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La globalizzazione delle mafie

12/01/11

De Magistris: "serve uno scatto di dignità"

Una volta c’erano alcuni politici democristiani meridionali che sostenevano che al sud la mafia non esisteva. Lo facevano per nascondere le collusioni tra la politica e la mafia. Oggi alcuni politici della Lega sostengono che le mafie al nord non esistono. Lo fanno per celare le infiltrazioni della criminalità organizzata nell’economia, nella finanza e nella politica. Il tutto è ancor più grave se queste posizioni minimaliste sono sostenute dal ministro dell’Interno, ossia da colui che dovrebbe garantire il massimo sforzo normativo, amministrativo, economico e organizzativo nel contrasto alle mafie. Così come fu per taluni politici della Prima repubblica, così oggi anche per il nuovismo della Lega, il contrasto al crimine organizzato deve limitarsi al profilo militare. L’ossigeno delle mafie è il suo rapporto con la politica e con l’economia e da questo punto di vista non sussiste allo stato una volontà politica maggioritaria che vada in tale direzione. Anzi il potere costituito non tollera le inchieste della magistratura e della stampa che mettono a nudo le cointeressenze con il crimine organizzato di spezzoni sempre più rilevanti di istituzioni. Il Governo non ha realizzato nulla di efficace per contrastare le mafie, anzi sono state approvate norme e si stanno per approvare leggi che renderanno sempre più difficile il contrasto ad esse ad opera della magistratura e delle forze dell’ordine. Berlusconi e Maroni sono molto bravi nell’opera di maquillage propagandistico in quanto, utilizzando manipolatori di notizie, drogano i cittadini dicendo loro che gli arresti dei mafiosi e i sequestri e le confische dei beni sono merito del Governo. Falso. Sono frutto dell’indefessa e continua attività di magistratura e forze dell’ordine. Nell’epoca della Prima repubblica vi erano soprattutto rapporti collusivi tra mafia e politica, convergenze parallele, tanto che la giurisprudenza ha ricostruito la fattispecie del concorso esterno nel delitto di associazione mafiosa. Oggi, dopo la stagione della strategia militare di aggressione alle istituzioni, le mafie, utilizzando soprattutto la “politica criminale illuminata” della ‘ndrangheta, hanno scelto di “istituzionalizzarsi”, ossia di penetrare nel cuore economico-finanzario e politico-istituzionale del Paese. Si è passati anche dal concorso esterno alla partecipazione organica nel delitto di associazione mafiosa. Oggi le mafie vestono anche i panni della legalità e delle istituzioni. Si sono ramificate in profondità come un cancro che rischia di mandare in metastasi la democrazia. Hanno loro diretti rappresentanti in Parlamento per votare leggi di “interesse” per le mafie; nel Governo per perseguire i loro affari illeciti; in luoghi nevralgici della pubblica amministrazione. Hanno capacità collusive, anche grazie al ruolo di poteri occulti e massonerie deviate, con esponenti della magistratura, delle forze dell’ordine e dei servizi segreti che garantiscono coperture indispensabili per la tenuta delle organizzazione mafiose. Le mafie dei colletti bianchi hanno prodotto un mutamento genetico della Repubblica: si è passati dalle deviazioni istituzionali alla normale devianza. I servitori dello Stato sono oggi dei soggetti antropologicamente diversi. Le organizzazioni mafiose sono in grado, anche in virtù delle collusioni con la politica e del consolidamento del loro essere mafia imprenditrice, di condizionare fortemente la spesa pubblica, l’iniziativa economica privata, gli investimenti commerciali, di controllare il mercato del lavoro, di assoggettare il territorio e manipolare il voto. Soggiogano coscienze e sostengono la concentrazione del potere. Si tratta di un vero e proprio collasso democratico. Le mafie italiane controllano, unitamente alle più potenti organizzazioni criminali internazionali, i più imponenti traffici internazionali di droga lucrando, annualmente, enormi somme di denaro equivalenti a vere e proprie manovre finanziarie. Il riciclaggio del denaro sporco avviene, a livello internazionale, attraverso circuiti bancari e transazioni finanziarie, con l’utilizzo in attività economiche apparentemente lecite, con la costituzione di società nei paesi off shore. La mafia è imprenditrice, nel senso che opera laddove c’è possibilità di trarre profitto: edilizia, ambiente, lavori pubblici, sanità, formazione, informatica, attività sportive, ovunque ci siano beni suscettibili di valutazione economica. Le mafie si infilano nelle emergenze ambientali, nelle calamità naturali, pronte a gestire lo stato di eccezione che si fa regola ordinaria. Mentre in Italia c’è chi confina falsamente le mafie a livello localistico, teorizzando una loro marginalizzazione, nelle istituzioni internazionali e in Europa, in particolare, si deve condurre un’articolata attività di contrasto contro la globalizzazione delle mafie. Le mafie si possono sconfiggere solo se si mette in campo una grande rivoluzione culturale e morale e, quindi, un’opera di sensibilizzazione senza precedenti a livello internazionale. Si deve illustrare con chiarezza e determinazione il grave pericolo concreto di infiltrazione delle mafie anche all’interno di istituzioni internazionali. Fondamentale diviene la cooperazione internazionale tra gli stati e le istituzioni transnazionali. Bisogna scongiurare l’approvazione di normative che legalizzano talune condotte illecite delle organizzazioni criminali a livello internazionale, come ad esempio lo scudo fiscale, approvato dalla maggioranza parlamentare, che introduce il “riciclaggio di Stato” con garanzia di anonimato nelle transazioni. Si deve istituire al più presto il procuratore europeo in modo da utilizzare una magistratura nell’Unione in grado di coordinare gli uffici dei pubblici ministeri dei vari Stati e svolgere investigazioni direttamente. Prevedere l’introduzione, a livello internazionale, del delitto di associazione mafiosa come fattispecie autonoma; l’istituzione presso il Parlamento europeo di una commissione d’inchiesta sul fenomeno delle mafie, l’adozione di un testo unico normativo europeo anticorruzione e antimafia, l’estensione di sequestri e confische di beni di mafiosi nel territorio dell’Unione. Fondamentale diviene spezzare il legame tra gestione illegale della spesa pubblica e crimine organizzato e in questo settore rilevante è il ruolo dell’OLAF, l’ufficio antifrode dell’Unione. La penetrazione delle mafie nel controllo del denaro pubblico ha rafforzato enormemente la sua capacità di entrare in contatto con la politica, le istituzioni, l’impresa e il mondo delle professioni. E’ così nata la borghesia mafiosa. Ceti dominanti che, proseguendo a braccetto con le mafie dei colletti bianchi, detengono il potere in intere aree del territorio nazionale. Un ruolo determinante di collante tra mafie di tipo tradizionale e le deviazioni nella politica, nell’impresa e nelle istituzioni lo hanno i poteri occulti, spesso di tipo massonico. Centrali nazionali e internazionali in cui si prendono decisioni rilevanti in settori della politica, dell’economia, della finanza e delle istituzioni, che vengono successivamente ratificate nei luoghi formalmente deputati. Circuiti ristretti in cui si decidono leggi che vengono, poi, votate nelle assemblee legislative; in cui si scelgono linee di politica governativa poi adottate dagli esecutivi; in cui si mettono in campo azioni tese a neutralizzare tutti coloro che si mettono, in modo democratico, di traverso al disegno di occupazione delle istituzioni per finalità privatistiche. Le mafie sono contro la globalizzazione dei diritti e a favore della concentrazione del potere. Sono contro il socialismo e il liberalismo; non vogliono diritti e libertà. La cooperazione allo sviluppo è contro le mafie che sostengono la cooperazione fatta di opere pubbliche inutili e costose. Le mafie sono contro lo sviluppo economico compatibile con l’ambiente e a favore del ponte sullo stretto che serve a mettere in comunicazione affaristica cosa nostra e ‘ndrangheta. Le mafie sostengono i progetti autoritari che distruggono lo Stato di diritto; vogliono il potere assumendo il volto delle istituzioni. Solo una grande stagione di mobilitazione civile può sconfiggere la globalizzazione delle mafie.

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