentimenti, dell’uomo, della vita. Sempre, iconograficamente, un vortice di colori accarezza e imprigiona l’osservatore, ammaliando attraverso un’ immagine nuova, figlia della tecnologia e del sogno, mai disgiunta dalle emozioni.
A volte, un gatto nero, compare tra gli spazi, gli oggetti e i soggetti ritratti, avatar curioso e lesto, firma ironica e simbolica dell’artista, un po’ strega, un po’ fata, padrona di nuove, ignote e straordinarie alchimie digitali.




Io, che ho il privilegio di abitare appena un piano al di sotto di lei, ne
conosco la figura da tempo, la persona da poco, l'artista da pochissimo. Eppure
mi è bastato un occhio per non giudicare ciò che va solamente guardato e, se
possibile, visto e in qualche modo interpretato. Si guarda subito la nostra
mente - colta a soffermarsi per contemplare qualcosa di remoto ma icasticamente
presente, sempre presente. Ci si stupisce delle sfumature molto ben indovinate,
delle cromie passeggere e volitive, quasi materiche, ma in quanto nostre e non
rappresentate da noi, ma da mano altra. Si ha anche l'impressione che "ci sia
qualcosa dietro", che ci sia qualcosa di nascosto, eppure non impossibile da
leggere. Si sospettano mille strade in un solo sguardo e non si sa se rimanere
troppo o troppo poco fissi come il quadro alla parete. Se, dunque, i richiami
sono sempre tanti e i riferimenti molteplici, perché queste opere ci
affascinano tanto? Me non lasciano indifferente, neppure la voce espansa di
ogni paesello o borgo o cittadina in cui l'artista ha esposto. Se estro e
fortuna bastano, il tempo non basta mai, ma tanto lavoro, posso testimoniare,
corre dietro a questa donna dalla grande tenacia e dal sogno irremovibile, il
sogno di esprimersi semplicemente libera.
Corrado Aiello


“Letizia Caiazzo”
Essere sedotti dal cromatismo e dai fascinosi effetti della digital art di Letizia Caiazzo, è fatto ormai noto, ma senza alcun dubbio il suo universo è un magico “gioco” non solo di creazioni visive ma di simbologie che nella nuova dimensione virtuale si ritrovano ad essere libere espressioni vitali, in cui l’immaginazione trova la sua completezza con la realtà.

Baciata dall’ispirazione trova la sua massima espressione nel fruttuoso connubio tra arte e tecnologia, dichiarando chiaramente la poetica di una mutevole creatura che spazia tra le diverse tecniche e soggetti, capace di sorvolare una dimensione che appartiene soltanto a chi sa ascoltare la melodia infinita del proprio sentire, con estrema eleganza e semplicità comunicativa.

Il suo linguaggio rientra in quello che potremmo definire il filone delle nuove creazioni visive, una terza dimensione plasmabile dallo slancio percettivo dell’artista stessa, un passaggio dal reale fino al raggiungimento di un opera unica e irripetibile, una tecnica quindi quella della computer art che non ha limiti esattamente come la mente di Letizia, che riesce a scatenare una vera e propria rivoluzione dell’immaginario collettivo.

Osservando le sue opere si percepisce libertà e impulsiva imprevedibilità ove tutto è possibile, un camaleonte dell'arte contemporanea, che non rifiuta il richiamo delle “origini” ma le enfatizza facendole proprie.

Esattamente come Marcel Duchamp in L.H.O.O.Q più nota come la “Gioconda con i baffi”…è così che anche la Caiazzo fa sua l’arte classica, palesandosi nelle opere: Bimbe/Insieme/La finestra/ Preghiera/La violoncellista/il vecchio e il mare,
esempi chiari di coinvolgimenti della propria sensibilità e conoscenza.

Roma, lì Agosto 2010
(C ) Emanuela Di Stefano


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