La parola 'lusso' sul web: tanto amata, tanto abusata
La parola “lusso”, digitata su di un motore di ricerca, rende disponibili circa 65 milioni di risultati; e, in un mese, a livello globale, su queste evidenze risulta una concentrazione di oltre 450 mila internauti. Numeri di tutto rispetto, non c’è che dire, che lasciano pochi dubbi su come l’interesse per i prodotti di alta gamma, sia sempre in costante ascesa.
Se proviamo a digitare la parola “lusso” su di un motore di ricerca, vengono resi disponibili circa 65 milioni di risultati; e, in un mese, a livello globale, su queste evidenze risulta una concentrazione di oltre 450 mila internauti. Numeri di tutto rispetto, non c’è che dire, che lasciano pochi dubbi su come l’interesse per i prodotti di alta gamma, sia sempre in costante ascesa. L’offerta informativa è molto ampia: portali, blog e social network specializzati, ora dopo ora, riempiono la rete con articoli, discussioni e commenti; non mancano, poi, le newsletter, che provengono un po’ dappertutto. Ad alimentare tutti questi contenuti, generalmente, ci sono dei professionisti; in tal caso, il messaggio viene, quasi sempre, correttamente veicolato al lettore, che può così farsi un’idea esatta e completa su ciò che più lo interessa.
Vi è, però, l’abitudine dei media a legare il lusso a tutto ciò che raggiunge cifre medio-alte; per questo motivo, un tappeto antico, un’auto d’epoca o un raro francobollo entrano, impropriamente, nella categoria lusso. Una classificazione più corretta dovrebbe, tutt’al più, definirli come oggetti storici o, più semplicemente, di particolare pregio. I beni di lusso possiedono, invece, taluni requisiti che devono, necessariamente, essere presenti fin dal momento in cui vengono immessi sul mercato: la produzione, ad esempio, deve quantificarsi in pochi esemplari, se non addirittura unici, meglio ancora se avviene su commissione. In quest’ottica, l’assegnazione al cliente è selettiva ed il prezzo, che può essere molto elevato, oltre a rappresentare un indicatore di qualità, è da questi considerato come il congruo corrispettivo per poter godere di un’oggettiva esclusività. Riprendendo l’esempio dell’auto d’epoca è, quindi, evidente che la disponibilità iniziale (ovvero negli anni di produzione) di un determinato modello, potrebbe essere stata abbastanza alta, rendendola così accessibile ad un’ampia clientela; che sia prima entrata fuori produzione e, poi, dopo qualche decennio, diventata rara e, conseguentemente, sempre più costosa, non dà il diritto a chi ne parla, di associarla all’idea del lusso che in tal caso non sarebbe supportata dal requisito della “contemporaneità”.
È anche vero che l’interesse principale di chi scrive on line su di un determinato argomento, sia quello di catturare l’attenzione del maggior numero di lettori, ma è altrettanto vero che il cattivo uso (se non l’abuso) della parola “lusso”, possa generare confusione in chi intende informarsi. Che si arrivi, poi, ad un appiattimento di giudizio da parte dei fruitori di informazioni su argomenti così affascinanti, il passo e breve. Eppure, per scongiurare questi rischi, basterebbe poco: una maggiore onestà intellettuale da parte degli addetti ai lavori professionisti ed un accesso più selezionato, per chi si dedica all’attività “amatoriale” di commentatore